Buongiorno Lunatici!
Siamo di nuovo qui a scrivervi la nostra letterina settimanale. Cominciamo come al solito con le informazioni di servizio. La prossima settimana, come noterete scorrendo la mail e arrivando alla sezione eventi, non ospiteremo le consuete serate di venerdì e sabato perché, cadendo a ridosso del 25 aprile, avevamo timore di avere poco pubblico per i nostri eventi. Vi informiamo altresì che saremo aperti normalmente tutta la settimana, dal 23 al 28 aprile, compreso il 25: niente ponte! Potrete venire come di prassi per pranzo, per merenda, per il nostro mitico Ap(p)erò.
La riflessione di oggi è un po’ amara, ma d’altra parte non tutto può sempre essere rose e fiori, non vi pare? Capita ogni tanto di incappare in persone sgradevoli, spigolose e respingenti. Con modi taglienti e di una durezza senza motivo, a cui anche solo fare una domanda risulta un’impresa titanica, figurarsi farsi spiegare qualcosa o più semplicemente interagire in modo sereno. Vi ritrovate? Aveta anche voi avuto un incontro ravvicinato con un soggetto respingente?
A noi è capitato spesso.
Partiamo da una premessa fondamentale: nessuno è perfetto e neanche pretendiamo che lo sia. Abbiamo tutti i nostri piccoli difettucci. Magari siamo permalosi, magari siamo bruschi, magari quando abbiamo la luna storta (oh, tò, vi ricorda Qualcuno?) siamo intrattabili, magari ci accendiamo come un cerino, magari siamo degli eterni indecisi, o più semplicemente siamo sbadati, d’umore variabile, inguaribilmente pessimisti, pistini, puntigliosi, a volte pedanti… E la lista dei difetti che affligono l’umanità crediamo sia tendente all’infinito. Ma c’è una cosa che davvero ci turba. L’atteggiamento scostante di chi più che trattarti ti degna, facendo cadere dall’alto le sue considerazioni, rispondendendo come tutto fosse ovvio e stupendosi di come l’interlocutore non ci sia arrivato. Ecco, questo comportamento acido dell’antipatico a tutti i costi proprio ci indispone.
Anche perché siamo convinti che interagire con il prossimo sia prima di tutto entrare in empatia e poi muoversi a seconda di chi ci sta di fronte, con più o meno cortesia, con più o meno delicatezza, con modi più o meno scherzosi, con più o meno tatto, accorciando o aumentando le distanze. Ma il fare sprezzante, la spocchia e la sicumera di chi guarda con giudizio e con giudizio interagisce ci fanno davvero saltare i nervi, e siamo convinti anche che sia svantaggioso perchè produce nell’altro resistenza, rifiuto, volontà di proteggersi non facendo in molti casi raggiungere l’obiettivo per cui l’interazione era sorta.
E poi, che diamine, perché dannarsi la vita a comportarsi con alterigia quando ci si diverte molto di più mollando la presa, sorridendo, usando gentilezza e buoni modi?
A voi le conclusioni!