Buongiorno, Lunatici!
Pare che tutto sia tornato ad una sorta di normalità sulla Luna, quindi noi ci godiamo il momento, ben consapevoli di quanto tutto possa essere precario e fuggevole. Sì, diciamo che forse le disavventure dell’ultimo periodo ci hanno un po’ ridimensionato l’atteggiamento nei confronti della vita: la prendiamo momento per momento, giorno per giorno, passin passetto accogliendo ciò che viene, istante per istante. E speriamo bene (sempre munite di cornetti, palo santo, mantra e amuleti vari, che non si sa mai!)…
Oggi ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E, pur capendo l’importanza che questa data si porta con sé, non possiamo non provare un velo di tristezza. Perché è una data che vorremmo non esistesse nel calendario. E soprattutto in un calendario internazionale! Perché tutte le donne, di varie età, estrazione sociale, etnia, cultura, grado di istruzione, in buona o in cattiva salute, benestanti o indigenti dovrebbero essere sicure di vivere la loro vita. Con la dignità che meritano, senza paura, senza quell’odiosa sensazione di minaccia che provano gli esseri che sono sottoposti a violenze di vario genere.
La violenza è sempre sbagliata, orribile, riprovevole e non ha giustificazione. Le donne in particolare ne sono sempre state vittime. Forse per una fragilità maggiore di fatto, ma in realtà per una mentalità radicata e subdola che le vede deboli, inferiori, indifese. Una mentalità che viene da secoli di patriarcato retrogrado e degradante per una società moderna. Anni di femminismo non ci hanno aiutato a scrollarci di dosso pregiudizi e modi di agire che vanno dritti nella direzione di creare terreno fertile per quella violenza che in questa giornata viene denunciata e si tenta di debellare. Le donne stesse spesso pensano e agiscono esattamente nello stesso modo dei loro aguzzini.
Da donne noi vorremmo gridare: siamo esseri liberi di essere ciò che siamo, in qualsiasi latitudine, condizione, forma ci aggradi e soprattutto siamo esseri liberi di non subire soprusi e di non diventare dunque vittime!!! Lo vorremmo urlare forte agli uomini, alle donne. Ai padri, ai figli, alle madri, alle figlie, ai fratelli e sorelle. Ai cugini e cugine, alle zie e zii, alle nonne e ai nonni. Non si è mai troppo giovani o vecchi, troppo legati o troppo poco per imparare la legge del rispetto degli altri, dell’altro e quindi tramutare questa consapevolezza in un modo di agire che sia sano e che non offenda chi incontriamo sul nostro percorso. Le donne, in questo caso. Ed è un rispetto, quello di cui parliamo, che è quello della mano che accarezza il fiore invece di strapparlo dal terreno. Parte tutto dalla gentilezza, dalla consapevolezza di avere di fronte un essere umano che ha il diritto di essere considerato, trattato con riguardo, rispettato, appunto.
Per questo siamo sicure che questa giornata sia importante, ma siamo anche sicure che vorremmo non dovesse più essere una ricorrenza, ma un lontano vago ricordo di un’epoca in cui eravamo peggiori.