Buongiorno, Lunatici!
Come state? Sempre tutto bene? Noi sì, le cose procedono bene, gli eventi pure: l’affluenza sulla Luna è costante e mediamente alta, quindi tutto fila liscio!
Questa settimana la riflessione parte dal bellissimo spettacolo che abbiamo ospitato venerdì scorso: Genova 2001, una lezione recitata di Leonardo Casalino. Ritornare a quegli avvenimenti di vent’anni fa ci ha riportato indietro. E non a ricordi belli, anzi. Ci annichilisce il pensiero che in uno Stato di diritto sia potuto accadere tutto ciò cui quelle giornate ci hanno tristemente fatto assistere, o che alcuni di noi hanno subito in prima persona. Ci è tornato alla mente forte il ricordo di come le manifestazioni di piazza da allora in poi non siano più state il momento di festa e aggregazione, anche nella contestazione, che fino ad allora erano state. Un po’ come se la forza di una piazza fosse stata smorzata dalla paura, una paura che prima non conoscevamo.
Il Luna’s Torta è meta di molti giovani studenti che vengono qui con i loro computer e libri e passano ore chini a leggere, sottolineare, scraniarsi su questo o qull’esame tosto. Qualcuno è in dirittura d’arrivo verso la laurea. Capita che quando se ne vanno, pagando, commentino entuiasti il nostro luogo. Perché è accogliente, perché le pareti di libri sono un rifugio e creano l’atmosfera calda che contraddistingue il nostro satellitone. Ebbene, proprio con loro, che ci chiedono che cosa sia il Luna’s Torta, capita di parlare degli eventi serali, e fresche del giovedì suddetto l’altro giorno ci siamo soffermate a parlarne con una manciata di ventenni laureandi in relazioni internazionali, ingegneria, architettura. Loro erano troppo giovani per ricordarsi di Genova 2001. Chi ancora in fasce, chi bimbetto. Ma tutti sanno a cosa ci riferiamo. E allora è scattato il confronto, che è davvero generazionale, quasi epocale, perché da questa parte della barricata, da quarantenni, nel presente scontiamo la scottatura procurata da un’aspettativa di futuro roseo che s’è poi rivelata una pia illusione, infrangendosi contro un presente di incertezze e precarietà che s’inanellano una dietro l’altra. Dall’altra parte, questi nuovi ventenni, scontano tutto il peso della disillusione. Proprio così. Si dicono disillusi. Ed è triste pensare di iniziare gli anni più belli, quelli che condurranno all’età adulta, con un macigno così pesante da portarsi appresso. Loro le manifestazioni di piazza le hanno vissute in sordina, con quel piccolo grande sentore di pericolo che aleggia da quel maledetto 2001. Forse solo ora, con i movimenti nati per contrastare il cambiamento climatico, i movimenti per i diritti LGBTQI, si sta ritrovando un piccolo sentore di appartenenza, di partecipazione, una nuova scintilla che accomuna e aggrega, nel nome di un qualcosa che tutti indistintamente ci riguarda. Una speranza grande in un presente così faraginoso.
E intanto pensiamo a quanto sia bello potersi confrontare con tutti questi giovani, capire anche il punto di vista di chi è nato già nel caos e senza punti di riferimento solidi, capire la nostra epoca da un’altra prospettiva, con occhi che hanno vissuto tutt’altro tipo di esperienza. E la conclusione finale che ci viene da condividere è che dalle cadute si può solo rialzarsi, dal basso non si può che tornare a risalire. Quindi forza e coraggio: da qualche parte si arriverà!