Stefano Rapone
RACCONTI SCRITTI DA DONNE NUDE
(Rizzoli Lizard, € 16)
Chiunque abbia visto uno spettacolo di Stefano Rapone conosce il suo inconfondibile marchio di fabbrica: una voce profonda, un tono rilassato e una comicità che esplode nel momento più inaspettato, cogliendo sempre il pubblico alla sprovvista. E questo suo esordio letterario ha le stesse qualità: racconti sornioni, che partono con una premessa tranquillizzante, per poi deflagrare in sviluppi del tutto inattesi, davanti ai quali la risata è l’unica reazione possibile. “Racconti scritti da donne nude” è una raccolta di storie brevi i cui protagonisti appartengono alle più svariate tipologie umane: scienziati non pazzi, amanti focosi, fascisti amichevoli, feti zombi e Madonne in carriera. Per completarlo sono state impiegate le più avanzate tecnologie che la ricerca ha da offrire, infatti l’autore giura che gran parte del testo è stata scritta al computer.
Anjet Daanje
IL CANTO DELLA CICOGNA E DEL DROMEDARIO
(Neri Pozza – Trad. di Laura Pignatti, € 23)
Dove Susan Knowles-Chester va, la morte la segue: questo pensano gli abitanti di Bridge Fowling ogni volta che la vedono incedere a passo svelto. E a quale capezzale la moglie del falegname stia portando i suoi servigi, quale corpo laverà e renderà bello prima che finisca sottoterra, davanti alla canonica del pastore Drayden. La prima volta era stata in una tiepida notte d’agosto, la convocazione dalla canonica era giunta improvvisa. Il pastore voleva che fosse proprio lei ad accompagnare l’amata moglie nell’estremo viaggio. Amata troppo, sussurra qualcuno, tutte quelle gravidanze, per una donna tanto gracile, alla fine l’avevano uccisa. Dopo quella prima morta, Susan aveva riconosciuto la sua vocazione, ed erano arrivate tutte le altre. Anche le figlie del pastore, a una a una, come i grani di un rosario. Tra loro, nel 1847, Eliza May, umbratile e meravigliosa creatura, che aveva riempito la sua vita grama di nubile indigente con la scrittura, nata come un gioco tra sorelle, un linguaggio segreto di bambine. Uno spazio di libertà selvaggia che aveva generato un unico, poderoso romanzo, pubblicato sotto pseudonimo maschile. Un’opera che aveva indignato i benpensanti, consegnandola nondimeno all’eternità. Ma noi conosceremo Eliza May Drayden solo nella turbolenta esistenza dopo la sua morte; in una sorta di passaggio del testimone tra chi l’ha conosciuta, amata, rimpianta, raccontata, celebrata, denigrata; sulle tracce di un taccuino che passa di mano in mano attraverso tre secoli senza mai concedere il suo segreto. Ispirata dalla vita di Emily Brontë e dal suo capolavoro Cime tempestose, Anjet Daanje ha costruito un romanzo immenso, febbrile, che ne contiene tanti altri, in un gioco di specchi che canta l’amore, la perdita, la sorellanza, il potere eterno della letteratura.
Sig. Burwash
VERA BUSHWACK
(minimum fax – Trad. di Paola Moretti, € 24)
Drew ha un piano: abbandonare tutto, costruire una baita nel bosco e vivere lì con il suo cane Pony. Un progetto apparentemente semplice che però ben presto si scontra con le difficoltà pratiche. Progettare una casa con le proprie mani è più difficile di quanto avesse immaginato. C’è chi non comprende il suo desiderio di vivere lontano da tutto e chi non riesce a concepire che qualcuno che non sia un uomo possa imbracciare una motosega, e c’è anche chi offre un aiuto che forse non è del tutto disinteressato. E mentre la natura selvaggia prende il sopravvento nelle sue fantasie, Drew si trova a fare i conti con i legami che ha lasciato dietro di sé, i traumi e le assenze che pesano e che nemmeno la fitta vegetazione del bosco riesce ad attenuare. tirate un po’ di qua, un po’ di là.
