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Frascella, Sette piccoli sospetti

    Il mercato librario italiano, come poi tutti i mercati, vive purtroppo di marchi. E i marchi, qui come altrove, forse aumentano le vendite ma indubbiamente penalizzano la qualità. Un anno fa Fazi ha pensato di lanciare un marchio chiamato Christian Frascella. Un esordiente men che quarantenne dalla bella scrittura, ironica e scorrevole. Il suo esordio, Mia sorella è una foca monaca, sin dal titolo – scelto dall’editore – evocava pazze risate. Ne concedeva in realtà poche, ma ha venduto molto. Così Christian Frascella è diventato un marchio pregiato.

    Un anno dopo ecco il secondo romanzo di Frascella, Sette piccoli sospetti. Una storia corale che lascia precisamente la seguente impressione: sarebbe proprio un bel libro se Frascella non fosse nel frattempo diventato un marchio. Se fosse rimasto solo uno scrittore. Ma così non è: e i libri a marchio Frascella devono garantire umorismo, leggerezza, finali lieti. Anche a costo di forzare la mano a una trama altrimenti ben pensata. Anche a costo di aggiustare in due righe esistenze le cui insanabili crepe hai descritto per trecento pagine.

    Romanzo corale, ambientato in un paesotto del centro italia, Sette piccoli sospetti mette in scena un gruppo di ragazzini animati da un folle piano: rapinare una banca. A dodici anni, con armi di plastica e una manciata di biciclette per fuggire. Sembra un’assurdità, eppure la storia procede e la trama tiene. I sette ragazzini sono ben caratterizzati, ma il vero personaggio memorabile è il Messicano, leggendario criminale di provincia. Uno che t’immagini con le fattezze di Clint Eastwood. Uno che non può giocare – si sa da subito – un ruolo marginale nella vicenda.

    Per un bel pezzo la storia scivola piacevolmente via, grazie alla scrittura sciolta di Frascella, sicuramente un punto di forza suo e del libro. Poi però arriva in momento di stringere, di riannodare i fili della trama. E qui il romanzo non va: alcune soluzioni sono solo discutibili, altre decisamente improponibili. Le pistole si mettono a disegnare strane carambole, per finire in mano alla persona giusta (che rinviene proprio in quel momento), inarrivabili ragazzine si struggono d’amore, criminali incalliti si ravvedono, fanciulle ciccione trovano un pronto riscatto.

    E si consuma così il finale, forzatamente felice e quindi un po’ triste, di un libro altrimenti bello.