La riflessione parte da una conferma di una smentita: ovvero, credevamo che agire in un certo modo non fosse proprio nelle corde della persona che avrebbe ricevuto l’azione agita, e invece scopriamo che, nel non detto dei giorni che scorrono, proprio quell’azione crea gioia, partecipazione, la sensazione unica di condividere qualcosa di bello.
Ecco. Facciamo che entrarci a muso duro. Quanti di voi hanno una o più abitudini cui scoccia rinunciare? Bene, forse chiamarle abitudini le rende antipatiche ai più. Subito ci si vede di fronte un papalotu pantofolato davanti al suo televisore. Non parliamo di quello. Che più che altro definiremmo pigrizia. Ignavia. Placido gongolarsi nell’inedia del non fa nulla (che, ogni tanto, per altro, ci sta!).
Parliamo di quella piccola (o di quelle piccole) consuetudine(i) che … è come una carezza, come la coccola dichiarata o meno, come il chicco di serenità e tenerezza che ci regaliamo. Siamo sicuri: anche i più duri e puri, anche quelli che io non mi spiezzo, non mi avranno mai, me ne fotto delle abitudini e consuetudini, vivo alla giornata! avranno sperimentato sulla loro pelle quell’azione che, ripetuta, dona benessere, allegria immotivata, sorriso. E allora perché rinunciarci?
Figurarsi quando questo infinitesimale frammento di felicità non lo si trascorre in solitaria, ma si decide (o ci capita) di condividerlo. Condividere. Dividere con. Cum Dividere. Che sa di spartire, spargere, elargire, non tenere nel proprio orticello, ma dare a grandi mani, generosamente rendere parte gli altri di un qualcosa, grande o piccolo, che sta accadendo in quel preciso, irripetibile, momento.
Bene. Come il famoso fulmine a ciel sereno, come la felice epifania in una serata come altre, come qualsiasi cosa che un poco vi sposta e vi rende un po’ diversi, solo dopo l’averla anche solo pensata, eccoci a dirvi la nostra.
Anche in quest’epoca di passioni tristi, di credo screditati, di valori svalutati, di pressapochismo, smarrimento, non saper che pesci pigliare, del votarsi al santo a più buon mercato, noi abbiamo dalla nostra che… il guaio è che ci piaccia CONdividere, e questo rende forti. Soprattutto se ad essere condivisa è una consuetudine. Che oltre alla condivisione ha dalla sua il fatto che l’evento si ripeta. Creando un precedente. Quindi altra condivisione. Quindi altra intimità. Quindi altro da dirsi e da scambiarsi, che frantuma le barriere delle timide prime volte. Potrete pensarci vintage, addirittura vagamente retrò, ma noi le nostre abitudini proprio le amiamo. E non vogliamo abbandonarle. Anche perché se poi sono abitudini-consuetudini condivise il mondo si allarga. E diventa un posto migliore in cui trascorrere i giorni.
Siete d’accordo?