Paolo Mascheri
CHIUDI GLI OCCHI, NINA
(Clichy, € 19,50)
Andrea sbarca il lunario lavorando come giardiniere. Schivo e solitario, pare vivere in simbiosi coi silenzi della campagna toscana che lo circonda. Dopo la morte improvvisa della moglie, Chiara, si ritrova da solo con Nina, la figlia che Chiara ha avuto da una precedente relazione. Nina è tutto quello che una ragazzina di undici anni è e dovrebbe essere, e Andrea cerca quanto più possibile di preservare un’apparenza di normalità nella loro vita, proteggendola dalla verità riguardo la morte di sua madre, che solo lui e un ex collega di Chiara conoscono. Proprio quando Andrea e Nina sembrano aver trovato un nuovo equilibrio, il padre biologico della bambina, che fino a quel momento si è limitato a mandare soldi dal Venezuela dove si è trasferito con l’attuale compagna, rivela di voler recuperare il rapporto con sua figlia, facendo temere ad Andrea di finire col perderla per sempre. Ma fino a che punto potrà spingersi per avere un ruolo nella vita di Nina?
Asciutto e poetico, intimo e tenero, ma anche potente e toccante nella sua sincerità fatta di gesti quotidiani e traumi a cui è difficile sopravvivere, Chiudi gli occhi, Nina è la storia di una famiglia di oggi. Un’indagine profonda sulle relazioni che vanno al di là dei vincoli e al di là dei legami di sangue.
Paolo Mascheri dipinge una geografia dei legami e del dolore profondamente delicata e vera, con riserbo e realismo, un microcosmo popolato da pochi personaggi essenziali raccontati con estrema sensibilità e consapevolezza, proponendo ai lettori più attenti, ma anche a chiunque voglia esplorare cosa siamo diventati oggi, uno stile di scrittura contemporaneo come pochi autori italiani di oggi sono in grado di fare.
Kim Ho-Yeon
A JEJU NASCE IL VENTO
(Salani – Trad. di Claudia Soddu, € 18)
Due uomini, un’amicizia inattesa, un viaggio attraverso la Corea
Minjung è timido, maldestro, un indeciso cronico, si sente ‘un erbivoro solitario in un mondo feroce come una giungla’. Andy è l’esatto contrario: un uomo risoluto, impulsivo, con un fisico da culturista e la sicurezza di chi della giungla si sente il re indiscusso. Diversi in tutto, eppure uniti da un destino che li ha voluti, in momenti distinti, al fianco di Jaeyeon. Per entrambi l’amore della vita, quello che continua a vibrare anche adesso che lei non c’è più. A un anno dalla sua morte, i due si incontrano per caso nel cimitero in cui è conservata l’urna di Jaeyeon. Sanno poco o niente l’uno dell’altro, e i loro volti sembrano dire: tu cosaci fai qui? Ma quello che li stupisce di più è l’impressione di essere i soli a cui importi ancora di lei. Inoltre, com’è possibile che la famiglia abbia scelto un posto così sperduto e soffocante per custodire i resti di una donna tanto libera e vivace? Merita ben altro, si dicono Minjung e Andy, e in un istante di inattesa complicità decidono di rubare l’urna e di partire insieme alla ricerca del luogo perfetto in cui dirle addio. Ma dove? Sulla spiaggia di Namhae, come sostiene uno? O tra i vulcani dell’isola delle sue vacanze, come vorrebbe l’altro? Questa è la storia di due uomini che si conoscono come nemici, litigano per orgoglio e si mentono per egoismo, ma scelgono comunque di intraprendere un viaggio rocambolesco attraverso la Corea e attraverso la memoria. Un’avventura on the road scritta con la leggerezza di un K-drama in cui l’amore, anziché svanire, si trasforma, mischiandosi come polvere nel vento e trovando finalmente la libertà.
