Anne Proulx
CARTOLINE
(minimum fax – Trad. di Delfina Vezzoli, € 18)
Cartoline
Annie Proulx
Sono gli anni Quaranta del Novecento. I Blood vivono nelle campagne del Vermont, quasi ignari dei tumulti che attraversano il mondo, e cercano disperatamente di resistere e mandare avanti una fattoria che di anno in anno diventa sempre meno redditizia. Ma all’improvviso nella vita del maggiore dei figli, Loyal, succede qualcosa che cancella di colpo i suoi progetti, costringendolo ad abbandonare tutto ciò che ha. Senza dare spiegazioni Loyal lascia la casa paterna – che in sua assenza non ha alcuna possibilità di sopravvivere – e si mette in viaggio. Trascorrerà così la sua esistenza, trascinato in un interminabile pellegrinaggio da una regione all’altra, da una costa all’altra degli Stati Uniti, guidarlo solo la certezza di non potersi fermare. Nessuno saprà più nulla di lui, a eccezione delle sporadiche cartoline che ha rubato in una pompa di benzina e che periodicamente spedisce a casa.
Queste cartoline sono la testimonianza di cinquant’anni di evoluzione del paese: la finta tranquillità del dopoguerra, le proteste giovanili, l’emancipazione delle donne, i diritti civili, l’avvento dei fast food e della musica rock, la geografia sconvolta dal turismo e dall’edilizia.
Attraverso i viaggi di Loyal Annie Proulx tesse un lungo, avvincente racconto nel quale microstorie e macrostoria si mescolano con rara perfezione per comporre uno dei più maestosi, dettagliati e commoventi affreschi della nazione americana.
Bayo Akomolafe
QUESTE TERRE SELVAGGE OLTRE LO STECCATO
(Exorma – Trad. di Fabrice Olivier Dubosc, € 24)
Questo libro non si limita a una sintesi del già pensato, esplora invece nuove tracce. Bayo associa la passione per l’ecologia politica di Latour, Haraway e altri con il trans-femminismo di Karen Barad e intreccia il neomaterialismo con il pensiero decoloniale di Mbembe e Glissant e con le intuizioni di quella tradizione yoruba che è sopravvissuta alla schiavitù da tratta ibridandosi nelle Americhe e generando mille istanze di ethos resistente.
Dall’incontro con un guaritore yoruba, Akomolafe riscopre il nesso magico e familiare con la terra e la polvere del mondo, che diventa parte della sua ricerca di una “casa” per le generazioni future. Le sue riflessioni spaziano dalla trans-razzialità alla crisi climatica, l’epigenetica, la decolonizzazione, il femminismo. Ispirandosi alle cosmologie indigene, ci offre la visione di un mondo queer, irrimediabilmente ibrido, promiscuo e vivo. Un mondo che è un groviglio di flussi incessanti e in divenire, dove inventare un diverso rapporto con il pianeta, il tempo, il potere.
E ancora, nel testo che si dipana in forma di lettere indirizzate alla figlia Alethea di tre anni (perché possa leggerle quando sarà adulta), Bayo individua tra ascendenza e discendenza un legame forte e indissolubile di presenze: l’intreccio delle vicende familiari e il padre, seppure morto in circostanze drammatiche, percorrono l’intera narrazione rendendola universale.
La scrittura di Bayo Akomolafe è peculiare e avvolgente, e aderisce a una forma di scrittura che Donna Haraway definisce “affabulazione riflessiva”. Il suo riferimento è la fantascienza di Ursula K. Le Guin più che la saggistica classica, perché è la dimensione narrativa ad animare un rapporto immaginativo con il mondo.
Gianni Minà
FAME DI STORIE
(Roberto Nicolucci Editore, € 26)
Minà nelle sue interviste non è mai stato un giudice o un pubblico ministero, perché glielo hanno insegnato i suoi maestri, Ghirelli e Barendson. Con il suo mestiere è stato solo il ponte tra una situazione, una personalità che può essere quella di un campione sportivo come può essere quella di un politico o di un altro artista e la gente e il mondo. “Il giornalismo”, ha sempre detto, “deve solo servire affinché che la gente capisca, conosca, abbia nozione, non sia narcotizzata dal solito tran tran che lo sport spettacolo e non propone per fare in modo che la gente non pensi”.
Gianni Minà è stato giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. Ha collaborato con quotidiani e settimanali italiani e stranieri, ha realizzato più di mille ore di trasmissioni e documentari per la Rai e girato film documentari di successo su Muhammad Alì, Fidel Castro, Rigoberta Menchú, il subcomandante Marcos, Diego Armando Maradona e altri protagonisti della storia del secolo scorso. È stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 e direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido. Ha scritto alcuni libri dedicati a realtà latinoamericane. Gianni Minà, storico inviato della Rai, ha raccontato in immagini realtà sociali e di costume degli Stati Uniti e dell’America Latina. Nel 1981 il presidente Pertini gli ha consegnato il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo. Dall’81 all’84 è stato autore e conduttore di Blitz, un programma televisivo di Rai 2 al quale hanno preso parte più di millequattrocento ospiti, tra i quali Federico Fellini, Sergio Leone, Eduardo De Filippo, Muhammad Alì, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari ed altri. Fra il 1996 e il 1998 ha realizzato il programma televisivo Storie, una lunga serie di interviste di uomini e donne protagonisti, molti, della società civile dell’epoca. Nel 2004 ha prodotto, con Surf film, In viaggio con Che Guevara e nel 2007 con Rai Trade e Gazzetta dello Sport, Maradona: non sarò mai un uomo comune, la storia del calciatore argentino in undici episodi. Per le sue opere, nel 2007, Minà ha ricevuto il Berlinale Kamera al Festival di Berlino. La Fondazione Gianni Minà ha finalità culturali, grazie alla passione e alla competenza del presidente e dei soci fondatori che intendono promuovere, valorizzare, organizzare attività senza scopo di lucro atte a favorire la crescita culturale della collettività rispetto a tutte le discipline cultuali. Tutto ciò che rappresenta giornalismo, arte, cultura, spettacolo, società rientra nelle specifiche linee programmatiche e artistiche della Fondazione. La Fondazione, più specificatamente, ha lo scopo di raccogliere e mettere a disposizione di studiosi e ricercatori tutta la documentazione sulla vita e la storia del giornalista Gianni Minà, anche attraverso la sistematizzazione della sua documentazione archivistica, tutelandone e promuovendone il lavoro.