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Il libro che ti prende | I consigli di novembre 2024

    Gabrielle Zevin
    ELSEWHERE
    (Nord – Trad. di Chiara Brovelli, € 16.50) 

    Liz non sa com’è finita ad Altrove. Sa solo che non può più tornare indietro ed è quindi obbligata a restare in quello strano posto fatto di spiagge bianche, palazzi eleganti, negozi affollati; un posto in cui lei non conosce nessuno e in cui nessuno può ammalarsi, né invecchiare, né morire. E il motivo è semplice: sono già morti. Proprio come Liz, che è rimasta vittima di un incidente d’auto. Adesso anche lei seguirà il destino di tutti gli altri abitanti di Altrove, diventando sempre più giovane, fino a tornare neonata, pronta per essere rimandata sulla Terra. Solo che Liz vorrebbe compiere sedici anni, non averne di nuovo quattordici. Vorrebbe imparare a guidare, andare all’università, provare sulla propria pelle l’emozione del primo amore, non ripercorrere un’infanzia che non vedeva l’ora di abbandonare. Vorrebbe riabbracciare i genitori e il fratellino, non limitarsi a osservarli attraverso i binocoli dei Ponti d’Osservazione. In altre parole, non è pronta a lasciare andare una vita che non ha mai avuto nemmeno il tempo di assaporare. Però, a poco a poco, scoprirà che anche questa esistenza al contrario può essere piena di gioia e di sorprese…

    Adorato da generazioni di lettori e lettrici, Elsewhere è un’originale favola moderna che indaga con profonda delicatezza sul significato dell’amore e della perdita, un romanzo che trascende generi e categorie, un vero e proprio classico contemporaneo.


     

    Alison Espach
    LA MAGIA DEI MOMENTI NO
    (Bollati Boringhieri – Trad. di Benedetta Gallo, € 19)

    È una bellissima giornata a Newport, Rhode Island, quando Phoebe Stone arriva, da sola, al grand hotel Cornwall Inn sfoggiando un elegante vestito verde e scarpe dorate col tacco. Subito, nella hall, tutti la scambiano per una degli invitati che si sono raccolti nell’albergo per i festeggiamenti del matrimonio che sta per celebrarsi, ma in effetti lei è l’unica ospite dell’hotel estranea a quell’evento. Phoebe è lì perché sognava di soggiornarvi da anni, anzi sognava di farlo col marito, e adesso che lui l’ha lasciata Phoebe è arrivata al Cornwall con uno scopo ben preciso, e non esattamente in tono con l’atmosfera della festa: uccidersi. Nel frattempo la sposa ha pensato a ogni dettaglio, a ogni minimo particolare del suo matrimonio tranne che all’imprevista presenza di Phoebe…
    Con una scrittura brillante e uno humour impietoso e irresistibile, Alison Espach riesce a insinuarsi nelle pieghe dell’animo umano e a farle emergere sulla pagina, a mostrarci certi percorsi tortuosi che possono sorprendentemente portarci laddove non avevamo mai immaginato di arrivare, ad aprire portoni laddove tutte le porte sembrano saldamente chiuse. A darci fiducia negli incontri inattesi che a volte riescono a farci prendere una nuova, imprevista direzione


     

    Andrès Felipe Solano
    GLORIA
    (SUR – Trad. di Giulia Zavagna, € 17)

    È un luminoso sabato di primavera: New York è il centro del mondo, un universo di possibilità senza fine. Gloria ha vent’anni, è innamorata, vive da poco in città e ricorderà quella data per sempre: è l’11 aprile del 1970, l’Apollo 13 sta per decollare, e il suo idolo, il cantante argentino Sandro, suona al Madison Square Garden in un concerto che passerà alla storia.

    Si può raccontare la vita di una donna, di una madre, a partire da un giorno soltanto, il giorno in cui è diventata adulta? È questa la domanda che si pone il figlio, cinquant’anni dopo, quando si accorge che la sua giovinezza a New York non è così diversa da quella di Gloria: quel figlio è Andrés Felipe Solano, che ripercorre uno dei giorni più significativi per la ragazza che sarebbe poi diventata sua madre con una scrittura sincera, sofisticata e piena di tenerezza. Sullo sfondo, la Grande Mela con i suoi chiaroscuri, gli Stati Uniti come opportunità, la Storia che corre veloce. Un romanzo che parte dal passato per immaginare tutti i futuri possibili, nel quale ognuno potrà ritrovare un pezzetto del proprio percorso, dei propri desideri, dei propri sogni.