Fatma Aydemir
TUTTI I NOSTRI SEGRETI
(Fazi – Trad. di Teresa Ciuffoletti, € 18,50)
Giunto all’età della pensione, Hüseyin ha finalmente realizzato il suo sogno: dopo trent’anni di duro lavoro nelle fabbriche tedesche, si è comprato un appartamento a Istanbul per farvi ritorno con la moglie. Mentre cammina lungo i corridoi dipinti di fresco assaporando l’idea di una vita nuova, però, ha un malore improvviso e muore pronunciando un nome: «Ciwan». Nei giorni successivi, la moglie e i quattro figli accorrono in Turchia per partecipare al funerale. C’è Ümit, adolescente frastornato da fantasie inconfessabili, che gioca a calcio per far piacere al padre; Sevda, la figlia maggiore, a cui non è stato concesso di studiare e che ha rifiutato un matrimonio combinato; Peri, la ribelle, studia all’Università di Francoforte, vive una vita trasgressiva e critica ferocemente i valori dei genitori; Hakan, il fratello maggiore, cerca di inventarsi un futuro, soffocato dalle aspettative riposte dai genitori sul primo figlio maschio; e infine Emine, la madre, taciturna e addolorata, parla con i parenti una lingua che i figli non hanno mai sentito e, insieme al marito, ha custodito il più terribile dei segreti per una vita intera. Un segreto che durante queste giornate verrà lentamente a galla, riaprendo ferite molto antiche e cambiando i destini dei quattro figli, combattuti tra il peso delle tradizioni e il desiderio di libertà.
Incluso da «Der Spiegel» nella lista dei cento libri tedeschi più importanti degli ultimi cent’anni, Tutti i nostri segreti è un grande romanzo familiare in cui dramma e ironia si fondono perfettamente: la commovente storia di una famiglia intrappolata tra passato e presente, tra una patria perduta e sempre rimpianta, e una nuova terra mai davvero sentita propria.
Martin Suter
MELODY
(Sellerio – Trad. di Marina Pugliano, € 17)
In una villa sulle colline di Zurigo vive un «burattinaio». Peter Stotz ha 84anni, una vita di potere e successo alle spalle, è stato consulente del governo svizzero, influente membro di partito, consigliere di amministrazione di numerose grandi aziende. Breve è il tempo che ha davanti a sé, lungo e denso il passato. Vuole mantenere il controllo fino all’ultimo, gestire quello che un giorno si dirà di lui, dare un ordine, il suo ordine, al racconto che la morte consegnerà al futuro.
Per organizzare il suo archivio Stotz assume Tom Elmer, 34anni, doppio master in giurisprudenza e urgente bisogno di trovare un lavoro. Tom si trasferisce nella villa, passa ore nell’archivio, cataloga, legge, conserva o distrugge carta dopo carta, documento dopo documento. La giornata è scandita da eccellente cibo italiano e da larghe bevute, tra vino, sherry e cognac delle migliori annate, e dagli inviti di Stotz a sedere davanti al camino ad ascoltare i suoi racconti che riguardano sempre e soltanto una donna. Nella casa si intravedono ovunque suoi ritratti, che rivelano una giovane di origini marocchine, attraente, enigmatica. Si chiama Melody – libraia, grande lettrice, artista di ricami astratti ed ermetici –, era la fidanzata di Stotz. Fino al giorno del matrimonio. Tom si immerge prima con circospezione, poi con passione, nella vita dell’altro. Gli affascinanti racconti dell’anziano non sempre trovano riscontro nelle carte, negli articoli di giornale, nelle corrispondenze private. Tom comincia a chiedersi se Stotz sia davvero chi dice di essere, mentre la presenza di Melody, continuamente evocata nelle parole, nelle immagini e negli oggetti che la riguardano, sembra prendere corpo. Il giovane ne è sempre più affascinato, probabilmente il suo vero compito non è mettere ordine nell’archivio di lui, ma ricreare e ritrovare lei.
