Buongiorno Lunatici, e ben ritrovati!
L’attività lunatica continua con un certo brio e un pizzico di frizzicore (si può dire?). Sì, perché tornare a fare una serie di cose mette i brividini di contentezza e fa splendere i sorrisi sotto le mascherine. Oltre agli eventi (che anche questa settimana sono andati molto bene) infatti sono ricominciati gli avvenimenti insoliti: quegli accadimenti speciali e del tutto imprevedibili che erano soliti capitare al Luna’s. Tipo che, mentre si svolge uno spettacolo all’interno, nel dehor ci siano due genitori che stanno partecipando a una videoconferenza per la riunione scout dei figli. Tipo il ragazzo che si ferma per un caffè e rimane talmente colpito dal nostro locale da voler fare qualche foto. Tipo la signora che si siede nel dehor ordinando un cappuccino e che ha un merlo nella portantina. Tipo quando di fronte a noi ha parcheggiato una DeLorean e noi ci si è sentite un po’ come nel quarto episodio di Ritorno al futuro. E poi… poi tornano gli amici! Quelli della porta accanto, quelli del quartiere, quelli dell’altro quartiere, quelli che vivono in un’altra città o addirittura in un altro paese. Ed ogni volta è un po’ come una festa. Questo sentimento speciale: finalmente ritrovarsi. E in questo caso proprio come ci si fosse persi per un po’.
E proprio da tutto questo fermento è partita la riflessione che volevamo condividere con voi questa settimana. Tanto si parla, da tutte le parti, di ricominciare, riprendere, ripartire. Ecco. Non siamo del tutto d’accordo. Perché la sensazione è che sia un modo di vivere, addirittura di concepire il presente totalmente nuovo, diverso, che ha una specificità sua, figlia di tutto ciò che è accaduto.
E non è un male. Come rivedere le proprie posizioni e reinterpretare ciò che ci circonda. Sembra in tal modo di guardare il presente con occhi nuovi, oltrepassando quei meccanismi che rendevano le cose abitudinarie, ripetitive, date per scontate.
La nuova prospettiva ci sembra spingere più verso a un vediamo che succede! senza frapporre sovrastrutture, adattandosi a quel che via via accade. Anche un po’ giocando e abbandonando paludose pesantezze.
Forse se qualcosa ci ha insegnato, questa maledetta pandemia, è stato il permetterci di abbandonare rigidità eccessive, lasciando più aria al caso. Che, lasciato fare, spesso genera meraviglia. E quella levità necessaria. Anche per affrontare i momenti più bui.