Julio Cortazar
IL VIAGGIO PREMIO
(SUR – Trad. di Flaviarosa Nicoletti Rossini, € 17,50)
Un ristretto gruppo di cittadini di Buenos Aires ha avuto la fortuna di acquistare il biglietto vincente di una nuova fantomatica lotteria nazionale. Il premio? Una crociera di tre mesi completamente spesata e con destinazione sconosciuta. Occorre solo presentarsi al caffè London nella data prestabilita e attendere ulteriori direttive.
Questa misteriosa convocazione è solo la prima di una lunga serie di inspiegabili eventi che i vincitori si troveranno ad affrontare e – fra guasti ai motori, un’epidemia di tifo a bordo, l’equipaggio che parla a stento la loro lingua e l’intero settore di poppa che gli viene precluso – ognuno di loro dovrà fare i conti con ciò che ha lasciato sulla terraferma e i nuovi fragili equilibri sulla nave.
Alternando narrazione e riflessione, dialoghi di stampo teatrale e infiniti riferimenti letterari, Julio Cortázar racconta una caleidoscopica storia a più livelli, che è insieme allegoria della condizione umana e del vivere sociale, oltre che dell’arte di narrare.
Uscito per la prima volta nel 1960, Il viaggio premio è il primo romanzo pubblicato da Cortázar: in queste pagine gli appassionati dell’autore argentino ritroveranno attrazioni al profumo di sigaretta, Parigi, giochi di specchi, ironia, politica e l’idea postmoderna di antiromanzo che raggiungerà il suo massimo compimento in Rayuela.
Nadeesha Uyangoda
L’UNICA PERSONA NERA NELLA STANZA
(66thand2nd, € 15)
La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi.
E quell’unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David… una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell’unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media.
In un certo senso è persino vero: gli italiani neri non emergono, non si vedono negli ambienti della cultura, nei talk show e nelle liste elettorali. O meglio, in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all’«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all’«integrazione».
Con un approccio inedito e un linguaggio fresco e «social», Nadeesha Uyangoda apre in questo libro, che incrocia saggio e memoir, un’onesta conversazione per comprendere meglio la dinamica razziale nel nostro paese.
Ayesha Harruna Attah
IL GRANDE AZZURRO
(Marcos y Marcos – trad. di Francesca Conte, € 17)
“Fluttua. Attorno a lei c’è una musica dolce che la culla. Diviene acqua, tenuta a galla da una forza che è come casa, come onde, come l’abbraccio di una madre. È dentro di lei e intorno a lei. È protetta dall’amore, dalla casa, ed è piena di coraggio”.
Hassana e Husseina sono sorelle gemelle. Fino ai dieci anni sono rimaste sempre insieme, nella pace del villaggio: Hassana era la gemella più forte, estroversa, Husseina la più timida e schiva.
I mercanti di schiavi le separano in un giorno di fragore e fiamme, gettando tra loro un’insondabile distanza.
Hassana si aggrappa a Husseina nei sogni, per Husseina lo strappo dalla famiglia e dalla gemella è un pensiero troppo doloroso. Entrambe tuttavia nella lontananza fanno fiorire la loro autentica personalità.
Lottano per essere libere: libere da padroni sordidi e meschini, ma anche da chi vuole convertirle ‘per il loro bene’; libere di partecipare ai riti candomblé nella foresta brasiliana, libere di esprimere il proprio talento nel lavoro, libere di abbracciare cause più grandi nel mondo mutevole e febbrile dell’Africa di fine Ottocento.
Imparando ad accettare le paure e i desideri più intimi affronteranno l’acqua profonda che le separa; si ricongiungeranno soltanto quando potranno guardarsi negli occhi come due persone intere.
