Letture che vorremmo accompagnassero degnamente questo inizio anno, tra il serio e il faceto per i vostri momenti d’ozio, di riposo, di concentrazione e di voglia di qualcosa di bello!
UN MONDO MIGLIORE
Uwe Timm
(Sellerio – Trad. di Matteo Galli, € 15)
Germania, primavera 1945, ultimi giorni di guerra e primi di pace. Michael Hansen, un giovane militare americano nato da genitori tedeschi, viaggia in missione per il paese man mano che procede la conquista.
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Scopre con incredulità quello che hanno potuto compiere i dodici anni hitleriani e si chiede come sia potuto accadere. Lo domanda ai volti dei tedeschi che incontra. Persone che reclamano rispettabilità, alcuni ancora sprezzanti, tutti convinti di non avere colpe. «Ma vedrà che non troverà neanche un nazista convinto, e nel caso, se ne prenda cura, perché sarà un testimone autentico di come è potuto succedere tutto quello che abbiamo trovato arrivando qui. Tutti gli altri invece sono vittime, vittime del tempo, vittime delle SS, vittime di Hitler».
Ad Hansen i servizi segreti hanno affidato un incarico delicato, interrogare Karl Wagner, il vecchio amico del defunto scienziato Alfred Ploetz. Quest’ultimo, medico genetista arrivato a sfiorare il Nobel, è stato uno dei padri dell’eugenetica razzista e il creatore del progetto «igiene della razza», su cui si fonderanno le pratiche sadiche o sterminatrici del Reich. Assieme a Ploetz, Wagner aveva iniziato il suo cammino di formazione giovanile. Un percorso ideologico che era culminato nell’adesione all’utopia comunitaria del francese Cabet, il fondatore delle comuni «icariane». Ploetz poi aveva dato uno sviluppo perverso a quel solidarismo, finendo coll’aderire al Nazismo. Da ciò la rottura tra i due amici. Wagner deve spiegare ad Hansen come si diventa nazisti, come dal solidarismo possa generarsi l’eliminazione dei deboli, «come sono nate le teorie dell’igiene della razza». Il suo resoconto inizia dalla seconda metà dell’Ottocento e insegue le tracce di un patto faustiano.
Dall’interrogatorio emerge anche il baratro individuale che ha inghiottito un socialdemocratico sotto la tirannia, perseguitato e clandestino. Parallelo, nell’alternarsi dei capitoli, scorre il diario del giovane Hansen, la sua esperienza della Germania anno zero, i suoi amori con donne disperate e travolgenti: «Lo stato d’eccezione in campo erotico».
Il viaggio descritto da Uwe Timm dall’utopia all’inferno riesce a trasmettere la tensione di un dramma pur senza perdere mai una misura di sobrietà. Ad avvincere nella lettura non è una fiera dell’orrore, semmai un’inchiesta che assomiglia a un thriller etico.
IL PARADOSSO DI ACHILLE
Achille Mauri
(Bollati Boringhieri, € 16,50)
Solo chi della vita conosce l’allegria, può passare la soglia più importante e andarsene a spasso divertito e ancora curioso di quello che non sa. Con Anime e acciughe, Achille Mauri ci aveva presi per mano e condotti nell’aldiquà, dove cioè soltanto gli scrittori sanno andare, dove Dante e Orfeo osavano incamminarsi, intrepidi, in cerca dell’amore.
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Con Il paradosso di Achille, Mauri ci dice che quel viaggio era solo l’antipasto, che non c’è nessuna fretta di tornare vivi. L’eternità d’altra parte consente allungatoie e godimenti: è il vantaggio di aver lasciato a casa – o dall’altra parte della vita – l’orologio.
Sequel irresistibile di Anime e acciughe, questo romanzo è prima di tutto una storia a sé. Achille è ormai una celebrità, tra i trapassati. Ha una nuvola di acciughe che lo segue, lo strascico più allegro e strambo che mai si sia visto all’altro mondo. e in quanto celebrity è invitato a convegni in giro per l’ultramondo. Di amore discetta con Shakespeare e Wanda Osiris. Interviene, accorato, sull’immigrazione, insieme a Platone, Eschilo e, tra gli altri, Zygmunt Bauman.
E ancora la solitudine e, commosso e divertito, la vecchiaia.
Il paradosso di Achille è un romanzo esuberante e profondo insieme, sempre sorprendente. Racconta del paradosso che ci rende umani, quello che in fondo ci fa amare la morte perché rende la vita più importante, perché ci fa gustare con allegria ogni giorno che viviamo.
UAIRED
Elio e Franco Losi
(La Nave di Teseo, € 17)
Gec e Toni sono amici da sempre, cresciuti insieme nella provincia pavese, tra racconti mirabolanti nel bar e scorribande selvagge nelle nebbie della Bassa.
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Una sera, di ritorno da un locale di Voghera, un fulmine sfiora l’auto su cui viaggia Gec e accende nel suo cervello un interruttore. La sua testa si affolla di mille voci sconosciute e Gec scopre di possedere il potere di comunicare con la mente.
