Alejandro Zambra
POETA CILENO
(Sellerio – Trad. di Maria Nicola, € 17)
Alejandro Zambra torna al romanzo con un libro ironico e originale, capace di misurare con comicissima serietà la temperatura sentimentale dei nostri tempi. E si interroga sul destino delle nuove generazioni, racconta i paradossi della mascolinità e della paternità, le faticose, imprecise traiettorie che uniscono e sfaldano le coppie e gli amori.
Gonzalo e Carla, fidanzati da adolescenti, hanno scoperto assieme le gioie del sesso, ma quella passione piena di possibilità è finita troppo presto. Anni dopo una scintilla scaturisce di nuovo: insieme daranno vita a una famiglia composita, Carla ha un figlio, il piccolo Vicente, nato da una precedente relazione, e Gonzalo si trasforma in padre affettuoso e in partner fisso di Carla. Entrambi nutrono delle aspirazioni, Gonzalo vuole diventare poeta, Carla segue un corso di fotografia e comincia a perseguire una propria carriera artistica.
Con il trascorrere degli anni le scelte individuali e le giravolte del destino porteranno i protagonisti ad allontanarsi e a incrociarsi di nuovo. Vicente, cresciuto da solo con la madre, è diventato un ragazzo appassionato di poesia. Un giorno conosce Pru, una giovane americana che vuole scrivere un reportage sulla poesia cilena; lui la aiuta a incontrare e intervistare poeti e poetesse, inizia a introdurla nell’immensa, appassionata, pettegola famiglia della poesia cilena, «una palafitta gigantesca […] dentro c’è così tanta gente che sembra stia per affondare e invece miracolosamente non affonda». Gonzalo a sua volta incontrerà Vicente, e i due scopriranno molte e inaspettate affinità: hanno in comune l’amore per la poesia, si sentono entrambi incompleti, sempre in bilico, incerti di sé e degli altri, in fondo eterni «poetastri», figliastri, padrastri, come se tutto quello che fanno si corrompesse in una recita minore, goffa e incompiuta. Attraverso di loro, attraverso Carla, Pru e gli innumerevoli poeti di questa storia, Zambra si interroga sul destino delle nuove generazioni, racconta i paradossi della mascolinità e della paternità, le faticose, imprecise traiettorie che uniscono e sfaldano le coppie e gli amori. I personaggi hanno brama di vita, di poesia, di capire e migliorare il mondo. Affrontano, privi di qualunque vergogna, cosa vuol dire essere uomini e donne, giovani e poi vecchi, inseguendo la bellezza e la verità senza avere mai paura che vi sia qualcosa di impossibile. Il suo è un romanzo appassionato e pieno di speranza, con un finale sorprendente che sa essere realistico e felice.
Nathalie Leger
L’ABITO BIANCO
(La Nuova Frontiera – Trad. di Tiziana Lo Porto, € 15)
Ciò che probabilmente voleva fare Pippa Bacca è raccogliere la voce viva della generosità, l’originale della bontà, del coraggio, raccogliere le testimonianze di un’affermazione potente che si incarna incessantemente in eventi minuscoli. A tornare dal suo lungo viaggio, più che il solo abito bianco, è la gioia originale, è l’originale della bontà e del coraggio che avrebbe cercato di esporre.
L’otto marzo 2008 l’artista Pippa Bacca inizia un viaggio dal grande valore simbolico, il cui scopo era portare un messaggio di pace attraversando in autostop paesi e regioni martoriati dalla guerra. Con indosso un abito da sposa, parte da Milano diretta a Gerusalemme. La performance viene documentata con foto e brevi video, fino al suo tragico epilogo, in Turchia, quando l’artista viene violentata e uccisa da un camionista che le aveva dato un passaggio poco prima.
Nathalie Léger decide di raccontare questa storia e, mentre porta avanti la sua ricerca, riflette sui rischi che le donne incontrano nella vita e nell’arte e su quello che le sembra essere il messaggio centrale della performance di Bacca, ovvero il desiderio di porre rimedio all’insondabile natura della violenza e della guerra attraverso l’immagine simbolica della femminilità.
Grazie a questo approfondito esame dell’ultima opera di Bacca e delle reazioni spesso polarizzate dell’opinione pubblica quando si confronta con il ruolo della donna nell’arte, Léger indaga in modo delicato e toccante anche il suo rapporto conflittuale con la madre e la capacità – e i limiti – della scrittura quando questa vuole dare voce alle ingiustizie.
Samanta Schweblin
SETTE CASE VUOTE
(SUR – Trad. di Maria Nicola, € 15)
Una figlia accompagna la madre a guardare, e invadere, le case degli altri; un uomo nasconde all’ex moglie che i bambini stanno scorrazzando nudi in giardino con i nonni; una donna vive l’incubo costante di raccogliere i vestiti del figlio morto dei vicini, che ogni giorno vengono gettati in cortile; uno sconosciuto accompagna una bimba a comprare delle mutandine a cuori; un’anziana attende la morte impacchettando tutti i suoi averi.
