Melissa Broder
AFFAMATA
(NNE – Trad. di Chiara Manfrinato, € 18)
Rachel ha venticinque anni, vive a Los Angeles e soffre di un disturbo alimentare: calcola ossessivamente le calorie, cerca di ignorare la fame e trae un piacere quasi erotico dai pochi cibi che si concede. Lavora per un noto agente dello spettacolo, ogni giovedì sera si esibisce come stand-up comedian e si nasconde dalla madre, anaffettiva e dominante. Rachel usa la solitudine come scudo contro le relazioni e le tentazioni, finché un giorno, nella gelateria dove consuma di nascosto uno yogurt ipocalorico, incontra Miriam, la nuova commessa. Miriam è l’opposto di Rachel: un tripudio di curve e morbidezze, il trionfo dell’abbondanza sulla privazione. Le due ragazze si innamorano, si esplorano attraverso il cibo che consumano insieme, si riconoscono nei corpi che traboccano di piacere. L’amore innesca una rivoluzione nella vita di Rachel, che però dovrà fare i conti con la famiglia ebrea ortodossa di Miriam e con le ipocrisie del suo ambiente di lavoro. Serrato, impetuoso e provocatorio, Affamata parla di sensi e appetiti: di sesso, di cibo e di ossessioni. Con una lingua ironica e sensuale, Melissa Broder rivela che per sfuggire all’infelicità l’unica strada è tornare a se stesse, affrontando il rischio di non essere conformi e la vertigine del desiderio.
Questo libro è per chi sa che i biscotti della fortuna non mentono mai, per chi sogna di chiedere a Midge Maisel la ricetta del suo brisket, per chi vorrebbe scoprire quali sono gli m&m’s preferiti da dio, e per chi ha capito che nella vita non bisogna per forza andare avanti, ma ci si può muovere liberamente, verso l’alto e poi giù in profondità, in una serie di infiniti crescendo.
Rosemary Tonks
IL BACCALA’
(Il Saggiatore – Trad. di Alessandra Castellazzi, € 17)
Per molti anni, questo romanzo è scomparso dalle librerie, per volontà stessa dell’autrice, che ne ha distrutto quasi tutte le copie. Classico contemporaneo divertente e schietto, scritto nel 1968, Il Baccalà anticipa la fioritura del femminismo negli anni settanta, evidenziando l’artificialità del genere e invertendo i processi dell’oggettificazione sessuale.
Min ha vent’anni, abita a Londra ed è terribilmente annoiata dalla vita. L’unica cosa che sembra dare sollievo al suo tedio sono gli uomini che le orbitano attorno. C’è Fritz, ventiduenne dall’accento tedesco che fuma la pipa e non ha rispetto per le donne. C’è Billy, che non alza quasi mai la voce, è preciso e controllato, e si prende cura di sé, forse fin troppo: saune, sbiancamento dei denti, lucidatura delle scarpe, champagne nei tre momenti della giornata in cui berlo è «accettabile». C’è Claudi, con il tic del «mia cara» infilato insistentemente in tutte le sue frasi. E poi c’è George, il marito: così invisibile ai suoi occhi che talvolta le capita di spegnere accidentalmente la luce della stanza mentre lui è ancora dentro. Ma soprattutto c’è il Baccalà. Un baritono che la irrita più di qualsiasi altro uomo abbia mai conosciuto. A volte le fa qualche regalo, facendola infuriare ancora di più. Ne è disgustata e attratta allo stesso tempo, e per questo non riesce a porre un freno una volta per tutte alle sue avances. Come se non bastasse, si è anche presa la gotta. In che direzione sta andando la vita di Min?
