Uno dei nostri frequentatori “vips”* lunatici lo dice sempre: mai fare a gara con la realtà, perché perdi. Qualunque storia tu possa inventare, partorire, immaginare come paradossale non potrà mai e poi mai fare a gara con la realtà.
Pensate solo (giusto per parlare un po’ di distopie) a Bradbury: quanto deve aver fantasticato per trovare una metafora lontana dal quotidiano, ma così lontana dal quotidiano, per immaginare mega schermi in casa con gente imbambolata davanti a interagire con i personaggi delle soap. Poi noi ci siamo inventati il Grande Fratello (per essere anche un po’ Orwelliani) e il televoto per qualunque cosa e gli abbiamo fatto un baffo. Perché non bisogna mai fare a gara con la realtà.
O quell’episodio della seconda serie di Black Mirror, “Vota Waldo”, dove un pupazzo con dentro un comico sguaiato che dice parolacce si candida alle elezioni e le vince conquistando il mondo. Vabbuò.
Anche noi lunatiche, meno distopicamente e più prosaicamente, abbiamo deciso di smettere di fare a gara con la realtà. Abbiamo deciso di smettere di immaginare mondi kafkiani e limitarci ad andare a dormire per svegliarci con una scampanellata violenta prima dell’alba e 5 poliziotti davanti alla portafinestra del balcone che ti intimano di uscire. Per poi scoprire che hanno sbagliato campanello.
Del resto lo avevamo capito da un pezzo che la realtà ci poteva fare lo sgambetto. E se non si può fare a gara con la realtà, con la realtà non ci si può neppure combattere indossando i guantoni e il paradenti. Perché la realtà non la puoi mica mettere KO.
Abbiamo quindi deciso di smettere di immaginare come andrà, chi verrà, cosa accadrà. Perché tanto non si può fare a gara con la realtà, e l’assurdo (anche lo stupendamente, lo straordinariamente assurdo) è sempre dietro l’angolo. Pronto a stupirti, a regalarti un sorriso o a inebetirti del tutto.
E questa cosa ci rasserena. Questa “rassegnazione attiva” al buono e al cattivo tempo fa sì che non ci si annoi mai e che ci si arrabbi molto meno. Perché è vero che non si può fare a gara con la realtà, ma è anche vero che la realtà, qualsiasi realtà, può essere sempre buttata in vacca. Magari ci va un po’ di tempo, ma buttarla in vacca è la soluzione migliore che abbiamo per non prenderci mai troppo sul serio.
Ci piace pensare a noi (a tutti noi) come a quel lungo corteo funebre per la morte del Perozzi, nella straordinaria scena di chiusura di Amici Miei. Tutti lì, sorpresi da una realtà che non ci si aspettava, tutti un po’ storditi e doloranti, ma pronti a cogliere il momento giusto per ricominciare a zingareggiare.
Come fosse antani.
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*V’allieto Improvvisando Poliedriche Serate