È l’inizio di un’avventura esilarante alla scoperta dei Uaired, esseri immortali atterrati sulla Terra da un altro pianeta, che da millenni convivono segretamente con gli esseri umani.
Inseguito dalla polizia, tra furti di cadaveri e scambi di corpi, miracolose resurrezioni e infuocate passioni, Gec dovrà scoprire il mistero dei Uaired per prendere infine una decisione da cui dipendono il suo futuro e quello dell’intera umanità.
Un romanzo avvincente, una commedia geniale sulla ricerca della felicità e sulle sue imprevedibili conseguenze.
VINCOLI
Kent Haruf
(NNE – Trad. di Fabio Cremonesi, € 17)
È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith.
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Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.
La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.
La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. Nel suo romanzo d’esordio Kent Haruf racconta i suoi personaggi senza giudicarli, con la profonda fiducia nella dignità dello spirito umano che ha reso inconfondibile la sua voce letteraria.
Questo libro è per le spighe di grano, per le mucche, per i cieli d’estate e la neve, per le stelle e l’erba, per la polvere e il dondolo, per una crostata di ciliegie e per le cartoline; ma questo libro è soprattutto per gli acerbi ragazzi che eravamo, per i dettagli in cui ci siamo persi, per i guai che ci hanno ammaccato, e per la porta che siamo riusciti ad aprire, finalmente liberi di vivere giorni più luminosi.
LA FELICITÀ DEL CACTUS
Sarah Haywood
(Feltrinelli – Trad. di Chiara Mancini, € 15)
A Susan Green non piacciono le sorprese: vuole avere tutto sotto controllo. Con buona pace di famiglia e colleghi, che la trovano fredda e spigolosa. Ma la vita di Susan è perfetta… per Susan.
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Ha un appartamento a Londra tagliato su misura per una sola persona, un lavoro che soddisfa la sua passione per la logica e un accordo molto civile con un gentiluomo che le garantisce adeguati stimoli culturali, e non solo, senza inutili sdolcinatezze. Guai perciò a chiunque tenti di abbozzare un maggior coinvolgimento emotivo e di accorciare le distanze: Susan punge, come i cactus che colleziona. Eppure, si sa, la vita sfugge a ogni controllo. E l’aplomb di Susan inizia a vacillare quando deve fare i conti con un lutto improvviso e con la prospettiva, del tutto implausibile secondo lei, di una gravidanza. All’improvviso il mondo sembra impazzito, sia dentro che fuori di lei. Ma proprio quando Susan teme di non riuscire più a fare tutto da sola, riceverà aiuto dalle persone più impensabili. E l’inflessibile femminista di ferro, la donna combattiva e spinosa come i suoi cactus, si troverà a fiorire. Come far fiorire una pianta di cactus (e Miss Green): • innaffiare con parsimonia, iniziando con poche gocce perché si abitui dopo tanta siccità; • darle autonomia e spazio sufficiente; • esporla in modo costante alla luce e al calore.
Come far fiorire una pianta di cactus (e Miss Green): • innaffiare con parsimonia, iniziando con poche gocce perché si abitui dopo tanta siccità; • darle autonomia e spazio sufficiente; • esporla in modo costante alla luce e al calore.
TUTTI I RACCONTI
Grace Paley
(BigSur – Trad. di Isabella Zani, € 24)
I quarantacinque racconti che compongono questa raccolta rappresentano l’intera opera narrativa di Grace Paley: un corpus a prima vista esiguo ma di enorme rilevanza, che la consegna alla storia della letteratura come una maestra della short story americana del Novecento, ammirata da intere generazioni di scrittori, da Philip Roth e Donald Barthelme a George Saunders e Ali Smith.
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Ciò che li rende inconfondibili è la loro voce, una voce vivacissima, ora colloquiale ora poetica, ora spiritosa ora malinconica, capace di illuminare e riscattare dalla banalità le storie quotidiane dei personaggi. È un mondo umile, poco comodo e poco ordinato quello in cui Grace Paley ha vissuto, e che racconta: una New York working class – dal Bronx al Lower East Side – fatta di famiglie chiassose, bisticci, pettegolezzi, storie di sesso e divorzi, un miscuglio di razze e culture che coesistono non sempre pacificamente, di generazioni che stentano a capirsi. Solo una grande scrittrice poteva riuscire a trasferirlo sulla pagina con una tale concisione, grazia e potenza: nelle frasi brevi e ricchissime, nelle immagini mai banali si legge l’amore radicale e rivoluzionario di un’artista per l’intero genere umano, in tutta la sua imperfetta molteplicità.
LA BELLEZZA SIA CON TE
Antonia Arslan
(Rizzoli, € 17)
“Nel cuore dell’uomo la speranza è come una fiammella: e uno dei più grandi peccati contro lo spirito avviene proprio quando viene cancellata o spenta. Ci vuole molto coraggio per cercare sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, per osare la ricerca del cane che salva l’uomo e non di quello che lo azzanna.”
