Non sappiamo se vi sia mai capitato, ma crediamo di sì, e allora vogliamo condividere questo pensiero partorito dopo un ritrovo con amici che conosciamo da tanto tempo (più di dieci anni), ma con cui si ha occasione di radunarsi solo in alcuni momenti dell’anno, per varie cause: città diverse, età diverse, lavori più o meno impegnativi, varie beghe della vita che per un motivo o per l’altro fanno assottigliare le opportunità di far coincidere i rispettivi tempi liberi che rendano possibile il ritrovarsi tutti insieme.
Però a volte accade. E siccome ci è successo di recente, vogliamo che siate resi partecipi di ciò che questo bell’evento ha scaturito in noi. Un pensiero che vivendo è trascorso senza essere notato, ma che poi è balzato nella sua dirompente evidenza non appena ci si è trovati in solitudine, nel chiuso della nostra casetta, tirando le somme degli attimi passati.
C’è una qualità di rapporti del tutto particolare, specifica, che forse non ha nome. Definirla amicizia sarebbe troppo (e troppo comune), perché con un amico ti ci scorni un giorno sì e l’altro no (oppure anche quello), perché con un amico vai a farti una bevuta non appena avete un momento. Perché un amico è un amico, probabilmente condividete un’età ed esperienze simili, la stessa città, le stesse passioni. Sapete benissimo quale sia la nota dolente che non si può toccare, il piatto preferito, le avversioni e le passioni. Riconoscete come sta dal tono di voce. Capite se è un buon periodo da una smorfia del viso più o meno accentuata. E viceversa, per altro.
Però poi. Poi c’è quel rapporto, quello che riteniamo indefinibile, che nasce per caso, incontrandosi in un punto preciso della vita. Ed è la pelle più che tutto il resto a parlare. Non l’età. Perché in molti di questi casi sono le più disparate, non le esperienze comuni, non il vivere nella stessa città, non il condividere le stesse passioni. Averne alcune del tutto collimanti, questo sì, ma tutto sommato essere uova uscite da cavagne del tutto diverse. Eppure… Parlarsi è facile, condividere momenti, viaggi, piccole trasferte, viene naturale. Come naturale è volere questi affini di pelle accanto nelle tappe importanti. L’alchimia di un legame che va oltre leggi razionali, attraversa il tempo, gli spazi, i vissuti e fa sentire vicini, attigui, collimanti. Senza troppi fronzoli, parole, allambiccamenti cerebrali…
Forse un vocabolo per descrivere tutto ciò c’è.
Fratellanza.
Sentitela, in tutta la sua pienezza! Rende rotondo ciò che volevamo significare, rotondo e forte come una catena, come molti gesti più che tanto parlare sanno costruire con e passare a chi ci è quasi vicino.
Fratellanza. Che è comunione, spartizione, riconoscimento nell’altro. Affetto incondizionato. E tanta, tanta voglia di ridere insieme.
Tutto questo. E molto altro, per cui le parole non si trovano (e non servono!).
Fratellanza.
E il cuore ha un balzo, soprattutto in questo momento storico, di destini incerti.
E Fratellanza, fateci caso, fa rima con Speranza.