Paulina Chiziane
NIKETCHE. Una storia di poligamia
(La Nuova Frontiera – Trad. di Giorgio de Marchis, € 18,90)
“Il cuore del mio Tony è una costellazione di cinque punti. Un pentagono. Io, Rami, sono la prima moglie, la regina madre. Dopo viene Julieta, l’ingannata, che ricopre il posto di seconda moglie. Segue Luísa, la desiderata, come terza moglie. Saly, l’ambita, è la quarta. Infine Mauá Sualé, l’amata, la piccolina, l’ultima arrivata. Il nostro focolare è un poligono a sei punte. È poligamo. Un esagono sentimentale.”
Dopo più di venti anni di matrimonio, Rami scopre che suo marito Tony la tradisce con diverse amanti, con le quali ha costituito altre famiglie parallele. Sconvolta, la donna inizia una ricerca febbrile nel disperato tentativo di salvare il suo matrimonio. Comincia così un affascinante viaggio tra gli usi e i costumi sessuali del Mozambico, i misteri dei riti d’iniziazione, le danze erotiche delle promesse spose dell’etnia Macua, gli incantesimi d’amore usati nella regione di Maputo e ancestrali e inviolabili tabù. Rami prenderà coscienza della condizione delle donne del suo Paese, accomunate tutte da un destino di sofferenza e discriminazione e deciderà di tramutare lo scontro con le amanti in una profonda sorellanza, che costringerà il marito a trasformare i piaceri dell’adulterio negli obblighi imposti dalle regole della poligamia.
Cees Nooteboom
SAIGOKU – Pellegrinaggio giapponese dei 33 templi
(Iperborea – trad. di Laura Pignatti, € 19,50)
Sulle orme di Kōbō-Daishi, l’eterno viandante e fondatore del buddhismo Shingon, Nooteboom affronta insieme alla fotografa Simone Sassen uno dei più antichi, faticosi e importanti pellegrinaggi del Giappone, quello del Saigoku. Trentatré templi, alcuni nell’area di Kyoto, altri sperduti su montagne impervie, uno su una piccola isola, ciascuno dedicato a una diversa manifestazione di Kannon, il bodhisattva della misericordia, che può avere undici teste, mille braccia o sembianze di cavallo. Con il cammino a dare forma e ritmo ai propri pensieri, accompagnato dalle pagine della Storia di Genji di Murasaki Shikibu, il primo romanzo della storia, che ritrae la raffinatezza estrema cui giunse la corte imperiale nel periodo Heian (794-1185), Nooteboom si muove tra paesaggi e architetture nell’incanto anacronistico di un Giappone rimasto immutato nei secoli e fatto di silenzio, leggende e riti millenari, ripercorrendo il lungo viaggio della dottrina buddhista dall’India attraverso un intero continente, di lingua in lingua, da una cultura all’altra, per raggiungere il Sol Levante. E in un racconto che procede per immagini e richiami poetici esplora l’armonica fusione di buddhismo e shintoismo, spirito e natura, fede e superstizione che identifica il pantheon nipponico ricordando molte pratiche del cattolicesimo popolare. Ma soprattutto si immerge nella pace ultraterrena che avvolge i templi offrendo rifugio agli abitanti delle caotiche metropoli odierne, nella contemplazione di tutti quegli imperscrutabili volti di pietra, oro e ottone che si librano sopra ogni cosa, immuni al dolore del mondo, circondati da giardini di roccia e piante stilizzate che sembrano custodire il segreto del tempo.
Marek Sindelka
LA FATICA DEI MATERIALI
(Keller – Trad. di Laura Angeloni, € 17,50)
Amir e il fratello minore fuggono dal loro Paese dopo che le bombe hanno ucciso i genitori. Ben presto devono separarsi con la promessa di riunirsi nella grande città del Nord il cui nome è appuntato su un foglietto di carta. Sono gli antefatti di un libro che ci catapulta immediatamente in una storia che toglie il fiato e che si svolge in un eterno presente. «La fatica dei materiali» è infatti un libro unico che induce il lettore a immedesimarsi nella quotidianità dei personaggi, trascinandolo in un’esperienza quasi fisica e impegnandolo a superare, accanto ai due giovani migranti, tutte le prove che saranno costretti ad affrontare: fuggire e nascondersi, orientarsi, sopravvivere al freddo e alla fame, andare avanti.
Il mondo raccontato da Šindelka diventa così il teatro di un agire concreto, scevro di ogni giudizio morale, nel quale i due fratelli mettono alla prova la loro volontà, il legame che li unisce, la resistenza alla fatica e all’usura dei corpi.