In una scrittura tesa e ironica, con dialoghi serrati, moltiplicando diversioni e dettagli enigmatici, intrecciando presente e passato, Martin Suter accumula lentamente la tensione, finché non appare l’altro lato del quadro: una dichiarazione d’amore all’arte dell’inganno che difficilmente potrebbe essere più lucida.
Lorenzo Palloni e Miguel Vida
FORTEZZA VOLANTE
(minimum fax , € 20)
In una notte d’estate del 1933 un velivolo misterioso si schianta al suolo nei pressi di Vergiate, nel varesotto, lasciando dietro di sé una densa coltre di fumo rosa e un omicidio irrisolto. Mussolini in persona ordina da subito che l’accaduto venga insabbiato e istituisce un Gabinetto Speciale per indagare in segreto sull’oggetto volante non identificato. Nessuno ha mai visto un aereo come quello ma tutti, proprio tutti, hanno un’opinione sull’accaduto: un’arma segreta tedesca, una tecnologia inglese, un aeromobile americano. Ciò che i personaggi scopriranno li obbligherà a misurarsi per la prima volta nella storia con forze extraterrestri e tecnologie aliene, in un vorticoso intreccio di spionaggio internazionale che anticipa di trent’anni gli incidenti di Roswell e riscrive i contorni dell’ufologia.
Lorenzo Palloni e Miguel Vila danno vita a un intenso racconto di fantascienza-rétro ispirandosi a uno degli eventi di cronaca più strani mai registrati nella storia d’Italia.
Knud Rasmussen
A NORD DI THULE
(Iperborea – Trad. di Bruno Berni, € 18,50)
È il 1912, la Groenlandia è ancora largamente inesplorata dagli europei e la stazione commerciale Thule è stata inaugurata da poco. È da lì che ad aprile parte Knud Rasmussen, accompagnato da un cartografo danese e due cacciatori inuit, a bordo di slitte trainate da cani: vogliono mappare il canale di Peary – un braccio di mare che separerebbe l’isola dal suo estremo Nord, creando un isolotto su cui l’America potrebbe avanzare pretese – e testimoniare usi e costumi del popolo inuit. Una missione da affrontare con entusiasmo: «Viva la lotta per la vita!» è il motto degli esploratori di fronte a una natura vergine tanto crudele quanto meravigliosa, che affama cani e umani ma regala scenari mozzafiato fatti di luce, vento e ghiaccio. La calotta polare è un deserto bianco dove misurarsi con se stessi, anche con l’aiuto di qualche libro – Flaubert, I promessi sposi – da leggere al riparo degli igloo. Ma soprattutto, la sopravvivenza dei quattro dipende dai saperi degli inuit, che Rasmussen riporta meticolosamente, trasformando il suo diario in un inestimabile documento etnografico: che siano miti, leggende fondative e riti iniziatici o tecniche di caccia e pesca, istruzioni per rivestire le lamine da sci in pelle di tricheco o per costruire un igloo. Così, tra i problemi pratici di una spedizione a quaranta gradi sottozero e la scoperta di territori sconosciuti e ancora da nominare, Knud Rasmussen racconta le sue avventure con lo sguardo del grande esploratore, che vede nella lotta per la sopravvivenza un valore non solo scientifico, ma anche etico e civile.
Il’ja Il’f e Evgenij Petrov
LE DODICI SEDIE
(Voland – A cura di Emanuela Bonacorsi con illustrazioni di Carlo Cagni, € 22)
Sono gli anni pittoreschi e illusori della NEP, la Nuova Politica Economica, e nella sperduta città di N una vecchia aristocratica rivela sul letto di morte al genero Ippolit di aver nascosto i gioielli di famiglia in una delle dodici sedie del salotto della loro casa padronale espropriata dai bolscevichi. Anche padre Fëdor, il prete che ha confessato la moribonda, viene a conoscenza del prezioso segreto. Comincia così per il sacerdote e per Ippolit, assistito dal formidabile “mago dell’intrigo” Ostap Bender, una ricerca all’ultimo respiro e senza esclusione di colpi, resa ancora più ardua dagli sconvolgimenti della rivoluzione che hanno sparpagliato le sedie per tutto il paese. Romanzo di avventure esilarante e scanzonato, mordace satira della realtà sovietica – dalla provincia a Mosca e dal Volga al Caucaso – inesauribile fuoco d’artificio linguistico: Le 12 sedie, capolavoro dell’umorismo russo, torna finalmente in libreria per la prima volta nella sua versione integrale, in una nuova irresistibile traduzione.
