Innanzitutto una piccola comunicazione di servizio: le lunatiche approfittano del ponte per inventariare e riorganizzare i libri. Luna’sTorta sarà quindi chiusa per lavori più o meno cerebrali in corso martedì 31 ottobre e mercoledì 1 novembre.
Poi. Ci sono periodi in cui tutto torna: i pensieri che fai che si ricollegano a un film che vedi per la prima volta, che ritornano in una canzone che non conoscevi, che ritrovi sulle pagine di un libro.
Forse siamo solo cervelli un po’ schizofrenici, ma credo che a tutti sia prima o poi capitato di pensare al proprio passato come a quello di una persona diversa, o alla propria adolescenza come a una vita diversa. O ancora – un po’ alla Sliding Doors – ci si chiede cosa sarebbe successo se quel treno l’avessimo preso invece di guardarlo passare.
Cosa sarebbe successo se non avessimo aperto Luna’s, ad esempio? Questa è una domanda che noi lunatiche ci facciamo spesso. Forse saremmo bloccate, come eravamo, in lavori che non amavamo; o forse avremmo avuto il tempo di trovare un ricco fanciullo da impalmare e saremmo abbienti e ozianti. Oppure ci sarebbe capitata fra le mani un’altra Luna’s, o una cosa simile, e saremmo in ogni caso qui a farci le stesse domande.
Forse, come in un vecchio fumetto di Paperinik, esiste un universo parallelo in cui capitare risucchiati da un imbuto costruito da Archimede Pitagorico, un universo in cui in questo momento siamo perfettamente realizzati in quello che facciamo o ancora non abbiamo capito che dobbiamo fare. Paperino 2, ad esempio, ancora non lo sapeva che sarebbe diventato Paperinik 2, però tanto alla fine era lì che doveva arrivare.
(In ogni caso parliamone, quelli che disegnavano Topolino sapevano tutto, peggio di Nostradamus)
Tra tutti questi filosofeggiamenti però poi, alla fine, è qui che siamo e – a dirla tutta e a ben guardare – ci piace anche un bel po’.
Quindi poi che importa di quando ci si sveglia arrabbiati alla mattina? Alla fine che ci interessa di avere di fronte una discesa, una salita o un burrone?
Il fatto è che comunque vadano le cose rimarremo sempre affezionati a ciò che siamo, nostalgici per ciò che avremmo potuto essere e curiosi di sapere che caspita sta combinando Paperino dall’altra parte dell’imbuto.
Tutto questo per dire che è uscito 4 3 2 1 di Paul Auster (dopo se ne parla meglio), e che se avete voglia di arzigogolarvi un po’ su questi concetti avete ben 900 pagine a disposizione per farlo con goduria maxima.
Noi lo stiamo facendo, stiamo anche pensando di creare un club di A.A.C (austeriani anonimi compulsivi).
Tutto questo – oltre che molto divertente – è molto bello. A volte, a fare il libraio, succede quello che capitava a un professore di filosofia del nostro liceo, uno che non riusciva più a godersi veramente un libro di narrativa perché gli veniva spontaneo soffermersi sullo stile, i modi e le maniere non riuscendo più a farsi trasportare.
A volte, a fare il libraio, questo capita. Uno è così preso dai libri che escono, da quelli da consigliare, che si ritrova a infilare tutto in qualche categoria, ad arrivare a leggere pensando a chi quel libro potrebbe piacere.
Poi capitano a volte pagine che ti esaltano, con cui si gioca e attraverso cui si coinvolgono altre persone per giocare. E si torna ad avere l’entusiamo di un sedicenne.
Quindi parliamone: potendo riavvolgere il nastro, potendo trovare il sentiero e non il burrone, potendo dare un colpo di telefono ad Archimede chiedendogli in prestito l’imbuto, ma veramente lo faremmo?
Mamma mia, no! E poi quando ci ricapita di divertirci così?