Ci sono cose anacronistiche, fuori tempo. Un po’ come il freddo polare e la neve quando già stavi aspettando la primavera.
C’è poi un sentirsi anacronistici e fuori tempo, fuori tempo nei modi, nei pensieri, a volte fuori dal tempo della propria età. C’è a volte un sentirsi più giovani o vecchi dentro, c’è a volte un guadarsi intorno e non capire, come un senso di inappartenenza.
Eppure noi lunatiche rivendichiamo il nostro essere fuori tempo (e anche un po’ anacronistiche in verità).
Siamo fuori dal tempo di un orologio (anche se rimaniamo sempre in corsa con noi stesse e contro queste giornate che si ostinano a voler essere di sole 24 ore), e proviamo a creare un “fuori tempo” dalla fretta;
siamo fuori dal tempo della nostra età di 40enni che certo ci fa sentire non giovani, ma che si ostina nello stesso momento a voler farci sentire non ancora troppo adulte;
Siamo anacronisticamente un portierato di quartiere, vediamo passare gli inquilini delle strade, ne conserviamo chiavi, lettere e pacchi regalo e un po’ da portinaie ci intrufoliamo anche nelle loro storie e nelle loro vite.
E questo essere anacronistici, questo essere fuori tempo, a volte è faticoso. A volte ci si sente fuori dalla realtà e diventa difficile farci i conti… ma altre volte svela gusti nuovi, sorprese, prospettive.
Come oggi, con questa newsletter arrivata a voi fuori tempo massimo quando non ve la aspettavate più (ma che bella sorpresa è?).
O meglio, come quando apri gli una mattina di marzo, e sei assonnato. Poi guardi il cortile tutti bianco e ti scordi il lavoro, la sveglia e tutte quelle cose lì e ridiventi di colpo un bambino che vorrebbe solo correre di sotto e fare un pupazzo di neve.