Walter Dean Myers
MONSTER
(Marcos y Marcos – Trad di Paolo Ippedico, ill. di Vendi Vernic, € 17)
Steve Harmon è in prigione, accusato di aver fatto il palo durante una rapina finita nel sangue: rischia una condanna a vita.
Steve è smarrito, pieno di paura; per farsi coraggio ricorre alla sua grande passione, il cinema.
Decide di raccontare il suo processo come se fosse un film.
E noi veniamo catapultati lì, in prima fila: assistiamo a interrogatori e testimonianze, ricostruiamo da varie angolazioni la vita di Steve, che segue un corso di cinema, vive a Harlem, frequenta i bulli del suo quartiere.
È colpevole o innocente? È davvero un mostro, come lo definisce la pubblica accusa? O è soltanto un ragazzo nero, e in quanto tale colpevole designato, sospetto per definizione?
Fino all’ultimo non lo sapremo: faremo i conti, invece, con i nostri pregiudizi, le nostre ambivalenze, che oscillano di scena in scena.
Come il suo avvocato difensore, come i suoi stessi genitori, non sappiamo se fidarci completamente di Steve.
Brandon Taylor
UNA VITA VERA
(Codice – Trad. di Gioia Guerzoni, € 21)
Wallace è un giovane biochimico, nero e omosessuale, che studia per conseguire un dottorato in un’università del Midwest degli Stati Uniti. La carriera universitaria è per lui la strada del riscatto da un’adolescenza traumatica vissuta nelle zone più conservatrici dell’Alabama, che ha lasciato cicatrici e ombre da cui non riesce a fuggire. Wallace ha eretto tra sé e il mondo una barriera protettiva di diffidenza e distacco, anche all’interno della sua cerchia di amici, tutti bianchi, alcuni omosessuali e altri che fingono di non esserlo. Nel corso di un weekend di fine estate, però, lo scontro con i colleghi dell’università – una delle grandi delusioni per Wallace – e l’incontro inaspettato con un compagno di corso mineranno il suo equilibrio precario, sospeso tra il desiderio di riprendere il controllo della propria vita e un costante senso di non appartenenza e solitudine. Attraverso il racconto di soli tre giorni della vita di Wallace, Brandon Taylor ricostruisce la rete di angoscia e disperazione in cui resta intrappolato chi si sente un impostore e un intruso nel mondo, chi osserva costantemente gli altri meravigliandosi di come riescano a essere a proprio agio in quella “vita vera” che sembra così lontana e inaccessibile. Quali compromessi bisogna accettare per cominciare a vivere davvero, e quali barriere è necessario abbattere? Quando inizierà per Wallace la vita vera?
Mario Fillioley
SESSO PIù, SESSO MENO
(66thand2nd, € 15)
Peppe e Arianna sono due insegnanti, si vedono e fanno sesso. Non stanno insieme, forse vorrebbero o forse no, tutto sommato stanno bene così. Fanno tanti pensieri: parlano da soli, in macchina o affacciati al balcone, parlano di sé stessi a sé stessi, si credono il centro del mondo, e forse per questo non riescono a entrare davvero in relazione l’uno con l’altra.
Le vite dei due protagonisti incrociano quelle di altri personaggi, che prendono la parola in questo romanzo a più voci. Luca fa il cameriere nella pizzeria dove i due ogni tanto vanno e si diverte a osservarli. È un giovane ricercatore di veterinaria che arrotonda così e butta sempre tutto in etologia, non fa che ricamare teorie con le quali tenta di sedurre Brigida, una maestra di tennis molto più grande, anche lei costretta a un doppio lavoro. Sergio e Cristina sono i rispettivi ex di Arianna e Peppe: hanno sofferto a causa loro e ora hanno sete di rivalsa. Enzo fa l’aiutocuoco sempre nella stessa pizzeria, per lui le cose sono semplici: piace alle donne. Vede di nascosto sia Brigida che Arianna e non gli importa che abbiano altre relazioni.
Abitano tutti a Siracusa, in una Sicilia orientale benedetta dalla bellezza, si spostano in su e in giù tra la costa jonica e i paesi etnei, dandosi un gran daffare per nascondersi dagli sguardi altrui. La prossimità che si vive in provincia però li incolla gli uni agli altri e più tentano di nascondersi più danno nell’occhio. Mario Fillioley scrive un romanzo d’amore al tempo stesso ironico e travolgente, venato di una leggera malinconia.
Mircea Cărtărescu
SOLENOIDE
(Il Saggiatore – Trad di Bruno Mazzoni, € 29)
Dentro una strana casa a forma di barca uno scrittore fallito consuma la vita creando pianeti nella propria testa, annotando sogni e incubi su un diario folle, vagando con la mente per una Bucarest allucinata, pulsatile, ectoplasmatica. Divenuto professore di romeno in una scuola di periferia, lavoro che detesta e ripudia, in quel tetro edificio conosce figure che diventano per lui punti di riferimento: un matematico che lo inizia ai segreti più reconditi della sua materia, gli adepti di una setta mistica che organizza manifestazioni contro la morte nei cimiteri della città e infine Irina, la donna di cui si innamora. In un delirio abbacinante di immagini assurde, lo scrittore tenta disperatamente di sfuggire alla tirannia dei nostri cinque sensi e di accedere a un’altra dimensione dell’esistenza.
