Lukas Rietzschel
BATTERE I PUGNI SUL MONDO
(Keller – trad. di Scilla Forti, € 18,50)
Philipp e Tobi sono fratelli, crescono nella provincia della Germania orientale dove d’estate la luce è accecante e d’inverno il gelo rovina le strade. Sono gli anni Duemila e il Muro è solo un ricordo. La costruzione della casa di proprietà dove si trasferiscono con la famiglia sembra l’inizio di un futuro sereno. Ma oltre gli alberi all’orizzonte giacciono dimenticate le rovine industriali della DDR e la superficie dei laghi minerari a cielo aperto, simboli di un mondo scomparso e lasciato indietro dall’Ovest. È in questo mondo, nel quale le disillusioni hanno preso il posto dei sogni, che si muovono Philipp e Tobi. E mentre un fratello si chiude in sé stesso, l’altro cerca un modo per dare sfogo alla sua rabbia avvicinandosi alle frange dell’ultradestra. Quando la loro città sembra dover accogliere i rifugiati, la situazione degenera. Il romanzo di Lukas Rietzschel è un lavoro potente e poetico, sostenuto da una scrittura che percorre ferite aperte e restituisce luminosità alla dolcezza dei piccoli gesti; ci riporta a tu per tu con il crollo di un Paese e i fantasmi dell’Europa. È la cronaca di un mondo lacerato e della disperata ricerca di senso e felicità di due fratelli e della generazione a cui appartengono. Probabilmente uno dei romanzi più interessanti e originali della narrativa tedesca di questi ultimi anni.
Narine Abgarjan
SIMON
(Francesco Brioschi Editore – Trad. di Caudia Zonghetti, € 20)
In un piccolo villaggio armeno si sta per celebrare il funerale di Simon, settantanovenne casanova inveterato e gran bevitore. Quattro donne si riuniscono per l’estremo saluto. Quattro donne che lo hanno incontrato lungo il sentiero della vita. Eliza, a cui Simon ha ridato la voce. Sofia, a cui ha dato un bambino. E poi Susanna, di cui Simon è stato il primo amore. Infine Silvia, che una volta era “pazza” e sola, ma dopo Simon è riuscita a innamorarsi senza più voltarsi indietro. Tutte lo hanno amato, tutte hanno cercato di dimenticarlo e ognuna ha la propria meravigliosa storia.
Dopo il successo di E dal cielo caddero tre mele, Narine Abgarjan torna in libreria con un nuovo romanzo in cui sensualità, dolcezza e umorismo si intrecciano sullo sfondo dei traumi che hanno colpito l’Armenia nel XX secolo.
Ukmina Manoori, Stéphanie Lebrun
LE BAMBINE NON ESISTONO
(Libreria Pienogiorno – Trad. di Maria Moresco, € 16,50)
Nonostante sia cresciuta sui monti afgani al confine con il Pakistan, in una zona molto tradizionalista, Ukmina sin da piccola va in bicicletta, gioca a pallone, si sposta da sola per le commissioni, parla da pari con gli uomini del suo villaggio. Il motivo per cui può farlo è perché Ukmina non esiste. È un fantasma. Undicesima dopo sette femmine e tre maschi morti in fasce, quando ha compiuto un anno suo padre ha capito che ce l’avrebbe fatta e ha sentenziato: «Tu sarai un maschio, figlia mia». È un’usanza diffusa in Afghanistan, tollerata anche dai mullah: una famiglia senza figli maschi, può crescere una bambina come fosse un bambino. Per salvare l’onore e scongiurare la malasorte sui figli futuri. Malasorte che consiste nell’avere figlie femmine. Vengono chiamate bacha posh, “bambine vestite da maschio”, e sono tantissime. In virtù di un semplice cambio di abiti, Ukmina ha avuto tutta la libertà riservata agli uomini. E ha compreso fino in fondo quale prigionia sia nascere donna nel suo Paese. Così, al raggiungimento della pubertà, quando l’usanza impone alle bacha posh di mettere il velo, sposarsi e fare figli, Ukmina si ribella. Come potrebbe, di punto in bianco, seppellirsi tra quattro mura e ricevere ordini da un marito? Sa di dover pagare con pezzi della propria anima ogni giorno di libertà, ma sa anche che ne vale la pena. Sa che solo rimanendo uomo, libero e con diritto di parola, può aiutare le donne affinché non debbano nascondersi, sotto un burqa o in abiti maschili, per esistere.