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È questo l’augurio di Antonia Arslan: che la fiammella della speranza non si spenga mai. In tempi troppo spesso bui, la segreta bellezza dell’altro è la sola fonte di salvezza, l’unica luce che possa liberarci dalle tenebre dell’intolleranza. E così non esiste crescita interiore senza condivisione, non c’è cammino senza incontro, non c’è amore per il Paese senza memoria delle origini.Lo sa bene la testimone diretta dello scambio tra popoli: lei che attendeva nella sua casa di Padova i parenti sparsi e divisi dalla diaspora, davanti ai quali spalancava gli occhi incuriosita dai racconti dei cibi armeni e dei colori vivaci delle miniature. O sempre lei che scopriva che il nonno Yerwant aveva dato ai suoi figli quattro nomi armeni ciascuno, nonostante avesse compreso che l’antica patria era perduta per sempre e avesse deciso di dedicarsi a quella nuova con inesauribile energia.Dopo esili e diaspore, partenze e abbandoni che hanno segnato indelebilmente il destino di Oriente e Occidente, navigare verso la tregua è l’unica direzione accettabile; e proprio attraverso queste pagine che narrano di meravigliosi mondi lontani, ancora una volta la scrittrice della Masseria delle allodole ci conduce verso l’intimo equilibrio degli affetti e la scoperta dell’altro.
LA VERGOGNA
Annie Ernaux
(L’Orma – Trad. di Lorenzo Flabbi, € 15)
«L’aspetto peggiore della vergogna è che si crede di essere gli unici a provarla.»
«Ho sempre avuto voglia di scrivere libri di cui poi mi fosse impossibile parlare, libri che rendessero insostenibile lo sguardo degli altri.»
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Romanzo dell’infanzia e dei suoi abissi, La vergogna ricostruisce con spietata lucidità una presa di consapevolezza: quella di una bambina di dodici anni testimone della «scena» spartiacque, rimasta a lungo indicibile, che le fa scoprire di colpo di essere dalla parte sbagliata della società. Inventariando i linguaggi, i riti e le norme che delimitavano il suo pensiero e la sua condotta di allora, Ernaux sprofonda nella memoria intima e collettiva – fatta di usanze, espressioni e modi di dire – e scompone l’habitat del mondo in cui era immersa: la scuola privata, i codici della religione cattolica, il culto della «buona educazione», le leggi non scritte ma inviolabili della gerarchia sociale.
Come nessun altro, Annie Ernaux riesce a mettere a fuoco con bruciante distacco – da esemplare «etnologa di se stessa» – la più indifesa delle età, raccontando quel violento e reiterato sconcerto che è l’ingresso nella vita adulta.
BOSCHI MAI VISTI
Gipi
(Coconino Press, € 20)
Una nuova antologia riporta alla luce le prime, selvagge storie a fumetti di Gipi. Racconti arrabbiati, oggi introvabili, mai apparsi in volume fino ad ora.
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“Le prime storie di questo volume sono di 25 anni fa. Il narratore giovane, aspirante a tutto, le scriveva stando all’ombra del muro. In un angolo protetto. Quel muro che separava (nella mente del giovane) il bene dal male. Sono state le storie a chiedermi di affrontarlo e provare a scavalcarlo. E sono state le storie a farmi capire che non sarei mai riuscito ad arrampicarmi ma che avrei dovuto scavare un tunnel. Scendere in profondità, passarci sotto, nella speranza, un giorno, di spuntare da qualche altra parte. Oltre il muro, c’erano boschi mai visti”.
Gipi
Un viaggio tra le prime e selvagge storie di Gipi, favolosi germogli ormai introvabili. Boschi mai visti è un’antologia di fumetti che raccoglie il meglio della produzione dell’autore dal 1994 al 2003, con vari racconti pubblicati in origine su Cuore, Boxer e sulla rivista di fumetti erotici Blue e mai ristampati in volume prima d’ora, più alcune storie brevi completamente inedite. Un libro che torna alle origini e illumina il percorso di uno degli autori più importanti sulla scena del fumetto contemporaneo, facendo scoprire a nuove generazioni di lettori le sue radici di narratore e disegnatore di storie.
Gipi lo racconta così:
“Sono stato giovane.
Sono stato molto arrabbiato (a volte lo sono ancora).
E mi sono tormentato per cercare il disegno, il modo di raccontare.
Per trovare una voce che non fosse, se possibile, lo specchio di uno specchio di uno specchio di altri.
A Lucca Comics esce questo libro per Coconino Press, si chiama ‘Boschi mai visti’ ed è pieno di cose che nessuno ha visto mai, e che raccontano questo percorso.
Ci sono tante storie piene di sesso, di droga, di violenza.
Alcune, quando le ho riviste, mi hanno impressionato.
Ci sono tanti stili di disegno diversi.
E c’è, evidente, tutto il percorso fatto in quasi trent’anni di lavoro.
Se fossi un disegnatore giovane vorrei leggerlo e guardarlo. Per scoprire come vanno le cose quando senti che la tua strada è raccontare e fai a cazzotti con te stesso per riuscire a farlo.
Adesso giovane non lo sono più.
Ma queste storie sì.
Accidenti se lo sono. Maledette”.