L’altra sera la nostra bella Torino è stata interessata da un fatto tanto insolito quanto affascinante e in qualche modo foriero di riflessioni… Almeno per quanto ci riguarda.
Una manciata di giorni fa, infatti, verso le ventitrè (minuto più, minuto meno), parte della città è rimasta al buio. Un buio a zone potremmo definirlo, perché avevamo piazze e corsi e strade illuminate normalmente che si alternavano ad altrettante (magari attigue) al buio.
A noi è successo che stavamo rientrando in auto. E progressivamente siamo stati avvolti nella coltre scura. Il portone e il caseggiato stesso dove abbiamo dimora, come quello dirimpetto, tutti immersi nella notte.
Sembrava surreale. E dire che da trascorsi fanciulleschi di estati campagnole ben siamo abituati a confrontarci con l’oscurità e la mancanza di luce in genere. Il problema è quando questo si propone in un luogo in cui non è consueto sperimentare il buio.
Abbiamo parcheggiato la macchina in cortile, dopo aver scrutato bene la via, il condominio di fronte.
Che sensazione! Sembrava tutto più silenzioso e attutito, come quando cade la neve. Sembrava che in assenza di luce anche il fragore cittadino si fosse smorzato.
Siamo rientrati in casa salendo le scale indovinando l’altezza dei gradini, affidandoci alla guida del mancorrente, abbiamo girato la chiave nella toppa con una sorta di timor reverenziale, tentando di fare il più silenziosamente possibile.
In casa poi, intuendo che non avremmo potuto affidarci ai soliti interruttori, a tentoni abbiamo cercato una accendino, una candela, abbiamo creato un tenue bagliore con il suo lume e siamo andati a prepararci per la notte, incantati dallo scrutare dalle finestre un rimando di fiochi singulti luminosi dalle case dirimpetto, e null’altro.
Sarà stata suggestione, ma davvero il silenzio era grande. Non accendere lo stereo per una volta è stata una magia e non un vuoto, non una mancanza di qualcosa che solitamente c’è.
Poi… un fruscio noto, un rumore inequivocabile ha rotto l’incantesimo: il motore del frigorifero ci ha riportati alla realtà.
Ancora non sappiamo se davvero l’alloggio fosse senza corrente da quando vi abbiamo messo piede, o se la nostra logica abbia creato l’inganno quindi l’illusione, ma… sapete che vi diciamo? Per quei pochi istanti, per quella malcontata mezz’ora in cui abbiamo creduto di non poterci avvalere di una delle solite comodità abbiamo scoperto che ben prima di esserne spazientiti o turbati o allarmati siamo stati spinti a cercare un’alternativa, godendoci nel frattempo un frangente dal sapore di passato. Per nulla sgradevole.
Un consiglio che diamo a tutti e a noi in primo luogo? Concedetevi, di tanto in tanto un blando black out: male non farà!