Rodolfo Fogwill
SCENE DA UNA BATTAGLIA SOTTERRANEA
(SUR – Trad. di Ilde Carmignani, € 16)
Scritto in soli tre giorni durante il conflitto delle Falkland, quasi in presa diretta, Scene da una battaglia sotterranea racconta la guerra di chi non combatte per la patria o per un ideale, ma per la mera sopravvivenza: un gruppo d’imboscati dell’esercito argentino vive sottoterra, in condotti scavati tra le pietre e il fango delle Malvine. Sono «gli armadilli», giovani soldati disillusi che barattano con il nemico informazioni sensibili in cambio di sigarette, zucchero e cibo in scatola: una tribù ironica e disperata al cui vertice c’è il Turco, un libanese con l’anima del mercante, che fa di tutto per accumulare il necessario a resistere là sotto anche molto a lungo. Nel mondo degli armadilli il patriottismo è bandito, i feriti sono «i freddi», e i morti «i gelati» dalle cui tasche può sempre uscire qualcosa di utile. Nella brutale materialità che governa questa armata senza bandiera, però, non mancano i sogni, l’immaginazione, la voglia di vivere più forte del freddo, ed è proprio nel buio dei cunicoli che rinascono a volte barlumi di legami umani autentici.
Un romanzo «non contro la guerra ma contro una maniera stupida di pensare la guerra e la letteratura»: spassoso, malinconico e scanzonato insieme, potente.
Sara Reginella
DONBASS. LA GUERRA FANTASMA NEL CUORE D’EUROPA
(Exorma, € 16,50)
Il reportage narrativo di Sara Reginella, psicoterapeuta e regista, ci catapulta nella regione del Donbass, sul confine russo-ucraino. Lì, nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, è in atto una guerra che la scarsa attenzione dei media occidentali ha reso quasi invisibile, una guerra “fantasma”: un conflitto in corso dal 2014 che ha provocato migliaia di vittime e che ha visto l’Ucraina spezzarsi in due, da quando le popolazioni del Donbass si sono opposte al cambio di governo avvenuto a Kiev, da una parte ritenuto un golpe, dall’altra una rivoluzione democratica. Ad anni dallo scoppio del conflitto, i combattenti delle autoproclamate Repubbliche popolari del Donbass continuano a scontrarsi con l’esercito di Kiev.
Attraverso i social e i post di un amico russo, l’autrice vede foto di bombardamenti e palazzi distrutti e decide di partire per capire cosa sta succedendo davvero nel Donbass. Non si fida di quel poco che i media trasmettono. Dopo lunghi interrogatori al confine e la sensazione di irrealtà del primo ingresso in territorio bellico tra quartieri bombardati e la vita dei bambini negli scantinati, percorrendo le terre del bacino del Donec, Sara Reginella incontrerà i comandanti della brigata “Fantasma” e combattenti come Igor, sopravvissuto alla strage del 2 maggio 2014 a Odessa, quando ha visto morire i suoi compagni nel rogo.
In questo reportage racconta la dimensione umana di una guerra combattuta da persone comuni, miliziani atipici: Tanya, in colbacco e mimetica, è un’adolescente arruolata tra le truppe cosacche; Milagros è una giovane madre di origine argentina che da Mosca è giunta volontaria a Lugansk; Boris, ex programmatore informatico, adesso impugna un kalashnikov col volto coperto da un passamontagna; Iana, eletta tra le donne più belle d’Ucraina, è ora volontaria nei quartieri più pericolosi di Donetsk.
Ultima tappa di questa testimonianza sul campo, la spettrale colonia penale di Chernukhino, devastata dall’artiglieria, dove Sara incontra “Starij – l’anziano” che da ex prigioniero è passato al ruolo di recluso volontario. Il suo congedo sarà l’incontro in un sottopassaggio ferroviario con il “Maestro”: un uomo che vive e dipinge per strada e testimonia la guerra attraverso disegni di Ufo, bombardamenti, alberi magici, uomini neri e dorati, in un racconto in cui frammenti di sé e del
nostro tempo si uniscono in un’unica realtà fantastica, consacrata da una lucida follia.
Al rientro in Italia Sara Reginella sceglie la via dell’impegno attivo per contribuire a svelare una guerra tutt’ora in corso che rischia di essere ignorata, e realizza un documentario, Start Up a War. Psicologia di un conflitto, che ha vinto numerosi premi in festival internazionali.
Tarjei Vesaas
IL CASTELLO DI GHIACCIO
(Iperborea – trad. di Irene Peroni, € 16,50)
Tra i grandi classici del ’900 scandinavo, un romanzo sulle inquietudini più ineffabili dell’adolescenza in cui si riflettono i giochi di luce e tenebre dell’inverno nordico.
L’inverno in Norvegia: il freddo, il buio, la solitudine, ma anche laghi che diventano lucidi specchi d’acciaio, alberi che si trasformano in ricami di brina, monti e valli che si confondono in un luminoso biancore. Un sortilegio sembra immobilizzare ogni cosa, come la cascata vicina al villaggio che il gelo ha trasformato in un castello di ghiaccio, una straordinaria costruzione di cupole, guglie, anfratti e saloni, che pare attirare tutti a sé con una forza arcana, come i castelli incantati delle fiabe o le inquietanti rocce di Hanging Rock. E anche questa è la storia di un’inspiegabile scomparsa, di una vana ricerca e di un mistero insoluto. Ma è soprattutto la storia di un’amicizia e lo scavo nel cuore di due adolescenti: la vivace Siss, trascinante dominatrice tra i giovani della piccola comunità, e la bella Unn, nuova arrivata, schiva e solitaria, che ha il fascino enigmatico di chi nasconde un segreto. È un lento avvicinamento, il loro, che mette a nudo quell’identità complessa e indefinita tra l’infanzia e l’età adulta, quando tutto è portato agli estremi e mira all’assoluto, in un fragile equilibrio che basta poco a spezzare in dramma. I bambini, gli adolescenti, i marginali che Vesaas sceglie come suoi protagonisti sono forse troppo sensibili per adattarsi al mondo, ma hanno il dono di vedere l’essenziale, di ascoltare le voci dell’acqua e del vento, di lasciarsi incantare dalla bellezza della natura fino a varcare il confine tra la vita e la morte per perdersi nel suo grande abbraccio.