Solenoide è il capolavoro di Mircea Cărtărescu, l’opera monumentale che ingloba e fagocita tutte le precedenti, restituendoci la totalità del suo pensiero e l’eccezionalità della sua scrittura, la quale ricorda Kafka, Borges, Pynchon, Bolaño. C’è qui l’impronta di un visionario, un profeta che ci svela in tutta la sua evidenza la «cospirazione della normalità», la gabbia che il nostro cervello ha costruito per noi. Perché per Cărtărescu la realtà è un carcere e noi, come il protagonista di questo libro, abbiamo il dovere di evadere, di cercare, anche a rischio di impazzire, un’altra verità. Solenoide, è questa la sua grandezza, apre uno squarcio e illumina la via di fuga.
Dorothy Allison
TRASH
(minimum fax – Trad. di Margherita Giacobino, € 16)
«Mi alzai e scrissi un racconto, dal principio alla fine. Era una di quelli del taccuino giallo, una di quelli già riscritti, ma stavolta era ancora diverso. Non c’ero veramente io né mia mamma o le mie ragazze, non c’era nessuna delle persone reali, ma c’era tutto il senso, la rabbia assoluta e il dolore della mia vita. Non c’era quella voce lamentosa, ma l’accento del Sud sì, e anche la gioia e l’orgoglio che a volte sentivo per me e per i miei. Non c’era biografia ma neanche bugie, e pulsava al ritmo delle paure delle mie sorelle e della mia disperata vergogna, e finiva con tutte le domande e le decisioni ancora aperte – soprattutto la decisione di vivere».
Pubblicato per la prima volta nel 1988, e premiato con il Lambda Literary Award, Trash è il libro di esordio di Dorothy Allison, e la palestra nella quale ha perfezionato lo stile e lo sguardo che animano le pagine più belle della Bastarda della Carolina. Dando voce agli uomini e alle donne del Sud bianco e impoverito, i racconti di questa raccolta, dolorosi ed eloquenti, ci mostrano le terribili ferite che siamo capaci di infliggere a chi ci è più vicino. Sono storie di sconfitta e di redenzione; di colpa e di perdono; d’amore e di abusi, illuminate dalla forza e dal potere taumaturgico della scrittura.
AA. VV.
COSE, spiegate bene. A proposito di libri
(Iperborea, € 15)
Il 3 giugno è arrivato in libreria un nuovo progetto della casa editrice Iperborea, molto speciale. Si chiama Cose, spiegate bene ed è la prima rivista di carta del Post, il giornale online nato nel 2010 che ha cambiato un pezzo di informazione italiana. Cose è una rivista a forma di libro (liberamente ispirata alla precedente The Passenger), e questo è solo il primo numero ma stanno già lavorando al secondo, che uscirà alla fine dell’anno: ciascuno è dedicato a una cosa da spiegare bene, raccogliendo alcune cose che Il Post ha scritto online, altre che sono scritte apposta, e altre ancora scritte da autori amici e ospiti.
La prima uscita di Cose è dedicata ai libri, a come nascono, come si producono, come si vendono, e al mondo e alle persone che ci lavorano intorno: per conoscere non solo le storie che contengono ma anche quelle in cui sono contenuti. Che cos’è la carta, di chi sono le case editrici, perché (quasi) tutti i libri italiani sono in Garamond, cosa fa veramente l’editor, come si apre una libreria, sono solo alcune delle tante storie raccontate e spiegate con la proverbiale chiarezza del Post.
A proposito di libri, questo il titolo, ospita anche interventi di Concita De Gregorio, Giacomo Papi, Francesco Piccolo, Michele Serra, Luca Sofri e Chiara Valerio.
Ad accompagnare i testi, illustrazioni originali di Giacomo Gambineri, box informativi, infografiche per 240 pagine a colori e stampate su carte di pregio, con il progetto grafico dello studio TomoTomo. I dettagli – e come ordinarlo già da ora – sul sito di «Cose, spiegate bene» (https://www.cosespiegatebene.it/).
Jhumpa Lahiri
IL QUADERNO DI NERINA
(Guanda, € 14)
Dal fondo del cassetto disordinato di una scrivania scoperta in casa, a Roma, riemergono alcuni oggetti dimenticati dai vecchi proprietari: francobolli, un dizionario greco-italiano, qualche bottone, cartoline mai spedite, la foto di tre donne in piedi davanti a una finestra. C’è anche un quaderno fucsia, con il nome «Nerina» scritto a mano sulla copertina. Chi è Nerina? Senza cognome, come un poeta classico o medievale, come un artista del Rinascimento, la donna che, ci assicura Jhumpa Lahiri, ha scritto i versi raccolti in questo libro, sfugge alla storia e alla geografia. Apolide, poliglotta, colta, scrive della propria esistenza tra Roma, Londra, Calcutta, Boston, del legame con il mare, del rapporto con la famiglia, con le parole. Jhumpa Lahiri squaderna, in questo quaderno di poesie eccezionali e quotidiane, un’identità. Tra lei e Nerina, la cui intera esistenza è affidata ai versi e a pochissimi altri indizi, c’è la stessa relazione che lega certi poeti moderni ai loro doppi, che a volte fingono di essere altri poeti, a volte commentano poesie che fingono di non aver scritto, più spesso si fingono semplici lettori. La scrittrice si fa lettrice e invoca addirittura l’intervento di una terza misteriosa persona: una studiosa che l’aiuta a mettere ordine in un gomitolo di strofe e di vite che non sono le sue – ma potrebbero essere le nostre. I suoi commenti nelle note intessono un secondo libro che, come Narciso nel mito, non riconosce se stesso nel proprio riflesso.