Fulvio Ervas
PICCOLO LIBRO DI ENTOMOLOGIA FANTASTICA
(Bompiani, € 18)
Alzarsi “dai marciapiedi, dal traffico, dai semafori e da tutte quelle linee dritte, dagli occhi spenti dei palazzoni. Quattro generazioni in volo nell’aria, nei cieli azzurri, guidate da una memoria più grande dei nostri pensieri.” Questo è il sogno di Daisy, che ha in comune con Pippi Calzelunghe le trecce rosse e la forza d’animo per compiere grandi imprese: come il viaggio delle farfalle Monarca, che migrano attraverso un intero continente tramandando da una generazione all’altra il segreto per non perdere la via. Daisy e i suoi amici vivono in un mondo di adulti lontani e indifferenti alle loro piccole vite. Forse per questo gli insetti – creature minime eppure perfette, con i loro esoscheletri e le loro iridescenze fantastiche – li appassionano più di ogni altra cosa. Sarà la ricerca di nuovi esemplari per la loro collezione a portare gli amici verso la villa nella quale si favoleggia che ci sia un grande farfallario. I ragazzi non sanno che la villa, con i suoi orti rigogliosi e la sua bellezza senza tempo, è invece un luogo dove il tempo assume un valore speciale. Ciascuno dei suoi non più giovani abitanti è lì per una ragione precisa e terribile. Fulvio Ervas mette in scena le avventurose conseguenze dell’incontro tra la pazienza della vecchiaia e l’urgenza della gioventù, tra chi non ha più tempo e chi ne ha così tanto da perdercisi dentro. Queste pagine sono scritte con la delicatezza e la tenacia di chi conosce i tempi della natura, le sue meraviglie: narrando delle più minuscole creature ci parlano di noi, del nostro bisogno di bellezza fino all’ultimo, della possibilità sempre aperta di farci leggeri e volare.
Alice Walker
LA TERZA VITA DI GRANGE COPELAND
(SUR – trad. di Andreina Lombardi Bom, € 18)
Schiacciato dai debiti e mosso dal proprio carattere intemperante e autodistruttivo, il mezzadro di colore Grange Copeland lascia la moglie e il figlio Brownfield per cercare fortuna al Nord. Anni dopo, sconfitto per la seconda volta nella sua ricerca di una vita migliore, fa ritorno nella contea di Baker, in Georgia, solo per scoprire le terribili conseguenze degli errori del passato: ora Brownfield ha a sua volta una moglie e delle figlie, sulle quali sfoga brutalmente le frustrazioni dell’abbandono e della povertà. In un mondo in cui l’ingiustizia e il ciclo della violenza sembrano non avere mai fine, sarà il legame con la nipotina Ruth a restituire a Grange il rispetto di sé e a fargli riscoprire il valore dell’amore e della compassione.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, La terza vita di Grange Copeland è il romanzo d’esordio di Alice Walker: una saga familiare commovente e senza tempo, che annuncia molti dei temi più cari all’autrice. Nell’idillio tra Grange e Ruth, nei loro dialoghi «filosofici» su Dio e sulla società, sulla bellezza e sulla libertà umana, il lettore riconoscerà un’eco delle indimenticabili pagine dedicate a Celie e Shug, le protagoniste del Colore viola.
Robert Coover
HUCK FINN NEL WEST
(NNE – trad. di Riccardo Duranti, € 19)
Huckleberry Finn è diventato grande; ha abbandonato da tempo la vita civile vissuta da ragazzo e insieme a Tom Sawyer si è avventurato nel Far West, dove le regole non esistono. Insieme, cavalcano sulle rotte del Pony Express, mentre attorno a loro divampa la Guerra di secessione. Ma ben presto Tom capisce di non voler fuggire dalla civiltà: sposa la sua antica fidanzata Becky Thatcher e torna a Est per inseguire potere e successo. Huck rimane solo: doma cavalli selvaggi, guida carovane di fanatici religiosi, diventa amico dell’indiano Eeteh che gli racconta le storie dei Grandi Spiriti. Sotto i suoi occhi, l’America moderna nasce e si impone con la violenza e con l’inganno, pagando il progresso con il sangue dei nativi e dei neri, non più schiavi ma non ancora liberi.