Valerio Aiolli
RADIO MAGIA
(minimum fax, € 16)
Troppo giovani per aver fatto il Sessantotto, troppo introversi per partecipare al Settantasette, Toppa, Caio, il Gipo e un pugno di altri adolescenti passano le serate fra lunghe camminate e piccoli teppismi, delle cui conseguenze faticano anche soltanto a rendersi conto. Fino al giorno in cui si mettono in testa di far nascere una radio. La mancanza di fondi e di qualsiasi competenza tecnica non frenano il loro contagioso entusiasmo: raccogliendo ovunque dischi e idee, microfoni e pubblicità, animano quel sogno collettivo sotto la rassicurante guida del loro generale manager, certi di avere trovato la chiave per esprimere tutte le proprie qualità, potenzialmente infinite come le onde elettromagnetiche che diffonderanno le loro voci e le loro scelte musicali nell’etere. Dentro e fuori le mura di quella vecchia cantina, il futuro risplende come una promessa.
Rievocando con ironia e leggerezza un periodo della nostra storia in cui tutto sembrava possibile e tutto era sul punto di cambiare, Valerio Aiolli attraversa in Radio Magia quella soglia tra immaginazione e realtà che ognuno di noi prima o poi è chiamato a varcare, offrendoci un racconto che ci diverte, ci commuove e dà finalmente voce alla parte meno rappresentata di una generazione, quella che alla fine rimase afona e schiacciata dagli eventi. E che pure compì, con la goffaggine dei dilettanti, il suo maldestro apprendistato alla vita.
Kirstin Chen
SUPERFAKE
(Neri Pozza – Trad. di Roberta Scarabelli, € 18)
Impacciata, indigente, spaesata, un’immigrata appena sbarcata dalla nave, con dei cardigan acrilici e dei pantaloni sformati: cosí Winnie Fang comparve al cospetto di Ava nel dormitorio della Stanford, una delle piú prestigiose università californiane. E ora, vent’anni dopo, eccola: pelle bianchissima, occhi sapientemente truccati, camicetta di seta, Louboutin di vernice nera ai piedi e, al braccio, un’enorme Birkin 40 nel classico colore arancione, una borsa da dieci-dodicimila dollari. Nella caffetteria del quartiere di San Francisco in cui si incontrano, Ava Wong si sente improvvisamente banale accanto a quella giovane donna elegante, sbirciata dai clienti abituali con la stessa curiosità con cui si guardano le influencer famose. Spendere uno sproposito per laurearsi a Stanford, lavorare in uno studio legale di alto livello, abbandonarlo per unirsi a un uomo sempre in giro per il mondo, essere intrappolata in una casa con un bambino indemoniato e realizzare che la propria esistenza è servita solo a garantire il successo e l’indipendenza del marito: questi sono i pensieri che si affollano nella mente di Ava mentre ascolta Winnie Fang, la sua ex compagna di stanza al college con un destino opposto al suo. Winnie, che scompare da Stanford, ritorna in Cina, ricompare misteriosamente in America e, con l’aiuto di Boss Mak, proprietario di una delle piú apprezzate fabbriche di produzione di borse di tutto il Guangdong, abbraccia la sua fiorente attività: lo smercio di borse di marca false, perfette riproduzioni di oggetti di culto griffati. Winnie, che ha bisogno ora di una partner con passaporto americano, una partner possibilmente insospettabile. Winnie, che ha bisogno di… Ava. Ritratto avvincente di una cinoamericana disillusa dalla realizzazione dei suoi rispettabili sogni e di una cinese incurante del fatto che il mondo guardi gli asiatici dall’alto in basso, dato che «bastano un paio di generazioni perché i nuovi ricchi diventino vecchi ricchi», Superfake è un magistrale romanzo sulla contraffazione delle forme di vita e dei beni celebrati nella nostra epoca, contraffazione svelata da due giovani donne moderne decise ad avere di piú dalla loro esistenza.
Hebe Huart
UN GIORNO QUALUNQUE
(La Nuova Frontiera – Trad. di Giulia Di Filippo, € 17)
In Un giorno qualunque Hebe Uhart trasforma scampoli di quotidianità, all’apparenza trascurabili – una partita a carte, un pomeriggio dal parrucchiere, un saggio di pianoforte – in vivace materiale narrativo. Le sue parole indagano la realtà come una luce che attraversa una fessura, mettendo in evidenza le contraddizioni del quotidiano e creando un coro di personaggi eccentrici ma estremamente reali dei quali ci mostra i desideri e le frustrazioni, gli slanci e le amarezze. In questo mosaico di voci la sua attenzione è tutta per i personaggi femminili, spesso veri e propri alter ego: una donna in cerca di una domestica, una prostituta, una maestra elementare, una madre autoritaria. Un linguaggio diretto e tagliente venato da un equilibrato senso dell’umorismo sono gli ingredienti di questa grandissima autrice, maestra della narrativa breve, che riesce nell’impresa più difficile: rendere straordinario l’ordinario.