     

    Paola Barbato
    LA TORRE D’AVORIO
    (Neri Pozza, € 20) 

    È possibile cancellare il passato e liberarci della persona che siamo stati? Mara Paladini ci sta provando da tredici anni, dopo aver scontato una pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria per il tentato omicidio del marito e dei due figli. Il nome di quella donna, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – era Mariele Pirovano, ma quel nome Mara lo deve dimenticare, perché quella persona non esiste più. Almeno questo è ciò di cui tutti vogliono convincerla. Lei però non ci crede e nella sua nuova vita in una grande città, a centinaia di chilometri dal proprio passato, ha costruito una quotidianità che la tiene lontano dal mondo, che le impedisce di nuocere ancora: non esce quasi mai e della casa procurata dai servizi sociali ha fatto una prigione di scatoloni e memorie, dove seppellire per sempre Mariele. Un giorno però nella sua torre d’avorio si apre una breccia. Comincia tutto con una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino. Potrebbe essere cosa da nulla, invece la scena che le si presenta è un uomo morto, con i segni dell’avvelenamento sul corpo. Mara potrebbe non riconoscerli, quei segni; Mariele invece non ha dubbi, perché così ha quasi ucciso le tre persone che amava di più. Ora Mara sa che è stato tutto inutile, che il suo passato l’ha riagguantata: ora Mara sa che l’unica possibilità è la fuga, da chi vorrà incolparla di quell’omicidio e da chi invece lo ha commesso per incastrarla.


     

    Xochitl Gonzalez
    OLGA MUORE SOGNANDO
    (Fazi – Trad. di Giuseppina Oneto, € 19)

    Se c’è una cosa che Olga può affermare con certezza, è di aver fatto tutto da sé. Nata a Brooklyn in una rumorosa famiglia portoricana e presto abbandonata dalla madre che ha preferito darsi all’estremismo politico, si è conquistata un posto in un college esclusivo e oggi, a quarant’anni, è l’elegante wedding planner dei broker di Manhattan. La sua vita pubblica è scintillante, ma a porte chiuse la situazione è molto meno rosea. Olga può orchestrare le storie d’amore dell’élite, ma fatica a trovare la propria; sa trasformare i capricci dei suoi clienti in necessità imprescindibili, ma quando si tratta dei suoi bisogni non azzecca una mossa. Come se non bastasse, insieme alla stagione degli uragani, la madre Blanca si riaffaccia prepotentemente nella sua vita dopo decenni di silenzio. L’unica ancora di salvezza sembra essere l’adorato fratello Prieto: cresciuto come lei dalla nonna, è diventato un popolare membro del Congresso; anche lui, però, sta per essere travolto da una tempesta. Senza più punti di riferimento, alle prese con le sue ambizioni sociali, l’ombra della madre assente, le ingombranti radici portoricane e l’eterno bisogno di essere amata, Olga sarà costretta a fare i conti con i traumi dell’infanzia e a capire, una volta per tutte, chi è davvero. Divertente, intelligente, fresco, Olga muore sognando è il romanzo d’esordio di Xochitl Gonzalez: premiato in patria da ottime vendite e recensioni entusiastiche, è una perfetta fotografia del mondo occidentale contemporaneo con tutti i suoi paradossi.


     

    Alejandra Kamiya
    LA PAZIENZA DELL’ACQUA SOPRA OGNI PIETRA
    (La Nuova Frontiera – Trad. di Elisa Tramontin, € 16,90)

    In un’atmosfera di quiete apparente, una donna convive pacificamente con una scimmia, finché cala la notte e i confini tra la realtà e l’immaginazione si dissolvono, rivelando un pericolo in agguato. Una dogsitter porta a spasso un gruppo di cani e loro, mentre passeggiano, filosofeggiano intorno alla routine, la memoria e la morte. Partendo da una comune sensazione di tristezza, due musicisti raggiungono un’armonia perfetta, come se il destino ineluttabile di un pianoforte e di un violino fosse inscritto in quell’unione unica. Di fronte alla possibilità di adottare un nuovo cucciolo, una donna esita, si sente vecchia, ma ricorda in una sorta di catalogo affettivo tutti i cani che l’hanno accompagnata nel corso della vita. Forse un nuovo inizio è ancora possibile.
    Alejandra Kamiya ci regala una raccolta di racconti che esplora il legame tra l’uomo e l’animale, tra il quotidiano e l’onirico, tra ciò che viene detto e ciò che viene solo suggerito. Ed è proprio in questi interstizi che la sua forza narrativa esplode, non in modo smaccato, ma con il sicuro pudore di una goccia d’acqua che attraversa ogni superficie.


