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Maggio: di libri un assaggio! | I consigli di maggio 2023

    Francesco Prosdocimi
    IO E GIO
    (Neo, € 15)

    È ancora buio, Pietro ha appena caricato la Yaris del padre. Aspetta suo fratello Gio che, ancora assonnato, stringe la scacchiera avuta in regalo dai loro genitori.
    «Dove andiamo?» chiede Gio.
    «Lontano da qui» risponde Pietro.
    Li attende una piccola casa in un paese di montagna: il luogo che Pietro ha scelto per portare via suo fratello dal dolore e dai ricordi, dalla vita che avevano prima che un incidente stradale li rendesse orfani.
 Non lontano scorre un torrente, più in là vive un uomo taciturno, c’è la nuova scuola, la squadra di calcio, una piccola comunità e i boschi che la cingono. E c’è Pietro, soltanto ventitré anni, che risponde alle domande del fratello che ne ha dodici.

    Francesco Prosdocimi esordisce con una scrittura che lascia cadere ogni orpello, punta al cuore delle parole, all’essenzialità dei dialoghi.


     

    Lydia Millet
    PRENDERE O LASCIARE
    (NNE – Trad. di Gioia Guerzoni, € 18)

    Nina è un’agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze dei proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. Conosce così un presunto dittatore africano che all’improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quel che non funziona nelle stanze della sua villa. E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre. Prendere o lasciare è un romanzo a quadri, che intreccia vite di uomini e donne colti in bilico tra l’arrendersi al destino e lottare per i propri sogni. Lydia Millet racconta storie traboccanti di realismo e poesia, dove perfino l’esperienza più crudele trova riscatto nella compassione. E con uno sguardo ricco di ironia e tenerezza ci rivela che accettare il caos è l’unica strada per trovare la felicità e un posto nel mondo da chiamare casa. Questo libro è per chi vorrebbe perdere la memoria e ricominciare la sua vita ogni giorno, per chi ha amato la caotica Los Angeles di America oggi, per chi sa che una piccola porzione di cielo contiene un mondo infinito, e per chi tra le mura di casa si libera volteggiando a braccia aperte e attende la persona giusta che voglia unirsi alla danza.


     

    Katja Oskamp
    MARZAHN, MON AMOUR
    (L’Orma- Trad. di Rachele Salerno, € 16)

    Quando la vita ristagna, è tempo di cambiarla.
    A quarantaquattro anni Katja si divide tra una carriera di scrittrice assai traballante e una vita famigliare sempre più scialba. Sulla sua scrivania, un romanzo che nessuno vuole pubblicare. Ma un giorno, seguendo il più inaspettato dei consigli, si iscrive a un corso da estetista e finisce a lavorare come pedicure a Marzahn, quartiere di palazzoni alla periferia di Berlino, monotono e grigio soltanto all’apparenza. Questo nuovo impiego, che presto scopre di amare, le apre le porte di un’intimità fatta di chiacchiere minute e grandi confessioni.
    Con sguardo ironico e partecipe, Oskamp condensa intere vite in poche pagine, raccontando il variopinto mosaico di una comunità piena di storie da ascoltare. Incontriamo così la sarcastica signora Frenzel che «non si lascia rovinare l’umore da niente e da nessuno», conosciamo il signor Hübner, sedicente depresso che di professione scrocca cure allo Stato, seguiamo la straordinaria odissea di Gerlinde Bonkat, profuga «immune a ogni vittimismo» che a ottant’anni fa ancora tutto di testa sua.
    Tra calli e massaggi, una commedia umana in miniatura.


     

    Marco Balzano
    CAFé ROYAL
    (Einaudi, € 14,50) 

    Dal Café Royal prima o poi ci passiamo tutti: genitori e figli, donne indaffarate, coppie di amanti e adolescenti spaesati. Davanti al bancone si srotolano relazioni da aggiustare e nuovi incontri, una galleria degli specchi in cui ciascuno può sorprendersi riflesso. Come spesso accade nelle grandi città, i personaggi di questo imprevedibile romanzo corale s’incrociano ogni giorno, si salutano, a volte si confidano e altre si ignorano. Forse non ne sono consapevoli, ma insieme formano una comunità.

    Marco Balzano ha scritto un libro fresco, vivo, incredibilmente contemporaneo, pieno di snodi, inciampi e possibilità. Storie che corrono a perdifiato, dove le traiettorie della vita s’intrecciano con i capricci del destino: un bar di Milano come il centro del mondo.