Robert Coover si confronta con una figura chiave della letteratura mondiale: Huck è disincantato ma ancora innocente, affronta la vita senza pregiudizi e senza filtri. Al contrario di Tom, che conosce il potere e ne ha imparato ogni astuzia, vede la verità oltre le parole e porta alla luce le profonde contraddizioni del sogno americano. Denso di poesia, esilarante e a tratti crudele, Huck Finn nel West è un romanzo d’avventura e insieme la storia stessa dell’America contemporanea; e parla a quella parte di noi che si nutre di miti, che li inventa continuamente, e attraverso la narrazione riscopre e plasma la propria vita.
John Edgar Wideman
SCRIVERE PER SALVARE UNA VITA – La storia di Louis Till
(minimum fax – trad. di Dora Di Marco, € 17)
Nel 1955 il quattordicenne Emmett Till lasciava la sua casa di Chicago per andare a far visita ai parenti in Mississippi. Sarebbe tornato alcune settimane dopo, cadavere: ucciso nel modo più barbaro perché, così avrebbero sostenuto i suoi carnefici, aveva fischiato a una donna bianca. La madre di Emmett, Mamie, decise di lasciare la bara aperta perché tutto il mondo vedesse che cosa era stato fatto a suo figlio, e la vicenda – come pure il processo che ne seguì – trovò spazio su tutti i giornali, a livello nazionale, facendo di Emmett Till e della sua morte un’icona della stagione dei diritti civili.
Se la storia di Emmett è ben nota, c’è però un lato oscuro nel passato della sua famiglia, che viene menzionato solo di rado. Dieci anni prima, nel 1945, il padre di Emmett, Louis Till, era stato condannato a morte da una corte marziale per stupro e omicidio, e infine impiccato.
In Scrivere per salvare una vita, John Edgar Wideman parte alla ricerca di Louis Till, una vittima silenziosa della (in)giustizia americana. E ricostruisce con un misto di malinconia e rabbia la doppia tragedia di un padre e di un figlio, raccontandone le storie insieme per la prima volta. Come già in Fratelli e custodi, un’accurata ricerca storica si fonde a ricordi personali e slanci immaginativi, portando il memoir a vette difficilmente eguagliabili e tessendo un dialogo insieme doloroso e salvifico tra vivi e morti, passato e presente.
Julio Cortázar
A PASSEGGIO CON JOHN KEATS
(Fazi – trad. di Elisabetta Vaccaro e Barbara Turitto e trad. delle poesie di John Keats di Elido Fazi, € 20)
A passeggio con John Keats è l’opera più misteriosa di Julio Cortázar: scritto in solitudine a Buenos Aires all’inizio degli anni Cinquanta e pubblicato volutamente postumo come omaggio a un poeta che, scomparso giovanissimo, solo dopo la morte ottenne la sua consacrazione, è un libro talmente ricco da sfuggire a ogni catalogazione. È sia un saggio, un acutissimo esercizio di critica letteraria – perché solo un poeta può arrivare al cuore vivo e pulsante della poesia di un altro poeta e scriverne senza ridurlo a nozionismo da accademia –, sia un romanzo, la storia di un personaggio di nome Julio Cortázar che, chiuso nella sua stanza, all’ultimo piano di un palazzo di calle Lavalle, a Buenos Aires, notte dopo notte scrive di Keats, e intanto pensa, divaga, ricorda, compilando a margine del suo libro una sorta di zibaldone. È un’opera-mondo: al centro c’è Keats, la sua vita e la sua poesia, ma ci sono anche Buenos Aires, i profumi e le luci della metropoli argentina e le vastità buie e sterminate della pampa oltre i suoi confini, e i poeti amici di Cortázar, i loro versi e le loro discussioni alle tre di notte, avvolti dal fumo delle sigarette e dall’odore del caffè. C’è l’Italia, ci sono Roma, Siena, Venezia, ma anche Genova e Napoli, perché pochi sono riusciti a catturarne l’essenza – i silenzi delle campagne, perché «tutta l’Italia è silenziosa», i colori delle stagioni, l’odore dei vini – come fece Cortázar nei suoi viaggi giovanili, così simili a quelli di Keats attraverso la Scozia. E c’è l’amore, quello che Cortázar scopre quando comincia a leggere le lettere tra John e Fanny Brawn. Il risultato è un’opera fondamentale su Keats ma anche un libro-rivelazione su Cortázar, perché troppo precisa e forte è la sensazione che, scrivendo del poeta inglese, l’argentino stia anche delineando un proprio alter ego con il quale, al netto dell’oceano che divide Buenos Aires e Londra, condivide una certa idea della vita, della scrittura e della missione poetica.