«La fatica dei materiali» si è aggiudicato il più prestigioso premio letterario della Repubblica Ceca: il Magnesia Litera. Ci offre una narrazione potente ed essenziale che è sguardo sulle macerie del mondo ed esplorazione di temi universali quali l’alienazione, la perdita della propria casa e delle proprie radici e la ricerca della felicità.
Joyce Carol Oates
L’ALTRA TE
(La Nave di teseo – Trad. di Alberto Pezzotta, € 20)
Tutti ci siamo chiesti almeno una volta come sarebbe stata la nostra vita se avessimo fatto scelte diverse. Chissà come saremmo ora se avessimo passato quell’esame, se avessimo scritto quella lettera, se avessimo parlato con quella persona. D’altra parte è una caratteristica peculiare della natura umana quella di domandarsi e di immaginare che forma potrebbe avere questo altro sé. Joyce Carol Oates racconta quindici realtà alternative, vite che hanno preso sentieri diversi, o che avrebbero potuto farlo, tra nostalgia per un passato spesso più vagheggiato che vissuto e malinconia per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Con ambientazioni e protagonisti che potremmo incontrare tranquillamente nella nostra quotidianità, questi quindici racconti, conturbanti e a tratti inquietanti, coinvolgono il lettore grazie alla forza della scrittura di una delle voci più importanti della letteratura americana contemporanea.
Fabio Bacà
NOVA
(Adelphi, € 19)
Del cervello umano, Davide sa quanto ha imparato all’università, e usa nel suo mestiere di neurochirurgo. Finora gli è bastato a neutralizzare i fastidiosi rumori di fondo e le modeste minacce della vita non elettrizzante che conduce nella Lucca suburbana: l’estremismo vegano di sua moglie, ad esempio, o l’inspiegabile atterraggio in giardino di un boomerang aborigeno in arrivo dal nulla. Ma in quei suoni familiari e sedati si nasconde una vibrazione più sinistra, che all’improvviso un pretesto qualsiasi – una discussione al semaforo, una bega di decibel con un vicino di casa – rischia di rendere insopportabile. È quello che tenta di far capire a Davide il suo nuovo, enigmatico maestro, Diego: a contare, e spesso a esplodere nel modo più feroce, è quanto del cervello, qualunque cosa sia, non si sa. O si preferisce non sapere.
Francesca Valente
ALTRO NULLA DA SEGNALARE
(Einaudi, € 17)
Altro nulla da segnalare, il libro che ha vinto all’unanimità il Premio Italo Calvino 2021, è un testo raro, prodigioso. Al centro, le storie struggenti dei «paz»: i pazienti – o i pazzi, direbbero i piú – dei servizi psichiatrici nati subito dopo la chiusura dei manicomi: uomini e donne che si ritrovarono improvvisamente liberi nel mondo, o che nel mondo non sapevano piú come abitare. Le storie a cui dà vita Francesca Valente ruotano sempre attorno a punti luminosi: dettagli, pensieri, eventi; non mirano mai a raccontare le vite dei personaggi, cercano piuttosto il cuore pulsante della loro umanità: perché è lí, in quel frammento di memoria che li riguarda, portato alla luce ma irriducibilmente oscuro, che può essere racchiusa ogni prospettiva d’universalità.
«Occhipinti, insonne, insisteva nell’ordinare champagne: le ho portato in sostituzione dello stesso dell’acqua, ma ha dimostrato, rovesciandomela in testa, di non gradirla. Tutti gli altri signori ospiti hanno dormito, tranne la signora Agosta, che continua ad andare al gabinetto e spacca tutto. Altro nulla da segnalare». «Altro nulla da segnalare» è la formula di rito con cui, nei primi anni Ottanta, si chiudevano i rapportini quotidiani degli infermieri del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Ospedale Mauriziano di Torino, uno dei primissimi esperimenti di «reparto aperto» subito dopo la promulgazione della Legge 180. Chi finiva il turno riferiva con semplicità a chi lo iniziava quanto era avvenuto nelle ore precedenti: cose ordinarie e straordinarie. Episodi comici, tragici, feroci. In quelle note «c’era un’umanità che raccontava un’altra umanità, con benevolenza e un sincero sforzo di comprensione. Spesso erano entrambe umanità dolenti». Partendo proprio dai rapportini, e dai racconti fatti all’autrice dallo psichiatra del reparto Luciano Sorrentino – che un giorno è andato a casa sua affidandole uno scatolone pieno di tutte le carte che aveva accumulato negli anni -, Francesca Valente ha dato vita a un testo senza paragoni, dove il confine tra documento e scrittura letteraria è sempre mobile e indefinibile. A ogni pagina si avverte che la sua penna cerca qualcosa, mentre insegue le storie di pazienti, medici, infermieri, a partire dalle tracce a disposizione. Qualcosa che miracolosamente trova e ci mette davanti agli occhi. «Perché le tante persone passate per i repartini hanno lasciato minuscoli frammenti: il resto è in un cono d’ombra. E perché ognuna di queste storie è una possibile versione di qualcosa che è accaduto realmente, una fotografia ricomposta di una vicenda individuale e collettiva».
