Buongiorno Lunatici!
Toc toc! C’è nessuno? Ma sì, lo sappiamo che siete lì da qualche parte a leggerci! E allora eccoci con la nostra missiva settimanale. Di cose belle ne accadranno davvvero un bel po’ in queste settimane, basta scorrere la newsletter e capirete che abbiamo ragione!
A cominciare dalle tre presentazioni di libri che ospiteremo come un fuoco di fila per festeggiare anche noi il Salone Internazionale del Libro, ma sulla Luna!
E tenetevi forte e pronti, soprattutto, perché il 7 e l’8 giugno la Luna festeggerà i suoi DIECI ANNI!!! Stiamo preparando un bel festone con tanti contributi di artisti e amici che ci hanno accompagnato in tutto questo tempo. Per ora non abbiamo ancora definito i dettagli, ma voi non prendete impegni e venite a festeggiare il compleanno lunatico!
La riflessione di oggi è una riflessione velata di un po’ di pesantezza. Perché? Perché accade a tutti di ritrovarsi in periodi di accumulo. In cui tutto sembra concorrere a remare contro e le difficoltà e le noie si accalcano l’una sull’altra come un bel mucchio di vestiti abbandonati da qualche parte, sempre lì, a ricordarci che dovremmo metterli a posto, ma spesso ci manca il tempo, lo spazio, le energie, la voglia…
Oppure, cosa ancora più antipatica, ci si impegna a mettere a posto poco per volta, indumento per indumento, con cura e delicatezza ed ecco arrivare un altro mucchietto di vestiti a coprire gli altri, facendosi beffe della nostra buona volontà. Sommergendo le nostre buone intenzioni. E il suo andamento ricorda quello delle onde del mare, ad un certo momento gonfie gonfie, il momento dopo piatte piatte.
Ci sono momenti, dicevamo, in cui il cumulo ha l’aspetto incombente di una montagna e ci si può sentire sopraffatti, con la sensazione che per quanto ci applichiamo a smaltire la malloppa quella resti lì e non si abbassi di mezzo millimetro. Bene. Cosa fare? Come uscire da questo groviglio, dalla frustrazione?
Guardare il cumulo da diverse prospettive, aggirarlo, dando un calcetto alla base, smuovendo un po’ la cima, agitando questa materia apparentemente inerte. Osservarlo con attenzione per riconoscerne i vari aspetti. E poi respirare profondamente, con metodo e ritmo, magari ad occhi chiusi, per concentrarsi meglio. Quindi riprendere a riporre sistematicamente capo per capo. Come un mantra, con sistematicità e dedicando tutto il tempo necessario, ma dosando le energie. E se lo sconforto non scomparirà come per magia: lo avremo almeno trasformato in una preoccupazione gestibile, da affrontare con i proverbiali calma e sangue freddo.