«Keats è da tasca, dove si mettono le cose che contano, le mani, i soldi, il fazzoletto. Una tasca è la casa essenziale che l’uomo porta sempre con sé; occorre scegliere ciò che è imprescindibile, e solo un poeta vi può entrare».
Tibor Fischer
COME GOVERNARE IL MONDO
(Marcos y Marcos – trad. di Marco Rossari, € 18)
“La cosa migliore, quando vai in guerra o in una zona pericolosa dove kalašnikov e sciroccati circolano liberamente, è che puoi sbarazzarti di certi vestiti idioti che ti ha comprato tua moglie”.
Quando persino la kebabbara di fiducia gli nega il kebabbino superpiccante come piace a lui perché non si sforza abbastanza di essere felice, sarebbe ora di risalire la china. Ma a cosa si aggrappa, Baxter Stone, se gli affidano solo documentari impossibili, ha perso tutti i risparmi in un incendio e il suo cameraman è un vegano violento, bandito da tutti i ristoranti del pianeta per rissa o falsificazione di menu? Baxter ha un altro sistema, per governare il mondo. Si tuffa nel disastro e lo naviga; succhia il lato comico e feroce di tutte le cose. Schiva agilmente un’autobomba a Baghdad, se la fila in taxi da un sequestro di jihadisti in Siria; il vero inferno per lui è la festa di un produttore cinematografico a Londra. Baxter è una calamita di calamità, un maestro di fallimenti fragorosi, ma strizza la sua dose di fortuna fino in fondo. È il cinismo che lo aiuta sempre a farla franca, e il suo sogno proibito è una vita tranquilla.
Stefano Redaelli
BEATI GLI INQUIETI
(Neo, € 15)
Casa delle farfalle è il nome della struttura psichiatrica a cui Antonio, ricercatore universitario, si rivolge. Per raccontare la follia devi osservarla da vicino, conoscerla, abitarla. Prende accordi con la direttrice, si finge un paziente. Scopre le storie delle persone che vi abitano, le loro ossessioni, le paure, i loro desideri. I matti dicono sempre la verità, sono uomini liberi.
Conoscerà Marta, Cecilia, Angelo, Carlo e Simone; ma sarà costretto a conoscere anche se stesso, più a fondo di quanto abbia mai fatto prima.
Redaelli sceglie con cura le parole, la sua scrittura sa di immediatezza e poesia. Indaga senza filtri la natura umana portando alla luce i suoi lati più insoliti eppure più delicati, e rivela ‒ anche se solo per un attimo ‒ la verità tutta intera.
Giosuè Calaciura
IO SONO GESù
(Sellerio, € 16)
Un irrequieto adolescente fugge dalla madre, dagli obblighi quotidiani, dal villaggio povero e opprimente, e si mette alla ricerca del padre. In realtà insegue il suo passato, la comprensione del mistero della sua nascita, degli enigmi della sua infanzia, perché la madre è silente, forse non ricorda, o forse non vuole parlare. Solo il padre potrebbe fare il miracolo di restituirgli la memoria. Ma il padre non c’è più, ha abbandonato la famiglia.