Sette case, ognuna popolata da una storia, da un punto di vista altro, particolare. Sette storie costruite intorno a un dettaglio indecifrabile, a un timore: che a guidarci in queste pagine sia la voce di una bambina di otto anni, di una donna in crisi o di un’anziana delirante, vi troveremo personaggi messi a confronto con l’inquietudine che si cela nel quotidiano, con paure proprie e altrui, in un gioco di specchi che punta a ribaltare ogni pregiudizio, ogni idea sicura sul concetto di normalità.
Nella tradizione di quei racconti del terrore che sono anche splendidi racconti realistici, Samanta Schweblin mette a nudo il lato più spettrale e perturbante della realtà, con una penna finissima e un ritmo che cattura dalla prima all’ultima pagina.
Jocelyne Saucier
PIOVEVANO UCCELLI
(Iperborea – Trad. di Luciana Cisbani, € 16,50)
Tre ottantenni che amano la libertà hanno scelto di vivere gli ultimi anni a modo loro, quasi senza contatti con la società, ciascuno nella propria capanna di legno nel folto della foresta canadese dell’Ontario settentrionale: Charlie, che ha rifiutato un destino di cure ospedaliere, Tom, che ha voltato le spalle a una vita dissoluta tra alcolismo e assistenti sociali, e Boychuck, taciturno e dall’oscuro passato. Unico contatto con il mondo esterno sono due personaggi ai margini della società: Steve, gestore di un albergo fantasma nella foresta, e Bruno, intraprendente coltivatore di marijuana. La visita di una fotografa sulle tracce degli ultimi sopravvissuti ai Grandi Incendi che hanno devastato la regione quasi un secolo prima sembra solo una breve parentesi nel loro isolamento, ma quando un’altra donna, fuggita dall’ospedale psichiatrico, arriva in quell’angolo sperduto del mondo, niente sarà più come prima: con l’aiuto dei suoi nuovi amici, l’anziana Marie-Desneige, un essere etereo e delicato che custodisce il segreto di amori impossibili, riuscirà a riprendere in mano la sua vita e a cambiare per sempre le regole di quella piccola e insolita compagnia. Il cauto, rigoroso rispetto degli spazi di ciascuno lascia il posto a un nuovo senso di comunità, a una condivisione delle emozioni e degli affetti che solo chi ha a lungo vissuto e sofferto può esprimere nella loro pienezza. Sullo sfondo silenzioso dei grandi spazi del Nord canadese, tra drammi del passato e nuove tenerezze del presente, Piovevano uccelli costruisce una storia luminosa di dignità e sopravvivenza, innalzando un inno alla libertà, fosse anche quella di ritirarsi dal mondo e scegliersi un’altra vita o quella di morire.
Namwali Serpell
CAPELLI, LACRIME E ZANZARE
(Fazi – Trad. di Enrica Budetta, € 18,50)
Una coloratissima saga familiare intrisa di atmosfere che ricordano Cent’anni di solitudine e I figli della mezzanotte, dove tante piccole storie, una più bella dell’altra, si uniscono per dare vita alla grande storia della nascita di una nazione.
1904. Sulle rive del fiume Zambezi, a pochi chilometri dalle maestose Cascate Vittoria, c’è un insediamento coloniale. In una stanza fumosa dell’hotel dall’altra parte del fiume, un esploratore di nome Percy M. Clark, annebbiato dalla febbre, commette un errore che fa sì che il destino di un albergatore italiano si intrecci con quello di un garzone locale. A partire da questo momento si innesca un ciclo di eventi che travolge tre famiglie dello Zambia (una nera, una bianca, una mista) i cui membri si scontrano e s’incontrano nel corso del secolo, nel presente e oltre. Con il susseguirsi delle generazioni, le vicende di queste famiglie, i loro trionfi, i loro errori, le perdite e le speranze, emergono sullo sfondo di un panorama di fiaba, romanticismo e fantascienza. Questo avvincente e indimenticabile romanzo – in cui compaiono una donna completamente ricoperta di peli e un’altra afflitta da una cascata infinita di lacrime, storie d’amore proibite e ardenti battaglie politiche, meraviglie tecnologiche nostrane come afronauti, microdroni e vaccini virali – è una testimonianza del nostro desiderio di creare e attraversare i confini e una meditazione sul lento e grandioso passare del tempo. Definito «il grande romanzo africano del ventunesimo secolo», Capelli, lacrime e zanzare è lo strabiliante esordio di Namwali Serpell.
