Letture che hanno acceso in noi scintille di curiosità, che aiutano a guardare il nostro presente e il nostro recente passato da una prospettiva nuova, da diverse angolazioni, facendoci riflettere sul nostro stare al mondo.
ESSERE AMICI
Franco La Cecla
(Einaudi, € 12)
La vita nell’amicizia è adesso, lo sentiamo senza dovercelo dire. Vale la pena di vivere per questo, perché c’è l’amicizia. Essa libera la quotidianità dal suo carattere di «compito» e l’esistenza da qualunque sospetto di «doversela meritare».
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È la ricompensa dei viventi, che non bisogna aspettare anni o in un’altra vita. In questo senso, proprio oggi, per noi contemporanei è una delle piú assurde e anacronistiche manifestazioni. Ricorda a una società che ne ha completamente smarrito il senso che non c’è un oltre, ma che esso è già qui, che c’è qualcosa che non corrisponde a nessuno scambio equo, è uno spazio della «ingiusta gratuità», ingiusta perché questa non è offerta a tutti.
I BAMBINI CI GUARDANO. UNA ESPERIENZA EDUCATIVA CONTROVENTO
Franco Lorenzoni
(Sellerio, € 14)
«La scuola deve essere un po’ meglio della società che la circonda, se no cosa ci sta a fare?».
Un maestro, i suoi piccoli alunni, un paese umbro di duemila anime e il mondo che irrompe con le sue tempeste dentro un’avventura pedagogica innovativa.
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L’attrito, lo scontro a volte, tra una educazione improntata all’apertura e la società in cui si diffondono con energia inattesa diffidenza, rancore e odio verso chi arriva: «Come educare alla convivenza quando nuovi veleni si diffondono nel piccolo villaggio in cui abitiamo e, ancor più, nel grande villaggio mediatico planetario nel quale siamo immersi?». E al fondo l’amarezza con cui si avverte che ciò che unisce, acquieta e rallegra è troppo debole spesso, e che il sospetto può vincerla sull’attitudine amichevole e curiosa verso ciò che è insolito e sorprendente.
Il maestro Franco Lorenzoni nei suoi libri racconta, in modo coinvolgente, il tempo quotidiano delle classi elementari dove insegna. Lo fa unendo il diario di esperienze didattiche vive, ricche di continui dialoghi tra bambine e bambini, con una grande quantità di storie e ritratti individuali. Al centro delle cronache de I bambini ci guardano c’è la scoperta del dramma dell’emigrazione, suscitata dalla foto del piccolo Aylan, trovato esanime sulla spiaggia di un’isola greca, evocata in classe da una bambina. A partire da quella immagine e da una ricerca rigorosa intorno ai dati del migrare oggi, la classe allarga il lavoro e la riflessione su violenza, guerra e discriminazioni nella storia, confrontandosi anche con l’arrivo in paese e la controversa ospitalità di una decina di profughi.
Ed è presente in questo libro una piega riflessiva di intimo bilancio. La radicalità della crisi pubblico-privata, emersa prepotentemente in questi anni, è esposta nella maniera giocosa, semplice ed elementare, con cui i bambini scoprono le carte del mondo.
TUTTO È JAZZ
Lili Grün
(Keller, € 15,50)
Un gioiello.
La riscoperta di un libro pieno di vita e gioia.
Caduto nell’oblio, assieme alla sua autrice per ottant’anni.
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Elli è una ragazza viennese, dimostra quattordici anni ma certi giorni le pare di averne cento. Ama il teatro e il cinema, i nuovi amori, gli amici più cari, ed è determinata a realizzare i propri sogni anche quando le costano fatica, povertà e biasimo. Ad accoglierla c’è la Berlino degli anni Trenta, una città vivace e in fermento, in piena crisi economica ma colma di aspettative. Sono gli anni di Fritz Lang, di Max Reinhardt, di René Clair, gli anni in cui la grande occasione sembra a portata di mano, eppure coglierla non è così semplice, almeno non per Elli e i suoi amici. All’ennesima porta chiusa, questo gruppo di artisti sognatori crea un Kabarett. Lo chiamano Jazz, perché, dice Hullo: «Al giorno d’oggi tutto è Jazz, ciò che si sente e ciò che si vede. A questo ritmo si fanno manifestazioni, a questo ritmo si dipinge…» E così i ragazzi si mettono al lavoro, compongono le musiche, creano le scenografie, i testi, i canti, i balli, in attesa del grande debutto.
Tutto è Jazz è un romanzo prezioso e pieno di ritmo, ci racconta una storia che riempie il cuore, restituisce la freschezza degli anni giovanili e ci riporta a un tempo in cui ogni cosa sembrava possibile. Fu pubblicato con successo nel 1933. Anche Lili Grün, viennese come Elli, si trasferì a Berlino in cerca di fortuna. Purtroppo la sua sorte fu ben diversa: nel 1942 fu deportata e uccisa. Con lei scomparvero anche i suoi libri fino a un fortunato e recentissimo ritrovamento, cui è seguita questa traduzione in lingua italiana.
