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LUNA’STORTA | libreria con cucina in san salvario, torino

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Questione d’orgoglio!

C’è di che non rallegrarsi, in questo frangente, c’è di che invece intristirsi. Per le chiusure (di dialogo e pensiero) e l’intolleranza. Per tutto quell’odio e quella violenza che scorre sotto pelle, che si sente vibrare nell’aria al ritmo di un triste adagio (o marcetta?).
Notizie una via l’altra che parlano di violenze domestiche (terribili), ma anche pubbliche, quasi sfrontate. Ed è qui che il discorso si fa pericoloso, mette i brividi, perché chi le perpetra non cerca neanche più il luogo chiuso di una casa per nascondersi, ma dà libero sfogo al suo astio a viso scoperto, magari rivendicando con orgoglio le sue prepotenze, sentendosi in qualche modo legittimato da un presente in cui lasciamo barche di profughi al loro destino a due passi da porti che potrebbero accoglierli; in cui approviamo una legge che legittima il fatto di difendersi, anche con mezzi lesivi dell’altra persona; in cui il fatto che qualcuno si sia poi (legittimamente) difeso e sia accidentalmente scappato il morto viene salutato con una manifestazione di solidarietà nei confronti di chi ha premuto il grilletto…

Ma basta, l’elenco non è ancora finito ed è inutile enumerare situazioni delittuose ben note ai più. Creerebbe solo altra tristezza, altro malumore, altra disapprovazione, in molti casi rabbia, e spesso sensazione d’impotenza.

E il nostro basta vuol essere un punto e a capo.
Voltiamo pagina.
Consapevoli che tutto questo ci sia e ci circondi, ma anche consapevoli che c’è una contropartita. Importante. Di cui essere orgogliosi davvero.

Sabato 15 giugno, nel pomeriggio, si è svolto nelle vie centrali di Torino quello che una volta era la sfilata per l’orgoglio gay (il GAY PRIDE, detta non in italiano), ma col tempo, per comprendere tutte le varietà di sessualità possibili (l’amore è grande!) è diventato l’orgoglio GLBTQ e ultimamente si sente parlare anche di GLBTQIA e GLBTQIAPK. Poco importa. Il concetto di base s’è solo allargato, e non faremo qui una disquisizione su cosa vuol dire questo e quello, su quanto questo e quello importino, su quanto queste distinzioni siano più o meno appropriate.
Faremo il contrario. Faremo notare quanto un movimento così variegato e intriso di anime e comportamenti così diversi (e in alcuni casi lontani mille miglia) abbia riversato per le vie torinesi solo gioia, colore, voglia di scambio, reciprocità, riconoscimento nella differenza, musica, bellezza, presenza di spirito, in una parola allegria. Perché stare al mondo può essere un’avventura meravigliosa se si guarda più a ciò che ci unisce che a ciò che ci divide.

Per questo, pur non avendo potuto partecipare, quello che abbiamo pensato, partendo semplicemente dal vocabolo che lo caratterizza, questo movimento di piazza così festoso, PRIDE, abbiamo riflettuto su quanto mai nome sia stato più appropriato: orgoglio. Sì, ORGOGLIO, perché quando sfilare insieme, così in tanti, così diversi, per così tante ore significa solo festa, colore, amore, emozione, musica, e voglia di condividere, c’è davvero da essere orgogliosi. E vien da lì la speranza, speranza che vincano tutte queste belle teste, queste belle emozioni, questi bei sentimenti.

Non aggiungeremmo altro, solo forse un’imbeccata contro chi è violento e non si vergogna di esserlo, anzi ne fa motivo d’orgolio (!).
E per l’invettiva prendiamo a prestito le parole di un cantante e paroliere e poeta e fine pensatore che abbiamo molto amato (e che, per puro caso, era anche omosessuale):

“Balla anche per tutti i violenti
veloci di mano e coi coltelli,
accidenti.
Se capissero vedendoti ballare
di essere morti da sempre anche se possono respirare.
(Lucio Dalla Balla Balla Ballerino)”

Siate Orgogliosi di Essere Vivi e fatelo festeggiando la vita, magari insieme ai vostri simili, che non guasta!

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