Buongiorno, Lunatici!
Eccoci di nuovo qui a raccontarvi cosa succede sulla Luna.
Questa settimana vogliamo riflettere su una cosa che ci è balzata in mente per un accadimento che ormai è una tradizione della nostra bella Italia: il Festival di Sanremo alla sua settantatreesima edizione. Vengono i brividi al solo pensiero, o no?
Tranquilli, non ci inerpicheremo in discorsi vacui sulle mattane di Blanco, sulla letterina della Ferragni, sui capelli della Oxa, sui vestiti di questa o quell’altra bellona, sulle canzoni che sono così così, molto belle o proprio strepitose, sui megaospitoni e bla bla bla via dicendo.
Vorremmo soffermarci su un aspetto che è laterale ed è in qualche modo anche buffo e tenero. Pensateci, in fondo si tratta solo di un festival della canzone, una manifestazione canora che dovrebbe mostrare quale sia (almeno in parte) il panorama musicale italiano contemporaneo. E invece è tutt’altro. Riempie i giornali, le radio, le televisioni, internet, i social. Per una settimana l’Italia in qualche modo si fa Festival, è il Festival. Tanto che quest’anno, per la prima volta in assoluto, ha presenziato alla prima serata nientemeno che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ecco, tutto questo strombazzare su un evento che alla fin fine è un evento mondano, di colore e costume, ci ha fatto pensare a quanto in frangenti come questi l’Italia tutta sembri un gran paesone, quelli dove la gente mormora, in cui tutti sanno tutto di tutti e si sparano cattiverie, commenti e opinioni (più o meno richieste) a raffica, in un vuoto di contenuti che fa cadere le braccia.
Non è polemica, è constatazione di un dato di fatto, e forse è anche parte della nostra bellezza: il mondo intorno esplode, ma noi, da bravi, restiamo incollati a seguire le canzonette, le polemiche, l’outfit, tutto questo mondo fiorato, con spensierata gaiezza. Massì, in fondo anche in mezzo a tanto rumore la cosa buona è che tra una settimana ne verremo fuori. Solo per aspettare che la settantaquattresima edizione abbia inizio!