     

    Radka Denemarkovà
    ORE DI PIOMBO
    (Miraggi – Trad. di Laura Angeloni, € 36) 

    Diversi personaggi, dai nomi simbolici: Programmatore con moglie e figlia adolescente, il sinologo Marziano, Diplomatico, Studentessa Americana, Amico, Ragazza Cinese, intrecciano le loro esistenze in Cina, tra il desiderio di una nuova vita, libera dai traumi del passato e dai macigni di famiglia, e ruoli che sembrano prefissati da sempre, a guardia di un ordine immutabile. Un Occidente soggiogato dal mito del guadagno, e un Oriente dalle radici antiche (fondamentali sono i personaggi favolistici, due gatti “ filosofi ”, Arancio e Mansur, la gazza azzurra, le cornacchie…), che sul capitalismo “ dispotico ” si fonda. E le deboli voci dissidenti, i non rieducabili, sono sempre più emarginate, punite, neutralizzate. Liquidate. Le storie dei singoli si incrociano con quella della protagonista, Scrittrice, eroina dei nostri tempi, convinta sostenitrice dei valori democratici e dei diritti civili, a volte con conseguenze fatali.
    La vicenda di ciascuno subisce però una frattura, che si salda a quella collettiva: il vecchio mondo europeo è giunto a un punto di non ritorno, l’intera società sta vivendo la sua “ora di piombo”, un’epoca di rassegnata apatia, frenesia vana, asservimento al consumismo sfrenato.
    In questo grande romanzo l’Autrice indaga a fondo i due mondi, mescolando continuamente, forte della potenza della letteratura, citazioni di Confucio e Havel (e non solo), nell’incontro-scontro tra due mondi tanto diversi e ormai così simili, perduti in una sorta di globalizzazione dei loro peggiori aspetti.


     

    Hanif Kureishi
    IN FRANTUMI
    (Bompiani – Trad. di Gioia Guerzoni, € 17)

    “Il giorno di Santo Stefano ero a Roma, e dopo una bella passeggiata fino a Piazza del Popolo, seguita da un giretto a Villa Borghese, poco dopo essere rientrato a casa sono caduto.” È la fine del 2022 quando la vita di Hanif Kureishi cambia. Dopo quella caduta non può più camminare, scrivere o lavarsi; non può fare nulla senza l’aiuto degli altri. Inizia così la sua odissea, prima all’ospedale poi in un centro di riabilitazione, con la speranza di tornare nella casa di Londra, che lo accoglierà di lì a un anno, trasformata per adattarsi a lui, che a sua volta si adatta con fatica, rabbia, umorismo, coraggio al suo nuovo qui ed ora. “Molti dicono che quando sei in punto di morte tutta la vita ti scorre davanti agli occhi, ma io non pensavo al passato quanto al futuro, a tutto quello che mi era stato sottratto, a tutte le cose che volevo fare.” È il futuro, via via che si fa presente, la materia di questo libro, una serie di dispacci dal letto d’ospedale e dopo il ritorno a casa, dettati ai suoi cari e poi editati con pazienza, che restituiscono la voce di Hanif Kureishi come l’abbiamo sentita nei suoi romanzi: feroce, ironica, onesta. Ne viene il diario di un’esistenza in frantumi, scandita dalle cure e illuminata dalla presenza degli altri, la famiglia, gli amici vecchi e nuovi, i medici, gli infermieri, i compagni di malattia. Un’esistenza da abitare in un altro modo, da reinventare ogni giorno senza arrendersi, perché “io non mi voglio lasciar andare: di tutto questo voglio fare qualcosa”.


