Buongiorno Lunatici!
Eccoci di nuovo a scrivervi la nostra letterina settimanale.
Ci scusiamo per essere mancati all’appuntamento la scorsa settimana, ma non ospitando eventi serali nel finesettimana ne abbiamo approfittato per impigrirci e prenderci una piccola pausa. In fondo siete più che informati su tutto quello che capita prossimamente sulla Luna, nevvero?
La riflessione di questa settimana parte da una sorpresa, una bella sorpresa, che proprio non ci aspettavamo, e invece…
Non è un mistero. Chi ci segue da tempo sa perfettamente quanto noi si creda e si tenga alla festa del Primo Maggio. E infatti anche quest’anno abbiamo tenuto chiuso per l’occorrenza.
La questione di partecipare alla manifestazione invece è tutto un altro paio di maniche. Nel senso. In anni passati abbiamo partecipato attivamente e gioiosamente e rumorosamente e ad alto livello emotivo al Pimo Maggio. Perché era (e ahinoi usare il passato è un fatto, non un errore grammaticale) la festa di tutti. Molto politica, certo, ma più che altro apartitica, perché davvero tutti si potevano riconoscere in lavoratori che passano la maggior parte delle loro esistenze, del loro tempo, nel luogo dove impiegano la loro opera, e questa festa quindi li riguardava da vicino.
Da un po’ di anni a questa parte invece… L’incantesimo si è spezzato. Complice la situazione intorno che ha le tinte dell’incubo, complice la strumentalizzazione politica che ne è stata fatta. Complice un meccanismo perverso che ha fatto di questa festa, agli esordi del tutto pacifica, un guazzabuglio di tafferugli e scaramucce, più o meno gravi, uno squallido inutile gioco a guardie e ladri in cui se c’è chi si diverte è ancora più triste, ma chi subisce sicuro si diverte pochissimo e magari ne esce fuori con le ossa rotte.
E poi, parlando di entusiasmo, credere in qualcosa, partecipare con convinzione ad un evento, ecco… Tutto ciò che è occorso e di cui abbiamo parlato pocanzi ha smorzato gli animi, spento anche quel debole fuocherello che magari continuava tenacemente ad ardere in qualcuno.
Dunque ieri siamo partiti alla volta della Piazza con la morte nel cuore, con un sentimento misto di impotenza e ma qualcosa lo devo fare! e le condizioni atmosferiche che chiaramente hanno acuito il malessere, il dubbio, lo spaesamento. Come Eroi moderni abbiamo pedalato nella pioggia, ci siampo inzuppati seguendo il corteo, siamo arrivati a casa a fine manifestazione praticamente da buttare. Ma in qualche modo felici. Perché nonostante la pioggia battente c’era un sacco di gente a prendere acqua con noi, perché nonostante le premesse belligeranti i vari gruppi hanno sfilato pacificamente, arrivando in piazza San Carlo senza cariche o disordini di vario genere.
Che qualcosa davvero stia cambiando? Che la gente abbia voglia di tornare in piazza nonostante il diluvio e il mal di stomaco per gli eventi attuali? Che lo voglia fare con coscienza, manifestando, riprendendo in pugno il diritto a riempire le piazze senza particolari dimostrazioni muscolose di violenza o di dissenso distruttivo?
Lo speriamo con forza. Perché non abbiamo mai avuto paura della gente, della piazza, dello scendere a manifestare. Ma la nausea sì. E forse dopo il Primo di Maggio di ieri a Torino possiamo dire di aver partecipato filalmente e di nuovo a qualcosa che ci somiglia. O almeno ci abbiamo provato. Come tutti i presenti.