Lorena Salazar Masso
IL CANTO DEL FIUME
(Sellerio – Trad. di Giulia Zavagna, € 15)
Una madre e un figlio salgono a bordo di una piccola barca a motore, lui è nero, lei bianca, e assieme intraprendono un viaggio lungo il fiume Atrato, l’unica via che permette loro di penetrare nella fitta giungla colombiana per arrivare a Bellavista, dove abita la madre biologica del bambino. Un percorso lento, scandito da numerose fermate, in condizioni tutt’altro che ideali. Mentre l’imbarcazione procede nella navigazione la madre racconta a un’altra viaggiatrice come il bambino addormentato tra le sue braccia sia arrivato una mattina nella sua vita e quale sia il motivo di questa loro immersione nel cuore della giungla. È un modo per esorcizzare l’ansia crescente, ripensare al passato che l’ha condotta fin lì, e un tentativo disperato di procrastinare il loro arrivo. Ogni gesto, anche il più quotidiano, acquisisce una dimensione nuova: mangiare un mango maturo, intrecciarsi i capelli, cucinare un pesce per rifocillarsi, fare il bagno nell’acqua piovana. Nel mezzo di questa regione segnata dalla violenza, da uccisioni e attentati, i passeggeri incontrano sempre più persone alle prese con un destino oscuro e un futuro tutto da costruire. Un incendio devasta un villaggio, emergenze continue, un parto improvviso. Sembra di non arrivare mai, sembra che il fiume non voglia mai smettere di intonare il proprio canto di dolore e di speranza.
Un romanzo di paesaggi travolgenti, un accurato ritratto della paura di una madre, la cronaca di un dramma storico, la terribile violenza che ha colpito la Colombia negli ultimi decenni. E poi l’intima comprensione tra donne che si incontrano per la prima volta, la sorellanza allo stato più puro, la crudeltà della forza come unica soluzione, in un esordio che scruta senza ritrarsi il conflitto drammatico tra diritti naturali e affettivi, tra chi è madre e chi si sente madre, senza mai distogliere lo sguardo di fronte alla brutalità e all’incanto dell’animo umano.
Guadalupe Nettel
LA VITA ALTROVE
(La Nuova Frontiera – Trad. di Federica Niola, € 16,90)
“Nelle mie fantasie l’albatro era un uccello strano e solitario, e vedere quegli animali che vivevano tutti insieme nelle loro colonie mi pareva quasi un ossimoro. Ma il mondo – lo so per esperienza – è pieno di rarae aves, di bestie rare che non sanno neppure di essere tali.”
All’improvviso, quando meno se lo aspettano, i protagonisti di questo libro si ritrovano scacciati dalle loro vite. A volte è per ragioni di cuore, altre di lavoro o familiari, spesso semplicemente per caso: la realtà viene drasticamente sovvertita e sono costretti ad adattarsi a circostanze inaspettate, a navigare senza bussola in acque sconosciute. Una ragazza incontra in ospedale un parente misteriosamente bandito dalla famiglia; un attore, in piena crisi professionale, si insinua nella vita di un rinomato collega; una donna vive in un mondo in agonia, dove l’unica consolazione è rifugiarsi nel sonno; un uomo crede di scoprire la soluzione al suo logoro matrimonio in una stradina solitaria. Anche la famiglia, con le sue logiche spesso sfuggenti, i suoi piccoli e grandi tradimenti, i suoi segreti e le aspettative è una costante di questi otto racconti. Come pure il mondo animale e il mondo vegetale che, in un continuo dialogo, fanno da contraltare a quello degli umani.
Con la precisione e l’estro di un funambolo, Nettel si muove tra reale e fantastico, riuscendo ancora una volta a rivelare la natura strana e inquietante della realtà che ci circonda.