Alina Bronsky
BARBARA NON STA MORENDO
(Keller – Trad. di Scilla Forti, € 18)
Walter Schmidt è a suo modo un uomo d’altri tempi. Era un tecnico quando ancora gli elettrodomestici venivano riparati invece che buttati via e ora che è arrivato alla pensione le sue giornate sono fatte di passeggiate con il cane, giovedì sera al pub con gli amici, insofferenza per gli immigrati che assediano le palazzine vicino alla stazione, per il distacco del figlio Sebastian e per le scelte di sua figlia Karen, che ha deciso di trasferirsi a Berlino con la sua “migliore amica” Mai. Walter ha vissuto l’intera esistenza senza doversi prendere cura di troppe cose e a pensarci bene non ha mai imparato nemmeno a prepararsi una zuppa o a passare l’aspirapolvere. Aveva sempre potuto contare sulla moglie Barbara. Un giorno però Barbara non riesce più ad alzarsi dal letto e per lui la vita cambia inesorabilmente. Con il solito umorismo e lo sguardo amorevole che la contraddistingue, Alina Bronsky ci racconta come Walter, proprio nella parte finale della sua vita, sia improvvisamente costretto a reinventarsi badante, marito, cuoco, “casalingo” e a diventare il partner premuroso che non è mai stato. Un romanzo agrodolce e divertente su un matrimonio che vede la propria routine sconvolta e sulla possibilità (involontaria) di un nuovo inizio.
Gino Castaldo
IL RAGAZZO DEL SECOLO
(Harper Collins, € 19,50)
Un uomo nasce nel 1950, alla metà esatta del Novecento, l’ultimo secolo del Millennio. Il suo nome è Luigi e ha pochi mesi quando i suoi genitori, da Napoli, dalla palazzina dove vivono tra il mare e una raffineria, decidono di trasferirsi a Roma. Lì, nella capitale, lo sorprendono gli anni Sessanta, con la musica delle band che arrivano da altri paesi e che, con i loro beat pulsanti e maliziosi, sembrano parlare da un futuro ormai alla porta.
Poi le prime grandi amicizie, il primo amore, nuovi idoli che nascono e muoiono in fretta, la diffusa e frenetica voglia di cambiamento. E di rivoluzione. Una rivoluzione che, ancora al suono di accordi rock e nuovi strumenti, con i capelli lunghi e le magliette colorate, prende finalmente vita alla fine del decennio, tra manifestazioni, viaggi in terre lontane ed esotiche, speranze. Promesse di una libertà assoluta e sfolgorante che dà le vertigini e che i giovani e la musica non hanno mai vissuto prima. Luigi cresce, si sposa, lavora a progetti di scrittura e politica, immerso in un clima di trasformazioni epocali. Ma la droga e l’improvvisa ondata di violenza degli anni Settanta mettono in crisi quei sogni e lui va incontro alle prime disillusioni e alle ombre di un tempo che non tornerà, mentre la vicenda privata del protagonista si incrocia con quelle di uomini straordinari, da Andrea Pazienza a Freak Antoni, da Paolo Pietrangeli a Rino Gaetano.
Il ragazzo del secolo, o della rivoluzione perduta è l’esordio nella narrativa di Gino Castaldo, il più grande e amato giornalista musicale italiano, un romanzo in cui i desideri, le speranze e i dolori di un’epoca vicina e al contempo perduta rivivono grazie alla magia della letteratura.