L’ORA DI AGATHE
Cathrine Bomann
(Iperborea – Tad. di Maria Valeria D’Avino, € 15)
Si è ancora in tempo a mettere in discussione la propria vita a settant’anni? L’ora di Agathe è la storia dolce e struggente di rinascita e cambiamento di uno psichiatra alla fine della sua carriera.
In una cittadina francese degli anni Quaranta, uno psicanalista fa il conto alla rovescia, con puntiglio maniacale, delle ore che lo separano dalla pensione.
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Scapolo e senza amici, la sua vita si divide tra lo studio, dove ascolta svogliatamente i pazienti fingendo di prendere appunti mentre disegna caricature di uccelli, e la casa d’infanzia in cui ancora abita e si rintana dal mondo, origliando dai muri la vita del vicino che non ha mai visto. Qualcosa cambia quando una giovane tedesca di nome Agathe insiste per essere presa in cura da lui. Costretto ad accettarla suo malgrado e nonostante l’imminente ritiro, il medico scopre che dietro quell’aspetto fragile si nasconde una donna forte, sagace, pronta a scavare nel suo passato per affrontare il trauma inconfessabile che le ha imbrigliato l’esistenza. Una donna che lo affascina e lo sfida cogliendo in lui quel male di vivere che li accomuna e li lega in un’intesa sottile. Una paziente capace di girare lo specchio e invertire i ruoli, obbligando lui, lo psichiatra a fine carriera, il vecchio disilluso, a guardare dentro la sua stessa infelicità e a mettere in discussione, solo ora e per la prima volta, la sua vita. Scrittrice e psicologa, Anne Cathrine Bomann realizza un romanzo che dalla sua delicatezza e finezza empatica trae un fascino peculiare. L’ora di Agathe è il racconto di una tardiva quanto fervida educazione sentimentale, il diario di una lotta interiore tra il desiderio di intimità con gli altri e con il mondo e la paura di perseguirlo, una storia che ci costringe a rallentare il ritmo, ad affinare i sensi e i pensieri, trascinandoci dolcemente nel percorso dei due protagonisti, inseguendo la speranza di essere sempre in tempo per ricominciare.
BYE BYE VITAMINE!
Rachel Khong
(NNE – Trad. di Silvia Rota Sperti, € 17)
Dopo la fine della sua relazione con Joel, Ruth torna dai genitori, ma il momento è tutt’altro che felice: suo padre Howard, un autorevole professore di Storia, sta lentamente perdendo la memoria e agisce senza rendersene conto, come quando getta i propri vestiti sugli alberi attorno a casa.
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Sua madre Annie, convinta che tutto dipenda da una dieta povera di vitamine, smette di cucinare e chiede alla figlia di restare. Comincia così un anno che Ruth racconta giorno dopo giorno in un diario, facendo scorta dei ricordi che la mente del padre non riesce a trattenere. Con la complicità di Theo organizza un finto corso di studi per permettere a Howard di insegnare ancora; e scopre un taccuino in cui suo padre ha trascritto i momenti più belli e indimenticabili di Ruth bambina, in attesa di consegnarle quegli attimi vissuti insieme.
Bye bye vitamine! parla della memoria che si conserva e di quella che si perde, della distanza tra la vita che vorremmo e quella che ci è toccata. E racconta con gentile ironia le gioie e i fallimenti quotidiani, affidando alla parola il compito di catturare il presente e custodire eternamente il passato.
Questo libro è per chi è salito su un autobus senza saperne la destinazione, per chi passeggiando in città trova calzini abbandonati sui marciapiedi, per chi sente il sole sorgere nella testa dopo una dose di magnesio, e per chi è fuggito lontano per mettere in salvo la perfezione di un ricordo, ma poi ha trovato il coraggio di accettare l’imperfezione della realtà.
CINTURA NERA
Eduardo Rabasa
(SUR – Trad. di Giulia Zavagna, € 18)
La cintura nera è il massimo traguardo a cui aspirano tutti i dipendenti di Soluzioni, l’azienda in cui si svolge questo esilarante ro-manzo: un enorme call center i cui impiegati risolvono ogni giorno centinaia di problemi di ogni tipo – familiari, finanziari, filosofici, esistenziali.
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Ogni soluzione rappresenta un punto in più e, grazie alla sua performance, Fernando Retencio osserva orgoglioso il proprio nome brillare in pole position sul tabellone che riporta la classifica in base alla quale si assegnerà la cintura nera.
Proprio quando Retencio assapora ormai il successo personale e la scalata ai vertici dell’azienda, per un banale imprevisto la sua stella improvvisamente si offusca, e inizia la rovinosa discesa agli inferi. Costretto a umilianti colloqui con la diabolica direttrice del personale, e ossessionato dall’idea che la moglie Karla lo tradisca, Retencio cerca di mandare a mente le massime zen da quattro soldi con cui la megaditta gli fa quotidianamente il lavaggio del cervello. Riuscirà il nostro, con l’aiuto del fido galoppino Dromundo, a superare le sabbie mobili in cui è imprigionato, e a conquistare l’agognata cintura nera?
Una storia ironica e grottesca a metà fra Orwell e la saga di Fantozzi, che porta in Italia una delle voci più sorprendenti della nuova letteratura messicana.