Georgi Gospodinov
CRONORIFUGIO
(Voland – Trad. di Giuseppe Dell’Agata, € 19)
Gaustìn, un bizzarro personaggio che vaga nel tempo, inaugura a Zurigo una “clinica del passato” dove accoglie quanti hanno perso la memoria per aiutarli a riappropriarsi dei loro ricordi. Ogni piano dell’edificio riproduce nei dettagli un decennio del secolo scorso, e la prospettiva di un confortevole rifugio dal presente finisce per allettare anche chi è perfettamente sano. In Europa intanto viene indetto il primo referendum sul passato e la campagna elettorale si fa ben presto movimentata… Il nuovo, attesissimo romanzo di Georgi Gospodinov ci porta a Zurigo, Sofia, Vienna, Sarajevo, Brooklyn, e in altri luoghi e tempi, e ci mette di fronte a tutta l’incertezza del futuro, mescolando satira e nostalgia, storia e ironia, in un irresistibile viaggio nello sconfinato continente di ieri.
Lorenzo Monfregola
GLI ANNEGATI
(Il saggiatore, € 19)
Arthur Cipriani apre gli occhi e tutto ciò che ha attorno è acqua, acqua in ogni dove, e luci che scivolano lungo la riva nel buio mentre la corrente lo trascina via: come è finito a bagno nella Sprea, il fiume che taglia in due Berlino, con tutti i vestiti addosso e nessun ricordo di ciò che è accaduto? A fatica riesce a raggiungere una sponda, sente un dolore trafiggergli il petto, là dove un misterioso livido rosso gli copre lo sterno. Ma cosa gli è successo? E che fare ora? Arthur non lo sa, ma l’unico modo per capirlo è andare avanti.
Ogni risalita verso la luce inizia da una discesa, e quella nella notte della capitale tedesca è una caduta in picchiata tra fantasmi stroboscopici e allucinazioni sintetiche; l’unica chance per rintracciare i brandelli della sua esistenza è lanciarsi nell’ignoto, rimbalzando di taxi in taxi da un’orgia a cielo aperto a una rissa tra impasticcati, da una serata technotrance a una convention di startupper in fibrillazione, da una performance artistica a base di urina all’amore per una spacciatrice tatuata di nome Kimiko.
Con questo suo esordio Lorenzo Monfregola scrive il Pasto nudo della generazione Erasmus. Un gorgo romanzesco di caos, violenza e cinismo in cui assieme al lettore annegano le delusioni e le speranze del contemporaneo.
Lola Shoneyin
PRUDENTI COME SERPENTI
(66thand2nd- Trad. di Ilaria Tarasconi, € 16)
Baba Segi è un facoltoso poligamo di mezza età, grassoccio e vanitoso, con un insaziabile appetito per il cibo, le donne e il sesso. Da due anni ha sposato la bella Bolanle, intelligente, istruita e di vent’anni più giovane. La coppia però non ha ancora avuto figli e, disperato, Baba Segi decide di abbandonare stregoni e ciarlatani per rivolgersi alla medicina ufficiale, convinto che la sua bella laureata sia sterile.
Ma la decisione scatena un putiferio in casa perché le indagini potrebbero portare alla luce un terribile segreto, gelosamente custodito dalle altre mogli. Se il capofamiglia scoprisse la verità sarebbe la fine per quelle intriganti e la loro numerosa prole. L’unica cosa da fare è passare alle maniere forti e liberarsi dell’odiata Bolanle.
Giocando con eleganza tra verità camuffate e oscure trame domestiche, Shoneyin scrive un romanzo ironico e dissacrante che è anche un inno all’emancipazione femminile.
Francesco Recami
L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIO LICITRA. L’ALFASUD
(Sellerio, € 16)
C’è stato un furto a Firenze, in via IX Febbraio. Refurtiva: mezza salsiccia arrotolata e un pezzo di pecorino. Erano in frigo e il ladro ha dovuto scassinare un lucchetto. Il bottino non è roba da ridere, in una casa di studenti dove si mangiano spaghetti aglio olio e peperoncino praticamente tutti i giorni.
In città infuriano le lotte studentesche del 1977. Un abitante dell’appartamento in questione è stato selvaggiamente attaccato dalla canaglia fascista. Per i militanti dei gruppi di ultra sinistra si alza il livello dello scontro. In quella casa abita anche Eugenio Licitra, detto il Ragazzo, uno studente fuori sede iscritto al primo anno di Filosofia. Viene dalla lontanissima Ragusa, e ha la testa da un’altra parte. Pensa alle donne e all’amore, si accanisce sulla differenza fra concetti astratti e concetti concreti. Con due dei suoi conviventi stringe amicizia: sono Loriano, detto Loris, romagnolo, il cui unico interesse (oltre al genere femminile in generale) è l’elaborazione della sua FIAT Seicento Abarth. L’altro è il Saggio, corpulento studente di Medicina, stalinista e taciturno. E poi c’è il quarto inquilino, D., la vittima dell’assalto, militante di Lotta Continua, iscritto a Architettura. Ma non sta simpatico a nessuno.