Michael Bible
L’ULTIMA COSA BELLA SULLA FACCIA DELLA TERRA
(Adelphi – Trad. di Martina Testa, € 16)
Mentre tutti sono raccolti in preghiera, dall’ultima fila Iggy avanza verso il centro della chiesa. Trema, e la benzina che ha portato con sé per darsi fuoco – come quei bonzi che ha visto in rete – si rovescia. Il fiammifero acceso gli cade di mano. Nel rogo muoiono venticinque fedeli. Diciotto anni più tardi gli abitanti di Harmony, una cittadina del Sud degli Stati Uniti, ancora si portano dentro quel lutto, ancora – come un antico coro – si interrogano e commentano l’accaduto. La loro versione si alterna a quella di altre figure direttamente coinvolte o appena sfiorate dalla tragedia, mentre su tutto si impone, ipnotico e straziante, il racconto del colpevole, rinchiuso nel braccio della morte. Ora che l’esecuzione si avvicina, a Iggy resta solo il rifugio nel sogno – o nel ricordo – di un’altra vita, di mille altre vite. Da dove è scaturita quella decisione estrema e inconsulta? Che cosa gli ha sconvolto la mente? Gli antidolorifici che sniffava, l’alcol e l’eroina? L’amore «selvaggio, cosmico e strano» per Cleo, o quello per Paul, l’amico scomparso «come un temporale che passa sopra la campagna e si dilegua in un batter d’occhio»? O piuttosto quel dolore segreto, quel tedio insopportabile, quello sgomento di fronte a un universo infettato da un oscuro morbo di cui solo loro tre sembravano avere consapevolezza?
Michael Bible è un giovane scrittore ma ha già un mondo e una voce, che modula con sapienza per prestarla alle sue creature dolenti, dando vita a una ballata visionaria, calibratissima, carica di poesia concreta e di accenti biblici, con la quale sembra essersi già guadagnato un posto fra i grandi narratori del Sud americano.
Matei Visniec
IL VENDITORE DI INCIPIT PER ROMANZI
(Voland – Trad. di Mauro Barindi, € 19)
Durante una premiazione letteraria l’affabile Guy Courtois, venditore di incipit che, a suo dire, ha fatto le fortune di Thomas Mann, Franz Kafka, Albert Camus e molti altri, lascia il biglietto da visita a uno scrittore in crisi. Fra i due s’instaura allora una fitta corrispondenza e prendono il via varie storie che procedono parallele o si intersecano: uno scrittore smarrito racconta la sua prima volta nel suggestivo Caffè dei Timidi e nella rinomata Casa degli Scrittori a Bucarest; una donna misteriosa, seduta fra i libri parlanti della libreria Verdeau a Parigi, trascrive la propria quotidianità… Bizzarri personaggi, apparentemente scollegati fra loro, si rincorrono in questo romanzo vertiginoso di singolare fascino.
Camila Sosa Villada
SONO UNA PAZZA A VOLERE TE
(SUR – Trad. di Giulia Zavagna, € 17,50)
Dall’autrice del best seller Le cattive, un’indimenticabile opera seconda: tenera e visionaria, brutale e terribilmente onesta. L’immaginario rigoglioso e multiforme di Camila Sosa Villada torna in nove racconti in perfetto equilibrio fra realtà e magia, fra amore e terrore, fra desiderio e lotta. Nove storie di ultimi, abitate da personaggi stravaganti ma incredibilmente umani, costretti a confrontarsi con un mondo spesso impietoso: vittime di violenza, di discriminazione, del neoliberalismo sfrenato, eppure sempre aperte al confronto, alla solidarietà, alla vita.
Una donna che si guadagna da vivere facendo la parte della fidanzata di uomini gay, una nonna che considera la merenda un addestramento alla vita, una famiglia che tenta goffamente di ricomporsi dopo l’abbandono della madre, due parrucchiere trans strabiliate dall’incontro con Billie Holiday in una fumeria di Harlem. Che il punto di vista sia maschile o femminile, che la storia sia ambientata negli anni Novanta, in un passato coloniale o in un presente distopico, in Argentina, in Messico o negli Stati Uniti, Sosa Villada si conferma un’autrice dallo stile unico, audace, e dalla versatilità non comune, capace di affrontare con serietà e insieme un filo di leggerezza i temi più urgenti del nostro tempo.