    Via Marghera è una zona elegante  e vivace di Milano, affacciata su un’infilata di negozi e boutique. Le giornate nel quartiere scivolano via in fretta: la gente cammina, corre o si ferma al Café Royal. Federico è un medico di base disilluso, che durante la seconda ondata della pandemia vorrebbe solo del tempo per sé; Serena combatte con il trascorrere degli anni e per non pensarci esce con le amiche a mangiare il sushi, mentre sua figlia Noemi diventa ogni giorno piú bella, cinica e indipendente; Giuliano è un prete che sogna di tornare a fare il missionario in Africa; Ahmed è a Milano di passaggio e coglie l’occasione per provare a riallacciare i rapporti con Barbara… Un filo invisibile li lega l’uno all’altro e li rende protagonisti o semplici comparse della commedia umana che ogni giorno va in scena al Café Royal. La limpidezza dello sguardo di Marco Balzano illumina le vite dei suoi personaggi – diversissimi per età, carattere, professione, aspirazioni. Tutti loro però condividono una ferita, piú o meno scoperta, da cui provano a spensierarsi. E cosí li osserviamo da vicino, quasi li spiamo, ci immedesimiamo e a volte facciamo persino il tifo. Fino a quando la serranda del bar cala lentamente come un sipario sulla via, sulle incertezze e le felicità che ci rendono umani. Dopo il successo di Resto qui e Quando tornerò, Marco Balzano continua a fare quello che gli riesce meglio: ci convoca, mostrandoci come siamo davvero.



    Selma Lagerlof
    IL VIOLINO DEL PAZZO
    (Iperborea – Trad. di Andrea Berardini, € 17)

    Bello e talentuoso, Gunnar, studente a Uppsala, più di tutto ama la musica. Solo quando suona il suo violino gli pare che la vita abbia senso: gli basta sfiorare le corde con l’archetto perché il tempo si fermi e la musica sgorghi da sola, mentre nella sua estasi trascina con sé chi lo ascolta. È un dono che ha ereditato dal nonno, come l’amato maniero in cui è cresciuto, che lo distoglie dai suoi doveri di studente. Un pomeriggio tra il suo pubblico c’è Ingrid: lei gira con un gruppo di saltimbanchi con il nonno cieco, anche lui violinista. Ingrid suona la chitarra e sa cantare, ma non ama mostrarsi, anche se i suoi sorrisi illuminano chi la guarda. Rimane folgorata da Gunnar, che con sensibilità ha subito colto l’essenza della sua natura, ma non sa che lui, quel giorno, ha sciolto nella sua travolgente esecuzione il dolore di un annuncio: la famiglia è in rovina, solo i suoi guadagni potrebbero risollevarne le sorti. E l’amico che gliel’ha rivelato gli ha sequestrato il violino perché non si distragga. Ma può un artista vivere privato della sua arte? Può cedere la sua anima in cambio di un maniero? Gunnar, così, si perde nella follia. Le vie della musica, però, come quelle dell’amore, sono imperscrutabili, e c’è chi arriva a riconoscere in suoni sconnessi una melodia e in tratti alterati un volto amato, rimasto impresso un lontano pomeriggio nei sogni e nel cuore. Tra saltimbanchi, musiche indiavolate, una sepolta viva e misteriose apparizioni, Selma Lagerlöf intreccia con il suo stile inconfondibile i toni della fiaba alle peripezie del romanzo d’avventura, per parlare di arte e società, di pazzia e normalità, di speranza e disperazione, di amore e di cura.


     

    Lorenza ronzano
    IL BUON AUSPICIO
    (Miraggi, € 26)

    Chi è la Lorenza che scrive un diario in cui annota le vicende martoriate e a volte, loro malgrado, irresistibili dei pazienti di un ospedale psichiatrico di cui è “ consulente filosofico ”? È l’autrice stessa? È un caso di omonimia? Un alter ego, un Doppelgänger, ovvero un sosia, un viandante ubiquo?
    Perché Lorenza è al contempo anche Lorenzo, un’emanazione che si fa corporea e le impedisce di amare altri uomini, di respirare grazie alle vitali energie sentimentali e sessuali. La tiene in scacco, le si nega e al contempo l’avvolge in spire paralizzanti. È un corpo a corpo feroce quello tra Lorenza e Lorenzo, che si rarefa sempre di più, raschiando lentamente i loro corpi, lasciando infine come un precipitato inutilizzabile nel mondo reale la scoria del pensiero puro, mentre intorno a loro si avvicendano personaggi e comparse, uomini e donne fatti di ombra e seduzione, aspettative e richieste. Vanno e vengono come deflagrazioni psichiche, eppure sono loro che mandano avanti il mondo di Lorenza/Lorenzo. Loro e i pazienti in cura e la figura di un Padre, con la P maiuscola dei simboli.
    Ma il diario è anche un deposito di memoria, di annotazioni casuali, di ragionamenti e teorie di vario genere, di coiti con la scrittura e la letteratura; questo diario è, sopra ogni altro aspetto, un prezioso scrigno linguistico.
    Il personaggio Lorenza definisce tale fiume in piena, il suo diario, come «feticismo documentaristico della protagonista » e per di più senza alcuna intenzione letteraria. In realtà siamo di fronte a un’abilissima co­struzione linguistica e strutturale; una struttura-trappola come il nastro di Möbius, dove il lettore perderà l’orientamento trov­andosi, da una pagina all’altra, dagli scantinati oscuri delle pulsioni più proibite ai cieli aperti di un’intuizione che non è soltanto filosofica ma cosmica.

    Luca Ragagnin