David Hopen
IL FRUTTETO
(Nutrimenti – Trad. di Nicola Manuppelli, € 24)
Ari Eden è cresciuto nella comunità ebraica ortodossa di Brooklyn, governata da regole ferree, dedicandosi allo studio e ai riti religiosi. Un’adolescenza di solitudine e rigidità – fra un padre profondamente osservante e una madre che rimpiange la vita mondana che non ha potuto vivere – stravolta quando la famiglia decide di trasferirsi in uno sfarzoso sobborgo di Miami. È a questo punto che Ari coglie l’inaspettata possibilità di sperimentare un altro modo di vivere. Viene accettato dalla migliore accademia ebraica del luogo e conosce la ricchezza, vertiginosa, l’ambizione, la spudorata ricerca dei piaceri della vita dei suoi coetanei, fra feste, appuntamenti via chat, bagni in piscina e riflessioni su Nabokov e Nietzsche.
Sotto l’ala protettrice del pupillo dell’accademia, Noah, Ari si ritrova invischiato nel gruppo più esclusivo e ribelle della scuola, amici seducenti e provocatori – soprattutto Evan, il genio tormentato del gruppo – che, influenzati da un carismatico rabbino, iniziano a mettere alla prova la religione di Ari in modi non convenzionali, fino a spingersi presto oltre i confini morali in un gioco ad alto rischio.
Bruno Arpaia
MA TU CHI SEI
(Guanda, € 18)
Un uomo, l’autore stesso, è alle prese con l’età che avanza, con il futuro che si restringe sempre più e con l’Alzheimer della madre ultranovantenne. Dai primi sintomi della malattia al difficile trasloco in una residenza per anziani: l’ormai cadente casa di famiglia viene chiusa e con l’ultimo giro di chiave il passato è quasi del tutto perduto. Il filo portante della narrazione è costituito dalle visite alla madre, con le sue domande ripetute in maniera ossessiva, i suoi smarrimenti, i suoi capricci quasi infantili, le crescenti difficoltà a riconoscere i nipoti o il figlio stesso, le dolorose lacerazioni che si producono in entrambi. Al racconto commovente del rapporto con la madre si alternano le confessioni autobiografiche sullo spaesamento in un’epoca di Covid e di guerra, le riflessioni sull’identità e sul timore della morte, e le digressioni sul funzionamento del cervello e della memoria, sulla malleabilità e l’illusorietà dei ricordi, sulle ricerche nel campo dell’Alzheimer. Bruno Arpaia sa fondere tutti questi elementi in un racconto teso ed emozionante, non privo di una soffusa e rassegnata ironia, in cui convergono molti dei demoni che ci assillano e dei tentativi per sconfiggerli, ridefinendo e ampliando la nozione stessa di romanzo.
Maggie Nelson
GLI ARGONAUTI
(Il Saggiatore – Trad. di Francesca Crescentini, € 19)
Cresciuta come la bambina più «normale» nella più tradizionale delle famiglie americane – quelle solo apparentemente felici, in cui i genitori inseguono il sogno pubblicitario della vita esemplare –, Maggie Nelson sceglie di sposare l’artista transgender Harry Dodge, nato uomo in un corpo femminile, e di diventare madre grazie al dono della fecondazione assistita. Il concepimento, momento generativo e dunque trasformativo per eccellenza, diventa l’occasione per parlare della propria esperienza e per esplorare con coraggio e determinazione ogni sfumatura della sua complessa sessualità, senza mai ostentare un nome preciso per i suoi sentimenti, senza nascondere le fantasie più proibite, rifiutando ogni inutile etichetta di genere, ogni sfuggente classificazione, e rivelandosi al pubblico in tutta la sua nudità di donna, di figlia, di madre. Di essere umano.
Tra romantiche fughe notturne su Mulholland Drive, confessioni e difficili coming out, Gli Argonauti, diventato subito un caso editoriale in America, è il racconto di una bellezza perennemente in fuga, braccata, incompresa da un mondo che si finge civile, ma che non è ancora capace di abbandonare il retrivo sistema binario secondo il quale le cose o sono buone o sono cattive, o sono normali o sono strane, inaccettabili: queer. Una bellezza travolgente, vera, che non si lascia afferrare.
Opera indomabile che fonde narrazione e memoir, testimonianza intima e universale, privata e collettiva, Gli Argonauti è un autoritratto variopinto che rivela nel suo sfondo i dettagli nitidi del nostro tempo, un racconto lirico e potente che trae da un’esperienza straordinaria il più ordinario e assoluto dei desideri umani: quello di poter dire «Ti amo» con profondità e devozione, senza bisogno di declinare queste parole al femminile o al maschile. Ma, soprattutto, quello di vivere un amore che non soffochi nelle regole grammaticali dei pronomi.