Lydia Millet
I FIGLI DEL DILUVIO
(NN editore – Trad. di Gioia Guerzoni, € 18)
Un’estate, un gruppo di famiglie si riunisce in una villa a due passi dall’oceano per trascorrere insieme una lunga vacanza. Per madri e padri significa passare il tempo tra vizi e alcol, in un infinito happy hour; mentre i figli, ragazzi e ragazze dai sette ai diciassette anni, lasciati a loro stessi, creano una comunità e si nascondono l’un l’altro l’identità dei genitori, cercando di non essere collegati in alcun modo a quegli adulti imbarazzanti. Ma l’arrivo di un diluvio devastante sconvolge i loro piani. Il piccolo Jack, ispirato da una Bibbia illustrata, decide di salvare più animali possibile; sua sorella Eve e gli altri ragazzini lo aiutano, raccogliendo viveri nelle case sugli alberi. Ma la tempesta infuria, distrugge la villa e le città, e per salvarsi i ragazzi sono costretti ad abbandonare i genitori, depressi e disorientati, per ritrovarsi da soli in un territorio caotico e irriconoscibile.
Ironico e drammatico, crudo e fiabesco, I figli del diluvio è un romanzo vertiginoso, che parla di una società fragile che corre ciecamente verso il disastro, dove gli adulti hanno perso ogni visione e dove la speranza può esistere solo nella radicale innocenza dei bambini, che si affidano alla Natura trovando nuovi linguaggi, nuovi sguardi, nuove risorse per reinventare il mondo.
Questo libro è per chi prende i giochi come un passatempo molto serio, per chi è stato stregato dall’inquietante allegoria del Signore delle mosche, per chi ammira le libellule che planano leggere sull’acqua come minuscoli elicotteri, e per chi ha capito che la parola paradiso fa parte di un codice, vuol dire solo un buon posto sulla Terra dove abitare.
Therese Anne Fowler
UN BEL QUARTIERE
(Neri Pozza – Trad. di Ada Arduini, € 15)
Ampie strade, case di mattoni in stile ranch e giardini rigogliosi… Oak Knoll è un quartiere molto ambito nel bel mezzo di un’amabile città della Carolina del Nord.
A Oak Knoll vivono Valerie Alston-Holt, professoressa di silvicoltura, e il suo talentuoso figlio Xavier, che in autunno partirà per il San Francisco Conservatory of Music. Esperta botanica, Valerie ama, del suo quartiere, soprattutto la maestosa vegetazione: cornioli bianchi e rosa, castagni, peri, viburni, camelie, ciliegi, cachi, cespugli di biancospino e agrifoglio. E, soprattutto, la grande quercia che svetta nel suo giardino.
Qualche mese prima, però, è accaduto l’irreparabile: un’impresa di costruzioni ha abbattuto tutti gli alberi che ombreggiavano la casa accanto alla loro, demolita senza tante storie e portata via come i resti di una tempesta o di un terremoto. Ora al suo posto c’è un edificio grande e luminoso, con il suo spoglio ma costoso giardino, un’enorme piscina e, soprattutto, i nuovi vicini.
I Whitman sono l’esatto opposto degli Alston-Holt: bianchi, benestanti, popolari. Brad Whitman, della Climatizzatori Whitman, è un giuggiolone pieno di soldi; sua moglie, Julia, coda di cavallo alta e un aderentissimo top da fitness, sembra uscita dalle pagine di un catalogo sportivo. E poi ci sono le figlie: la piccola, spumeggiante Lily, e Juniper, con i suoi segreti ben celati di adolescente.
Con poco in comune, a parte un confine di proprietà, le due famiglie sono inevitabilmente destinate a scontrarsi, soprattutto quando Brad Whitman, incurante di ogni regola di buon vicinato, lascia che i lavori di ristrutturazione della casa intacchino le radici della quercia tanto amata da Valerie.
Tra gli Aston-Holt e i Whitman scoppia, feroce, la guerra. Una guerra che cela in sé il seme dell’odio razzista e che rischia di sfociare nel più drammatico degli esiti. Una guerra che non si arresta nemmeno quando tra Xavier e Juniper sboccia l’amore.
Spietato ritratto dell’America di oggi, dei conflitti razziali e sociali che la attraversano, Un bel quartiere ha ottenuto, al suo apparire negli Stati Uniti, un grande successo di pubblico e di critica.