Il nome di quel ragazzo è Gesù, Maria e Giuseppe i genitori, Nazaret e la Galilea lo spazio delle sue avventure, del suo bisogno di amore, del dolore e della timidezza che sempre lo accompagnano. E il Gesù di Calaciura è un giovanissimo viandante in un cammino pieno di sorprese, passioni e tradimenti, dolcezza e violenza. Attorno a lui uomini e donne che sono figli di una terra con leggi spietate, il feroce dominio romano con la sua inarrivabile macchina bellica e governati va, l’autorità religiosa e morale dei sacerdoti, l’arroganza e lo sfarzo dei ricchi, la brutalità di chi si pone al di fuori della società e depreda i più deboli, la disperazione di chi non trova nemmeno un’oliva per nutrirsi o una pozza per dissetarsi. È un tempo inquieto, stravolto da cambiamenti profondi, il nuovo e il vecchio, l’antico e il moderno collidono e si sgretolano, nessuno più di un ragazzo tormentato dal desiderio e dall’ansia del futuro è capace di avvertire il battito sotterraneo di una rivoluzione in arrivo. Di cui, senza davvero volerlo, sarà protagonista.
Strutturato quasi come un feuilleton, punteggiato di colpi di scena, innervato da una tensione costante, il romanzo di Calaciura racchiude in sé l’impeto dell’avventura e dell’epica, l’intrigo familiare, la paranoia del sospetto, la tensione del mistero irrisolvibile. Vi si ritrovano molti dei suoi temi: l’infanzia e la difficoltà di crescere, l’innocenza delle creature più fragili, la miseria morale degli adulti, l’irruenza dell’eros. Ma qui si radicalizzano, fino al punto di contaminare e reinventare una delle storie più grandi mai raccontate.
Giovanni Solla
TEMPESTA MADRE
(Einaudi, € 17)
All’istituto Santa Sofia, Jacopo è il solo maschio della classe, e a otto anni il suo rapporto con le donne è già complicato. A partire da quello con la madre, che gli fa imparare a memoria versi di Majakovskij, spegne i mozziconi di sigaretta nei piatti ed è divorata dalla voglia di vivere. Per le suore della scuola è chiaro che quella ragazza con la maglietta troppo corta è all’origine dei comportamenti di Jacopo: taciturno, fin troppo interessato alle gambe delle sue compagne e soprattutto fissato con la scrittura. I suoi temi, che hanno sempre lei come protagonista, fanno il giro della scuola. Sua madre e suo padre non vivono insieme ma non hanno mai smesso di litigare furiosamente, lei in italiano e lui in napoletano, lui macellaio e lei segretaria della Brahms edizioni musicali. Una notte, Jacopo e la segretaria – cosí lui chiama sua madre – si trasferiscono abusivamente in una palazzina popolare al Rione delle mosche: due buste, una scatola, e lo zaino di scuola come unico bagaglio. L’ascensore non funziona e il bagno è senza porta, ma c’è un solo letto in cui dormire: se Jacopo dovesse scegliere un momento perfetto della sua vita, indicherebbe quello. Nel rione c’è anche la macelleria di suo padre, e il pomeriggio Jacopo si chiude nella cella frigo a riempire di parole i fogli per incartare la carne. Quella di Jacopo è un’educazione sentimentale fallimentare, e a leggerla scappa spesso da ridere. Un incontro disastroso dopo l’altro, fino alla catastrofe definitiva: l’incontro con Veronica, maestra di meraviglia e di fuga. Un romanzo amaro, ironico, abrasivo, che rivela una nuova voce di inusuale freschezza, in cui il sorriso e l’emozione convivono a ogni pagina. Gianni Solla si fa spazio tra gli scrittori capaci di affrontare il dolore a viso scoperto, con grande fiducia nella letteratura.