Il Ragazzo, Loris e il Saggio diventeranno un terzetto di eroi picareschi pronti a tutto: disquisire di Taxi Driver, salvare una ragazza in fuga dai suoi aguzzini, persino sfidare a duello con l’utilitaria truccata e potenziata una macchina simbolo degli anni Settanta: l’Alfasud.
Questo romanzo-sarabanda gode di ospiti d’eccezione: da Martin Scorsese a Jean-Paul Sartre, da Wim Wenders a György Lukács, da Gramsci a Niki Lauda, senza trascurare il giovane Carlo Marx, Hegel, Wittgenstein, Freud e Massimo Cacciari. Sull’onda dei suoi personaggi e di questi autori L’educazione sentimentale di Eugenio Licitra è un’opera travolgente e felicemente indecifrabile: come gli anni Settanta.
Ana Maria Matute
RICORDO DI UN’ISOLA
(Fazi – Trad. di Maria Nicola, € 17)
Ana María Matute, scrittrice di spicco del Novecento spagnolo, torna nelle librerie italiane con uno dei tasselli fondamentali della sua opera: uno straordinario, luminoso romanzo sulla perdita dell’innocenza.
Espulsa dal convento dove studiava dopo aver dato un calcio alla priora, abbandonata dal padre e orfana di madre, l’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca: un luogo al tempo stesso incantato e malvagio, dove si scontrano odi antichi e passioni odierne mentre il sole brucia attraverso le vetrate e il vento si lacera contro le agavi. Nella calda e opprimente quiete di un’estate adolescenziale, Matia trama con il cugino Borja tra lezioni di latino, sigarette rubate fumate di nascosto e fughe clandestine con una piccola imbarcazione nelle cale più recondite. Compagni di scorribande sono gli altri ragazzini dell’alta borghesia costretti come loro alla reclusione sull’isola, ma anche i giovani del posto, tra cui spicca Manuel, figlio maggiore di una famiglia emarginata da tutto il paese per il quale Matia prova un conturbante sentimento a cui non riesce a dare un nome. Il sordido mondo degli adulti nasconde molte incognite: gli uomini scompaiono misteriosamente, mentre le donne fumano alla finestra scrutando il mare in attesa di un ritorno. È il 1936, la guerra civile appena scoppiata sembra lontana ma quasi segretamente si sta combattendo anche sull’isola, e l’eco del conflitto si fonde con quella dell’Inquisizione e dei roghi di massa degli ebrei avvenuti nei secoli precedenti. La vita insulare è solcata da linee dolorose e divisive, e diventare grandi vuol dire anche scegliere da che parte stare.
Jazmina Barrera
QUADERNO DEI FARI
(La Nuova Frontiera – Trad. di Federica Niola, € 15)
“Quando visito i fari, quando leggo o scrivo di fari, mi allontano da me stessa. […] Mi allontano nello spazio e vado in luoghi remoti. Mi allontano anche nel tempo, verso un passato che so di idealizzare, in cui la solitudine era più semplice. Mi discosto anche dai gusti del mio tempo perché oggi i fari sembrano figure romantiche e sublimi, due parole passate di moda.”
In questo testo intelligente e curioso Jazmina Barrera intavola un dialogo con le innumerevoli pagine che i grandi autori hanno dedicato ai fari – da Omero a Walter Scott passando per Stevenson, Lawrence Durrell e, naturalmente, Virginia Woolf – accompagnandoci in un periplo che dalle coste del New England, e dai fari cari a Edward Hopper, giunge fino alle scogliere della Cornovaglia passando per la Francia e la Spagna: un viaggio personale e ricchissimo che si intreccia a una riflessione profonda sui temi della scrittura, della letteratura e del collezionismo. Scritto con l’entusiasmo del naturalista, Quaderno dei fari è in parte un memoir e in parte un saggio letterario che conduce il lettore in un affascinante volo sopra un mare in tempesta per farlo atterrare in un luogo di pace: un’opera umana che custodisce la luce e ci guida in modo disinteressato.
Franco Faggiani
GENTE DI MONTAGNA
(Mulatero, € 21)
Trentacinque racconti di persone che hanno scelto la montagna oppure che hanno riscoperto le origini montanare per dare una svolta alla propria vita.
«La montagna non è il paradiso, né quelli che ci abitano sono tutti angeli, ma ecco, almeno è un po’ purgatorio ed è sempre meglio dell’inferno in cui talvolta siamo abituati a vivere».
In elegante confezione cartonata con angoli stondati, fascetta segnalibro e sopraccoperta che – volendo – si trasforma in poster.