Chris Offutt
DI SECONDA MANO
(minimum fax – Trad. di Roberto Serrai, € 16)
Nel racconto che dà il titolo a questa raccolta, una donna che vive con un uomo divorziato e con la figlia piccola di lui cerca con ogni mezzo di conquistare la fiducia della bambina e finisce per impegnare l’unica cosa di valore che possiede – un paio di stivali in pelle di struzzo – per comprarle una mountain bike. La bici è usata, il negozio dove viene acquistata è un bagno dei pegni, ma di seconda mano è anche la protagonista – che viene da una serie di legami e mestieri infelici – e la sua storia d’amore. E di seconda mano, psicologicamente ed economicamente, sono tutti i personaggi di questi straordinari testi brevi, ancora inediti e proposti ai lettori italiani prima che a quelli americani. Le loro storie e i loro corpi, usati e usurati da vite difficili, ci accompagnano in un viaggio senza sconti nel cuore di un paese che sembra aver dimenticato le promesse sulle quali è stato edificato.
Con la stessa lingua chirurgica di Nelle terre di nessuno, Chris Offutt ci introduce a uno strazio umano, a una volontà di resistenza e riscatto che commuovono e aprono alla speranza, confermandosi ancora una volta un grande maestro del racconto contemporaneo.
Francesco Muzzopappa
SARò BREVE
(Fazi Editore, € 17)
Un ricco patrimonio e uno scritto.
Un morto che parla, libero finalmente di dire quello che pensa.
Ennio Rovere fa testamento. Ha impiegato l’intera esistenza per costruire un sogno e ci è riuscito mettendo su un mobilificio di successo che porta il suo nome in Brianza. Si è fatto da solo, ha avuto fortuna, anche se la sua vita non sempre è stata facile. Ha avuto amori più o meno fortunati, mogli più o meno fedeli, figli più o meno litigiosi, collaboratori più o meno capaci. Con il testamento, però, ha l’occasione di rimettere tutti a posto: dalla prima moglie all’esuberante donna di servizio, dal figlio minore allo zelantissimo autista, dal dentista al cane devoto. Mai come adesso, si sente libero di parlare e dire finalmente la sua.
Con la scusa di distribuire in maniera equa il suo patrimonio, il protagonista di questo libro ripercorrerà per iscritto la propria esistenza, intrecciando dinamiche familiari e lavorative, premiando quanti davvero hanno meritato il suo affetto e punendo senza pietà tutti gli altri, senza risparmiarsi neppure nel giudizio.
Ormai, questo è chiaro, non ha più nulla da perdere.
Un autore amatissimo dai suoi lettori torna in libreria con un romanzo originale e pieno di inventiva, un testamento in forma di commedia dallo spirito dissacrante e tutto da ridere.
Liz Moore
IL PESO
(NN Editore – Trad. di Ada Arduini, € 19)
La vita di Arthur Opp, ex professore di Letteratura, è disegnata dai confini del suo corpo. Incapace di governare la fame di cibo, di amore, di rispetto, Arthur non esce più dalla sua casa di Brooklyn. L’unica persona che gli sta a cuore è Charlene, una ex allieva con cui ha mantenuto per anni una corrispondenza tenera e profonda, ma che da qualche tempo non sente più. Finché un giorno Charlene lo chiama per chiedergli di aiutare negli studi il figlio Kel, giovane promessa del baseball. Arthur prova a contattare il ragazzo senza riuscirci: Kel è in crisi, ha grandi aspirazioni ma poche risorse, e non tollera di vedere sua madre consumarsi nell’alcol e nella depressione. Poco alla volta, attraverso piccoli gesti e umanissime coincidenze, l’amore di Charlene avvicinerà Kel e Arthur, liberandoli dal peso del proprio dolore, e darà loro la possibilità di mostrarsi agli altri senza più disperazione né vergogna. Con una scrittura limpida e magistrale, Liz Moore parla dei vuoti d’amore e di felicità che la vita può scavare nei corpi, vuoti da riempire a ogni costo. E racconta del desiderio di cura e di affetto capace di avvicinare le generazioni, creare famiglie, e scacciare per sempre la solitudine.
Questo libro è per chi legge negli occhi di una persona tutto il suo passato, per chi non può fare a meno di tifare per la dolce Olive di Little Miss Sunshine, per chi trova nel proprio nome un indizio prezioso per conoscersi meglio, e per chi ha vissuto una vita intera seduto in disparte, finché non ha incontrato qualcuno capace di rompere l’incantesimo e aprire la porta del futuro.