Buongiorno, Lunatici!
Come procedono le vostre giornate? Sulla Luna c’è un andamento lento, ma possiamo dire costante. Soprattutto gli aperitivi serali vedono gli avventori stanati arrivare e animare il nostro dehor di chiacchiere, risate, bevute e aperitivi.
Ieri una chiacchiera con un cliente-amico ci ha fatto venire il mente lo spunto per questa letterina che andremo a spedirvi.
Parlando delle vacanze ci raccontava che, tra gli altri giri, andrà anche in Portogallo a fare surf. Abbiamo chiesto, incuriosite, da quanto tempo ha questa insospettabile passione e che tipo di preparazione fisica sia necessaria. Ma soprattutto abbiamo chiesto quanto timore faccia trovarsi a cavallo di un’onda. E alta un bel po’ di metri. Ci ha risposto che è una grande emozione, che è uno sport bellissimo e lui è riuscito a convincere già due o tre amici ad appassionarvisi. Pensare a Giorni selvaggi di William Finnegan che avevamo letto tempo addietro è stato un attimo. Finnegan scrive questo libro raccontando la sua vita da surfista, sempre alla ricerca dell’onda. Pur non potendo capire appieno tutto ciò che raccontava nella sua biografia (alcuni aspetti erano davvero tecnici) ci aveva appassionato la narrazione del suo girare per il mondo alla ricerca dell’onda e questa vita avventurosa, libera, tra una spiaggia e un reportage (sì, perché a forza di calpestare terre le più disparate il Nostro è diventato anche giornalista).
Ma le rotelline non si sono fermate al surf e al ricordo della lettura in questione. Hanno macinato, macinato e ci hanno fatto immedesimare. Ebbene, interrogandoci, la risposta è stata chiara, limpida, cristallina e netta: no, non potremmo mai praticare surf. Amiamo il mare, ma sfidarlo non è cosa per noi. Come amiamo la montagna, camminarla, percorrerla, ma non potremmo mai pensare di fare arrampicata.
La questione è semplice e scandagliandoci lo abbiamo capito appieno. Abbiamo verso questi elementi della natura un timor revereziale, quasi sacro, che ci impedisce di sfidarli fino a tali punti. Sarà perché ne intuiamo la potenza, enorme se equiparata al nostro piccolo essere umani, la superiorità. E veniamo quindi sopraffatti dall’immensità della forza che da mare e montagna si può scatenare.
Non ci consideriamo affatto dei pantofolai (anche se amiamo l’ozio e il dolce fa nulla) e ci piace andar di gambette in montagna e di bracciate in mare, ma nulla più. Gli sport così estremi e pericolosi non fanno per noi. Chiamateci pavidi, lo accettiamo, come accettiamo il fatto di avere dei limiti. E, si sa, non sempre è necessario o si ha la voglia di superarli certi limiti. Questo è il caso. Pur provando ammirazione per chi ci si cimenta, non abbiamo minimamente l’istinto all’emulazione. E va bene così.
E voi? Quali sono i vostri limiti? Quale la soglia del si può fare? Interrogatevi: potrebbe essere un viaggio interessante all’interno di voi stessi!