Giancarlo Governi
NANNARELLA
(Fazi, € 18)
A cinquant’anni dalla morte, Anna Magnani rimane un’icona del cinema italiano del dopoguerra. Simbolo dell’Italia nel periodo della Ricostruzione, capace di spaziare con grande naturalezza dai toni drammatici a quelli leggeri, riuscì a incarnare come poche la voglia di riscatto e le passioni tipiche di quegli anni.
Nannarella, omaggio alla sua figura, torna in libreria in un’edizione rinnovata con l’aggiunta di un capitolo espressamente dedicato alla sua famiglia, immigrata a Roma ma di origini romagnole. Con la sua penna brillante, Giancarlo Governi ripercorre l’intera parabola esistenziale di una donna che, dall’infanzia passata in una casa di sole donne fino al successo internazionale come stella del cinema, fu protagonista assoluta di un’intera stagione artistica fino a diventare una delle più grandi attrici di tutti i tempi.
La gioventù, l’ascesa e la carriera di Anna Magnani vengono ricostruite qui attraverso flash, aneddoti ed episodi di vita vissuta, fatti di incontri, esaltazioni, tristezze ma anche di grandi risate e crisi profonde che segnarono la donna quanto il suo personaggio. Il libro, così, rivela una personalità potente, esplosiva, e il talento innato di un’attrice vera, che fece dell’autenticità un valore, con i vantaggi e gli svantaggi che questo comportava all’epoca. Una donna di indubitabile fascino, il cui coraggio contribuì a trasformarla nell’interprete femminile per eccellenza creando il mito di un’artista completa, unica e speciale. Nella sua vita, amori, successi, gioie e dolori trovarono nella recitazione il loro riflesso fino a farle vincere l’Oscar come migliore attrice protagonista, dopo aver ottenuto importanti riconoscimenti anche in patria.
Un libro fondamentale per la storia del cinema italiano su un’attrice straordinaria di grandissima forza espressiva destinata a rimanere per sempre nell’immaginario collettivo.
Fatimah Asghar
QUANDO ERAVAMO SORELLE
(66thand2nd – Trad. di Federica Principi, € 18)
Noreen, Aisha e Kausar, tre giovani sorelle americane di origine pakistana, si ritrovano sole dopo la morte della madre e l’improvvisa perdita del padre. Ancora bambine, sono affidate in custodia allo zio, uno sconosciuto, un uomo autoritario e distante il cui solo interesse nei loro confronti è legato agli assegni mensili che riceve dal governo. Strappate al mondo che conoscono, vengono sottoposte a un regime di privazione affettiva e materiale che le accompagnerà per anni. In questa solitudine spiazzante il lutto è un compagno tenace, ma gli orizzonti di queste bambine, adolescenti, poi giovani donne si aprono alla scoperta del posto che il loro corpo occupa nel mondo – quel corpo così mutevole, estraneo, oggetto degli sguardi altrui. Quel corpo su cui, da quel giorno infelice, gli appellativi al femminile gravano come macigni. Ragazze. Orfane. Sorelle. Ed ecco che, nel disorientamento, è proprio quest’ultima identità a salvarle, questo inscindibile legame che, oltre ogni ostacolo, le lega l’una alle altre. Il loro sguardo abbraccia finalmente la possibilità di un futuro diverso, di una vita nuova, scontrandosi però quotidianamente con una realtà claustrofobica in cui il Sogno americano è svanito. Il Sogno americano è solo un’altra illusione vacua, come la magica nuova vita che gli era stata promessa. Con una prosa commovente e intessuta di lirismo, questo debutto narrativo indaga il sentimento profondo e le fratture che contraddistinguono i rapporti familiari, così come i difficili scenari in cui si muove in questi anni chi è musulmano in America. Ma più di tutto Asghar ci mostra come, anche quando ci sembra di aver perduto ogni cosa, pur abitando ai margini si possa trovare la forza per rialzarsi. Andare avanti. Ricominciare.