Buongiorno, Lunatici!
Come state? Che raccontate? Noi possiamo accennare alla nostra disillusione: lunedì la settimana è iniziata con una giornata strepitosa, soleggiata, tiepida, per poi precipitare in un martedì gelido e nuvoloso. D’accordo, marzo è pazzerello, ma noi ci siamo rimaste lo stesso con un palmo di naso, già prefigurandoci una primavera incipiente. E invece dovremo attendere ancora: c’est la vie!
La riflessione della settimana, ormai l’avrete intuito, viene sempre da qualcosa di capitato intorno a noi (vicino vicino, mediamente lontano o decisamente distante poco importa) e in specifico, questa volta, da un avvenimento occorso il 19 marzo e che ha monopolizzato televisione, radio e social a livello nazionale: il ritorno del Robertone Nazionale, il Benigni, con un monologo intitolato Il sogno.
E qual è questo sogno di cui ha parlato per un buon due ore senza interruzioni e senza bere nemmeno un goccio d’acqua?
La nostra cara Europa: l’Unione Europea, come afflato non ideale o utopistico, ma concreto, fatto di Stati che decidono di collaborare insieme, di non essere satelliti slegati a orbitare in un territorio che li vede vicini; di essere piuttosto un’unione non solo geografica, ma anche economica, politica, militare.
Ha citato il Manifesto di Ventotene, e bene ha fatto, in risposta all’assurdo attacco che il nostro Primo Ministro ha lanciato verso questo progetto importante, che all’epoca ha precorso i tempi e ora offre lucidissime linee guida per diventare davvero gli Stati Uniti d’Europa.
In linea di principio siamo assolutamente d’accordo con la tesi di Benigni: l’unica Europa che ha senso di esistere è l’Europa Unita, soprattutto in un presente come quello che ci circonda, con guerre a diverse latitudini, con il riaffermarsi delle destre (più o meno estreme) a capo dei governi di molti paesi del globo (fatte salve rarissime eccezioni) e con una precarietà economica e sociale che attanaglia la maggior parte degli stati che compongono questo pianeta (e quindi degli individui che li popolano). Nel discorso ha inoltre snocciolato valori che dovrebbero essere universalmente riconosciuti (e invece…) e ha sottolineato l’importanza di essere un’Unione coesa e compatta, soprattutto guardando alla strapotenza di colossi che vorrebbero fare il buono e il cattivo tempo sull’universo tutto, addirittura!
Ma. C’è un Ma che ci preme sottoporvi e che ci ha fatto apprezzare il monologo fino ad un certo segno. Non siamo statisti, non siamo economisti, non siamo diplomatici e non abbiamo i requisiti per muovere questioni a tali livelli, ma la nostra opinione da banalissimo uomo qualunque è che il discorso sia partito dai presupposti sbagliati e abbia continuato su quella strada, come anche l’Europa attuale ci sembra partire da presupposti fragili, perché solo e meramente economici. Ed è questione storica, perché è da sempre che l’Europa ha veicolato la sua unione partendo da questioni economiche: moneta unica, mercato unico… Che è sacrosanto, se si è una federazione di Stati sotto un cappello comune. Ma non basta! (E questo Benigni non l’ha preso in considerazione nè messo in evidenza.) L’unione dovrebbe essere prima di tutto politica, giuridica, sociale, fiscale, seguire le linee di un diritto comune, tutte cose per cui la nostra cara Unione Europea fa acqua da tutte le parti e non può essere allo stato attuale realmente rappresentativa e solida in quanto tale, soprattutto se deve confrontarsi con le superpotenze di cui sopra.
Quindi, Robertone, hai fatto bene a fare luce su un cono d’ombra che andava illuminato, ma, Cara Europa, dovrai farne di strada per diventare lo Stato Democratico adulto cui molti di noi (speriamo i più!) anelano e in cui credono fortemente!