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Cleave, Piccola ape

    Qualche volta un romanzo è un efficace come atto d’accusa verso un sistema sbagliato. Non lo cambierà, questo sistema sbagliato, ma servirà a raccontarlo e chissà, a suscitare un po’ di indignazione. Piccola ape è uno di questi libri. Attraverso la storia di una ragazza nigeriana in fuga dal suo paese, denuncia la situazione dei rifugiati nel democratico, avanzato e multiculturale Regno Unito.

    Ma Piccola ape è ben più di questo: romanzo commovente, ben costruito, scritto da Chris Cleave – alla sua opera seconda, dopo Incendiary – con una prosa tramata di sarcasmo e un personaggio principale – Little bee, Piccola ape, la ragazza nigeriana – che resta inciso nella memoria.

    [cro_callout text=”«Gli uomini sono arrivati e hanno… Così incominciavano tutte le nostre storie»” layout=”3″ color=”#891C09″]Cleave mette in contatto due mondi, quello affamato e in guerra di Little bee e quello ricco ma problematico di Sarah, la coprotagonista. Quest’ultima, direttrice di un magazine femminile, donna in apparenza forte ma con molte fragilità, è un personaggio meno riuscito, più vincolato a stereotipi. Ma che è senz’altro funzionale alla storia.

    Le due, Sarah e Bee, sono legate da un episodio accaduto anni prima in Nigeria, dove Sarah era in vacanza col marito per cercare di salvare il matriomonio. Il legame nato tra loro diventa indissolubile, e quando – dopo un centinaio di pagine – l’episodio viene raccontato, è facile capire il perché.

    Il racconto procede a due voci: quella appassionata di Little Bee, l’immigrata che parla l’inglese della regina; e quella di Sarah, oscillante tra sicurezza e disperazione. Nelle sue pagine migliori, Cleave trova un tono molto personale, vibrante di ironia: sono anche i passaggi più efficaci nel mostrare i paradossi del sistema di “accoglienza” degli immigrati.

    Fa’ il bravo, compralo alla Luna’sTorta!

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