Violet Kupersmith
COSTRUISCI LA TUA CASA INTORNO AL MIO CORPO
(NNE – Trad. di Michele Martino, € 20)
Winnie ha vent’anni e dagli Stati Uniti si trasferisce in Vietnam, il paese del padre, per insegnare inglese e anche per trovare la sua strada, in un luogo dove spera di sentirsi più accolta. Ma a Saigon le cose non vanno nel verso giusto: Winnie è negligente al lavoro, non stringe amicizie, beve troppo e tende a nascondersi, a sottrarsi alla vista degli altri, finché la città diventa un labirinto in cui si perde fino a scomparire, in modo misterioso. Però in Vietnam niente scompare davvero: lo sa Long, che si mette alla ricerca di Winnie, e lo sa anche Tan, che invece vive nel terrore del ritorno di Binh, la ragazza che ha sempre amato. Dalle loro vicende si dipanano fili sottili che ricostruiscono l’identità di un paese spezzato e cangiante, dove l’irrazionale irrompe nel quotidiano e il passato rinasce nel presente, robusto come le radici dell’albero della gomma. Costruisci la tua casa intorno al mio corpo è un vertiginoso romanzo d’avventura dalle tinte horror e fantasy, un puzzle di desideri inconfessabili e corpi posseduti, di spiriti e magia, ma anche di riscatto e amore. E con la carica ipnotica dei sogni, ci svela come ogni aspirazione all’oblio può tramutarsi in una preziosa occasione di rinascita.
Questo libro è per chi sogna di trasformarsi nell’albero della gomma, per chi si immerge nell’acqua fino a sentire i propri contorni ammorbidirsi, per chi viaggia con gli occhi magici della mente, e per chi sa leggere i segreti scolpiti sui corpi, i ricordi più antichi dell’infanzia, i presagi più sorprendenti per il futuro.
Cristoph Ransmayr
L’INCHINO DEL GIGANTE
(L’Orma – Trad. di Marco Federici Solari, € 22)
Che si tratti di un palcoscenico a picco sul mare d’Irlanda o di una baia di Hong Kong dove grattacieli vertiginosi affondano divorati dalle fiamme, Christoph Ransmayr ha sempre un luogo da raccontare.
Scrittore e viaggiatore instancabile, ha navigato su una rompighiaccio tra le banchise artiche, passeggiato sui pendii himalayani in compagnia di Reinhold Messner e ha saputo rintracciare nei suoi vagabondaggi il filo di un tempo che va «dal passato più profondo al futuro più lontano», il tempo della narrazione.
Ogni spazio toccato dall’occhio di Ransmayr si popola così di una pluralità di voci in dialogo tra loro: i suoni siderali di una Natura estrema, gli echi di antiche ballate migrate di bocca in bocca, i ricordi dell’infanzia fra i laghi d’Austria.
Tra gorilla misteriosamente saggi, creature degli abissi che paiono aliene e maiali di cui scrivere la biografia, le storie de L’inchino del gigante gettano una luce inedita e sorprendente sugli angoli più inaccessibili e disparati del pianeta Terra e su uno degli animali più strani che lo abitano: l’homo sapiens.
Michael Cunningham
AL LIMITE DELLA NOTTE
(La Nave di Teseo – Trad. di Andrea Silvestri, € 20)
Peter e Rebecca Harris sono una coppia di mezza età, sposati da oltre vent’anni. Vivono a New York e lavorano entrambi nel campo dell’arte, lui come gallerista e lei come direttrice di una rivista. Benestanti, realizzati, ben inseriti nella vita sociale newyorkese, proprietari di un appartamento in una zona prestigiosa, non hanno preoccupazioni se non il freddo rapporto con la figlia Bea, che vive a Boston. Ai più, comunque, la loro vita sembra perfetta, o perlomeno invidiabile. Qualcosa cambia quando il fratello di Rebecca, Ethan, conosciuto in famiglia come Erry (da Errore), si trasferisce a vivere a casa loro. Ethan ha ventitré anni, è giovane, bello, intelligente e problematico. Giura però di aver superato la sua dipendenza dalle droghe e spera di riuscire a combinare “qualcosa nel campo delle arti” a New York, per questo ha chiesto ospitalità alla sorella. Peter lo accoglie di malavoglia e solo per fare felice Rebecca, ma ben presto si rende conto che il giovane esercita su di lui un fascino nuovo, oscuro e pericoloso, tanto da spingerlo a mettere in discussione le fondamenta della sua vita.
Michael Cunningham, con il suo sguardo unico e la sua prosa inconfondibile, racconta, sullo sfondo della New York dell’arte ferita dalla crisi economica, la storia di una persona che si crede speciale ed è incredibilmente e dolorosamente normale, indagando le fragilità, le segrete aspirazioni, i sogni e le paure di un uomo che, alla soglia della maturità, deve fare i conti con se stesso.