     

    Andrea Colamedici e Simone Arcagni
    L’ALGORITMO DI BABELE
    (Solferino, € 17.50)

    Che cosa ha a che fare Omero con l’intelligenza artificiale? E I viaggi di Gulliver, i trattati di Giordano Bruno, le opere di Borges: cosa ci possono insegnare dell’accelerazione tecnologica? Nel racconto Nella colonia penale, Kafka immagina un uomo assoggettato al potere della macchina: una figura che sembra perdere del tutto la propria umanità di fronte allo splendore matematico, logico ed efficientista di un automa. È proprio esplorando esempi letterari e filosofici come questo che Andrea Colamedici e Simone Arcagni si interrogano sul nostro futuro in relazione all’incredibile sviluppo dell’intelligenza artificiale e al mistero dell’algoritmo di Babele.
    Attraverso molti capolavori e autori del passato – dai dialoghi di Platone ad Asimov – possiamo infatti ricostruire il codice genetico della nuova frontiera informatica, mostrando come il suo immaginario sia profondamente intrecciato con la nostra società. Ne emerge un affascinante atlante archeologico della modernità che stiamo vivendo, in cui ogni esempio culturale si lega perfettamente alla dimensione contemporanea e al dibattito che si sta generando sul fronte etico e cognitivo. «La torre di Babele è diventata oggi l’algoritmo di Babele, che si situa all’incrocio tra la spinta tecnologica e l’accumulo dei saperi e che rappresenta una sfida avvincente e allo stesso tempo una minaccia inaggirabile. E incarna un racconto, un simbolismo e una visione straordinari.»


     

    Michel Jean
    KUKUM
    (Marcos y Marcos – Trad. di Sara Giuliani, € 18) 

    Quando voga con gli innu per la prima volta, Almanda respira amore e libertà. Orfana, cresciuta in una fattoria di coloni francesi, una sera ha incontrato Thomas, indigeno nomade del Péribonka. Thomas torna a trovarla, cammina ore per rivederla. Si muove silenzioso nel bosco, conosce la neve, le rocce e le cascate del Nord. Almanda si innamora di lui, della luce sul lago ghiacciato, della tenda calda profumata d’abete dopo le imprese del giorno. Ogni autunno gli innu risalgono il fiume, controcorrente. Vivono del necessario, non conoscono la guerra. Finché un popolo venuto da lontano con le sue segherie divora la foresta. Molti innu sono smarriti, rischiano di arrendersi. Almanda no, lei non si arrenderà mai.


     

    AA.VV.
    BUON NATALE, PERFIDIA
    (ExOrma, € 26)

    Ventitré racconti per lo più comici, esilaranti, svagati, poetici sì, ma anche cinici, problematici o addirittura perturbanti, e ventitré illustrazioni.
    Qui si narrano Natali inaspettati tra fantasmi salutisti, Babbi Natale precari, imprese dannunziane, crisalidi natalizie e cronisti inaffidabili (cosa è successo veramente la notte in cui è nato Gesù?).

    Agli autori e alle autrici di questi racconti non manca una buona dose d’ironia e quella lucidità che permette di osservare la realtà nelle sue contraddizioni andando oltre l’ordine rasserenante e conciliante delle cose. Appassionati, generosi e idealisti, credono ancora nell’imprevisto, nel caotico, nel sorprendente come possibilità di riformulare il mondo.
    Un’antologia dove comicità, letterarietà e satira si intrecciano, in cui il Natale diventa l’espediente per raccontare la nostra realtà.

    Con i racconti di: Paolo Albani, Roberto Barbolini, Marita Bartolazzi, Adrián N. Bravi, Emanuela Cocco, Raffaella D’Elia, Tommaso Lisa, Giovanni Maccari, Luigi Malerba, Gianfranco Mammi, Paolo Miorandi, Paolo Morelli, Mauro Orletti, Paolo Pergola, Sara Ricci, Jury Romanini, Massimo Roscia, Giuseppe A. Samonà, Giacomo Sartori, Francesco Spiedo, Stefano Tonietto, Mario Valentini, Andrea Zandomeneghi

    e le illustrazioni di: Paolo Beneforti, Marco Berlanda, Carlo Bordone, Nicoletta Calvagna, Giuditta Chiaraluce, Virgilio Cinque, Cecilia Cosci, Claudia D’Angelo, Jessica Lagatta, Tommaso Lisa, Fabio Magnasciutti, Marco Filicio Marinangeli, Chiara Nott, Andrea Pedrazzini, Alberto Piancastelli, Luciano Ricci, Lorenzo Santinelli


     

    Valèrie Perrin
    TATà
    (e/o, – trad. di Alberto Bracci Testasecca, € 21)

    Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c’è il suo nome sulla lapide… In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c’è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c’è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di Cambiare l’acqua ai fiori e Tre, Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.