Eccoci tornate sulla Luna’s!
Ebbene sì, dopo quattro lunghi giorni di pausa siamo pronte per ricominciare, più cariche che mai. E preparatevi, perché abbiamo davvero tante belle cose in cantiere, a cominciare da questo aprile appena iniziato per continuare con un maggio che, oltre al Salone del Libro, ci vedrà impegnate in un Salone Off davvero ricco e foriero di sorprese una più da scartare dell’altra.
Son giorni strani. Di cambiamento, rivoluzione. Forse è tutto un anno strano, in cui qualcosa in noi sta spingendo sotto pelle, portandoci al cambiamento, alla crescita, alla consapevolezza, o più semplicemente ad un nuovo equilibrio in cui ci vediamo mutare, crescere, essere uguali ma diversi da noi.
Le giornate si susseguono, e lo fanno vorticosamente quando si è imbarcati sul satellitone che ben conoscete. Spesso si perde di vista il focus, il centro si sposta sull’altro da fare, sulle priorità, sulle incombenze quotidiane. E si lascia un po’ in disparte questo piccolo essere che ci abita e che, nonostante tutto, grazie a tutto, continua a muovere i suoi passi accompagnando le nostre ore, giornate, mesi, accadimenti più o meno belli.
Poi… ci si ferma. Arriva qualche giorno di vacanza. Ci si riappropria di un ritmo più casalingo, si ha modo di far chiacchiere svagate con parenti e amici, si torna a godere dell’ozio, dei tempi morti. Ci si ritrova a stiracchiarsi come gatti gironzolando per casa senza sapere bene se rimandare ulteriormente la doccia per leggere ancora qualche pagina del libro che ci sta prendendo così tanto.
Si dimentica la sveglia. Lo smartphone lo si abbandona in un angolo e il computer rimane spento. Si gode del silenzio. Si torna a curare le piante con paroline dolci, si fa la spesa scegliendo con tutta la calma del mondo di cosa abbiamo voglia.
Una passeggiata ci rende evidente che la stagione stia mutando: le gemme, i primi fiori, i profumi e l’erba che si risveglia rassicura sul fatto che questo lungo freddo sia ormai alla fine.
Una felicità mista a malinconia ci pervade, facendoci tornare alla mente un verso di una canzone del cantautore che ultimamente sta spopolando (e che pochi giorni fa ha tenuto un bel concerto al teatro Colosseo): Brunori Sas.
Ma non ti sembra un miracolo
che in mezzo a questo dolore
e tutto questo rumore,
a volte basta una canzone
anche una stupida canzone
solo una stupida canzone
a ricordarti chi sei
a ricordarti chi sei
Mai niente di più vero e provato. A volte sono le evidenze, le piccolezze, le banalità a far accendere la lampadina e farci vedere bene chi siamo. Ricordarcelo.
Non che ce lo si dimentichi mai realmente, ovvio, ma spesso chi siamo viene soverchiato dalle cose di tutti i giorni, che soffocano la nostra consapevolezza, la nostra presa di posizione verso noi stessi, elementi che invece hanno il potere di renderci belli. Sicuri. Felici di quelli e quello che siamo. O in evoluzione, consci di stare costruendo.
Un po’ come il discorso che si faceva qualche newsletter fa: sentire tutte le particelle di cui siamo composti, sentirle vivere, sentirci vivere, e un po’ riconoscere che si è quel che si è perché è stato un percorso a portarci lì, a renderci come siamo, a farci appassionare a qualcosa con tutti noi stessi o a farci voltare pagina non appena ci si propone ciò che sappiamo non essere nelle nostre corde.
A volte basta proprio poco, già, ma queste piccole epifanie regalano soddisfazione e una gioia da brividini lungo la schiena. Come ritrovare un vecchio amico, sorridergli, toccandogli la spalla con complicità: siamo arrivati fin qui, Vecchio mio. Sai che c’è? Mica male. Si continua?